Digitale terrestre, infuria la tempesta

Digitale terrestre, infuria la tempesta

Polemiche a briglia sciolta. Chiesta la revoca dei finanziamenti per il DTT promessi anche per il 2005. Ma la Tv ora ufficialmente sperimentale e non gratuita, secondo Gasparri farà milioni di abbonati. Pagano gli italiani
Polemiche a briglia sciolta. Chiesta la revoca dei finanziamenti per il DTT promessi anche per il 2005. Ma la Tv ora ufficialmente sperimentale e non gratuita, secondo Gasparri farà milioni di abbonati. Pagano gli italiani


Roma – Un numero di canali ridotto, una copertura ancora molto parziale sul territorio, un incentivo già contestato, una presentazione stellare all’ultimo SMAU e l’attacco da parte delle associazioni dei consumatori: da tempo c’erano tutti gli elementi per trasformare l’avventura del Governo sul digitale terrestre in un campo minato. Qualche mina sta ora iniziando ad esplodere.

Dopo la decisione dell’Antitrust con cui si condanna la trasmissione degli spot voluti dal consorzio per lo sviluppo del dtt, il DGTVi , consorzio a cui fanno capo tutti i principali player del settore televisivo, in molti chiedono al Governo di ripensare i contributi pubblici che hanno fin qui spinto la vendita dei decoder digitali.

Ad intervenire sono stati tra gli altri quelli della REA , l’associazione delle radiotelevisioni europee, secondo una cui nota diffusa nelle scorse ore il Ministero delle Comunicazioni “in barba al principio costituzionale sul pluralismo e sulla circolazione delle idee, con il danaro del contribuente, ha messo insieme una serie di soggetti (una sorta di filiera) tutti d’accordo nel sostenere la sfrenata e ingannevole campagna sul digitale televisivo terrestre”.

REA protesta anche contro l’organizzazione delle assemblee che i Corecom regionali stanno organizzando sul digitale terrestre, assemblee alle quali non sono invitate le associazioni dei consumatori, perché si tratta di una “propaganda governativa” che viene effettuata nelle sedi decentrate dell’Autorità delle TLC “violando la neutralità di questi importantissimi organismi”. Una “invasione di campo del Governo” che a detta della REA “potrebbe preludere alla messa in liquidazione delle competenze proprie dell’Autorità di Cheli”.

Ma, secondo il presidente REA, Antonio Diomede, a fare acqua è tutto il progetto di “conversione” alla televisione digitale terrestre . Mentre le imprese di elettronica hanno dimostrato di essere pronte ad immettere prodotti digitali dedicati, le imprese radiotelevisive locali, allo stato, non sono pronte per la conversione degli impianti da analogico in digitale e non lo saranno alla data prefissata del 2006, per mancanza di risorse economiche. “Sul versante dell’utenza – ha spiegato Diomede – anche se la vendita dei decoder ha raggiunto la stimabile cifra di 700.000 pezzi tra gennaio e settembre 2004 non si comprende come si possa prevedere che gli utenti acquistino entro il 31 dicembre 2006 altri 54.300.000 decoder per riconvertire in digitale i televisori esistenti in Italia”.

REA ha dunque chiesto di non rifinanziare il decoder televisivo con il bonus statale, di destinare parte dei fondi alla conversione degli impianti, di finanziare i progetti di contenuti di qualità e di comprendere nello sviluppo del digitale terrestre anche la radiofonia e di destinare un congruo sostegno ai consorzi che investono in DAB.

Mediaset , invece, coinvolta nella decisione dell’Antitrust, ha già fatto sapere che intende fare ricorso spiegando di aver “sempre ritenuto che la sperimentalità del servizio e la limitatezza della copertura fossero nozioni di pubblico dominio sulle quali è sembrato superfluo insistere”. L’azienda ha anche ricordato che gli spot a settembre erano stati considerati, da parte dell’Autorità TLC, completi sotto il profilo dell’informazione ai telespettatori.

In una nota diffusa nelle scorse ore è intervenuta anche Adiconsum , che ha sottolineato come l’intervento dell’Antitrust abbia dato ragione alla propria denuncia basata su quattro elementi fondamentali, ossia che la tv digitale terrestre è in fase sperimentale, non è fruibile da tutti, non è gratuita e non è attualmente interattiva . “L’Antitrust – si legge nella nota – ha fatto chiarezza, in merito alla tv digitale terrestre; ora, non ci sono più verità nascoste. Adiconsum auspica che il processo di sviluppo della tv digitale terrestre prosegua, finalmente, nel pieno del rispetto dei consumatori, senza anticipare le naturali tappe di sviluppo”.

Ma questo non sembra l’orientamento del ministro alle Comunicazioni Maurizio Gasparri che come si ricorderà ha dichiarato che nella Finanziaria 2005 troveranno spazio nuovi fondi “con l’obiettivo di aumentare ulteriormente la platea dei beneficiari”, ossia di chi intende portarsi a casa i nuovi decoder. Gasparri nei giorni scorsi ha anche specificato che si sta studiando la possibilità di utilizzare in modo nuovo i 110 milioni di euro di finanziamento eventualmente riducendo la cifra per singolo decoder “sempre con l’obiettivo di aumentare la platea dei fruitori”. Una riduzione per singolo acquisto che sarebbe giustificata dal calo dei prezzi dei decoder, da 300 euro di inizio anno agli attuali 150. Nel 2005, ha spiegato Gasparri, si intende “incentivare milioni di nuovi utenti per la tv digitale, utilizzando anche i proventi dell’avvio della privatizzazione della RAI”.

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Pubblicato il 2 nov 2004
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