Brevetti software, appello ai ministri italiani

Brevetti software, appello ai ministri italiani

Il mondo del software libero rivolge una nuova lettera aperta a quei ministri italiani che possono fare la differenza nell'impedire che la UE si doti dei brevetti selvaggi all'americana
Il mondo del software libero rivolge una nuova lettera aperta a quei ministri italiani che possono fare la differenza nell'impedire che la UE si doti dei brevetti selvaggi all'americana


Roma – In una lettera aperta inviata nelle scorse ore ad alcuni ministri-chiave del nostro Governo, Italian Linux Society , Associazione Software Libero e Free Software Foundation Europe hanno chiesto una presa di posizione importante che contribuisca a scongiurare l’introduzione in Europa dei brevetti all’americana sul software.

La lettera, inviata a Marzano (Attività produttive), Moratti (Istruzione e ricerca), Buttiglione (Politiche comunitarie) e per conoscenza a Stanca (Innovazione) e Baldassarri (vice Economia), racconta il legame tra lo sviluppo di nuova conoscenza, e di nuove tecnologie, e la possibilità per l’Europa di crescere e competere sul piano economico e sociale.

Le tre importanti associazioni del mondo del software libero fanno anche notare ai ministri come l’Europa, in certi settori, negli ultimi anni abbia saputo competere alla pari con le realtà statunitensi “che tradizionalmente dominano” il mercato dell’informatica. Si tratta di una crescita che va tutelata mentre “l’eventuale approvazione della Direttiva Europea sulla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici costituirebbe una seria battuta d’arresto per tutta l’economia europea”.

Ai ministri italiani, dunque, nel rispetto del voto dell’Europarlamento (poi stravolto dal Consiglio dei ministri europeo), il mondo del software libero chiede “di riconfermare in maniera inequivocabile l’intenzione dell’Italia di non accettare che anche l’Europa diventi un campo minato di brevetti software”.

Il rischio, come paventato di recente persino dalla Federal Trade Commission americana, è quello di creare un mercato impossibile per gli sviluppatori indipendenti e le piccole imprese, dominato invece dalle multinazionali del software, capaci di gestire sia sul piano economico che sul piano del portafoglio brevetti, uno sviluppo “condizionato”.

Nella lettera si ricorda come due milioni di piccole e medie imprese europee abbiano già detto no ai brevetti e si sottolineano le posizioni già espresse di Stanca e Baldassarri, assai critiche verso la brevettabilità del software. Infine vengono ricordati i giudizi di “prestigiosi istituti economici e finanziari” che, nel tempo, hanno dichiarato la pericolosità del sistema che si vuole introdurre. La speranza, evidentemente, è che nel futuro iter europeo sulla questione l’Italia sappia far pesare la propria contrarietà ai brevetti sul software.

Il testo integrale della lettera è accessibile qui

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Pubblicato il
12 nov 2004
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