Ballmer: chi usa Linux rischia grosso

Ballmer: chi usa Linux rischia grosso

Citando il recente studio di una società pro open source, Ballmer ha avvisato i governi che Linux viola oltre 200 brevetti, e sarebbe per questo una scelta rischiosa. Ma l'autore dello studio non è d'accordo
Citando il recente studio di una società pro open source, Ballmer ha avvisato i governi che Linux viola oltre 200 brevetti, e sarebbe per questo una scelta rischiosa. Ma l'autore dello studio non è d'accordo

Singapore – Steve Ballmer ha scelto ancora una volta un paese asiatico per lanciare i propri strali contro il Pinguino. In occasione di una recente visita a Singapore, paese che di recente si è aggiunto ai “simpatizzanti” asiatici dell’open source, l’agguerrito CEO di Microsoft ha avvertito che Linux espone i propri utenti al grave rischio di violare numerosi brevetti.

“Uno studio pubblicato la scorsa estate da un gruppo open source ha messo in evidenza come Linux violi oltre 228 brevetti”, ha dichiarato Ballmer in un’intervista rilasciata durante l’Asian Government Leaders Forum di Singapore. “Un giorno (…) qualcuno potrebbe bussare alla vostra parte e chiedervi il pagamento dei diritti legati a queste proprietà intellettuali”.

Il boss di Microsoft si riferisce ai risultati di un’indagine resi noti all’inizio di agosto dall’Open Source Risk Management ( OSRM ), società che vende agli utenti Linux polizze assicurative personalizzate contro i rischi derivanti da cause legali relative alle proprietà intellettuali. Nello studio l’OSDM afferma che Linux potrebbe infrangere 283 tecnologie, tra cui 27 brevetti di Microsoft.

Steve Ballmer Ma l’avvocato Dan Ravicher, autore del rapporto ed executive director della Public Patent Foundation ( PUBPAT ), sostiene che Ballmer ha citato i risultati della propria perizia “in modo strumentale e non corretto”, “dimenticandosi” fra l’altro, afferma Ravicher, di specificare che si tratta di violazioni di brevetto “solo potenziali”, dunque non provate.

“Microsoft sta creando il solito FUD (clima di paura, dubbio e incertezza, NdR)”, ha affermato l’avvocato. “L’uso del software open source sottende rischi non più grandi, se non persino minori, di quelli legati al software proprietario. Il mercato deve comprendere che lo studio citato da Microsoft dimostra l’opposto di quello da loro affermato”.

“Non c’è ragione di credere che GNU/Linux abbia un maggior rischio di infrangere dei brevetti rispetto a Windows, Unix od ogni altro sistema operativo con simili funzionalità”, ha poi aggiunto Ravicher. “Il motivo è semplice: i brevetti coprono specifiche strutture che svolgono specifiche funzionalità. I brevetti non si curano di discriminare tra licenze open source e licenze proprietarie: se Linux viola un brevetto che copre una certa funzionalità, è probabile che lo stesso brevetto venga violato da qualsiasi altro sistema operativo, come Windows e Unix, con caratteristiche funzionali simili”.

Va ricordato come la fondazione non profit di Ravicher sia di recente riuscita a far respingere dal Patent Office americano un brevetto di Microsoft relativo al celebre e diffusissimo file-system FAT.

A Singapore Ballmer è poi tornato sul tema dell’obiettività nella scelta fra Linux e Windows. Ballmer ha affermato che, soprattutto in ambito statale, la scelta tra software open source e software siluppato secondo un modello commerciale sia spesso dettata da "fattori emotivi": all’inizio dell’anno il primo dirigente di Microsoft parlò espressamente di motivazioni " politiche e ideologiche ".

“Noi raccomandiamo a tutti i governi che la scelta fra software open source e software commerciale non venga fatta su basi emotive”, ha detto il CEO di Microsoft. “Crediamo che la politica più ragionevole da attuare sia, per molti governi, quella della neutralità e dell’obiettività”.

In risposta al commento di un analista che sottolineava come diversi paesi asiatici appoggino il software open source per tagliare i costi di licenza e disporre del codice sorgente, Ballmer ha ribadito la posizione espressa di recente in una lettera : i costi di licenza, a suo dire, rappresentano solo una piccola percentuale del total cost of ownership (TCO) di un software.

“Lo dovete installare, lo dovete far funzionare, lo dovete gestire, dovete acquistare e sviluppare applicazioni che lo supportino: tutti questi costi, insieme, rappresentano probabilmente circa il 90% del costo totale”, ha detto il boss di Microsoft.

Microsoft ha da tempo avviato una campagna, sfociata lo scorso anno nel varo del sito Get The Facts , con cui vuol convincere le aziende che Windows ha un TCO inferiore a Linux. I difensori del sistema operativo open source fanno tuttavia notare come molti degli studi riportati da Microsoft siano stati commissionati da quest’ultima, e come tali, secondo loro, scarsamente attendibili.

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Pubblicato il
22 nov 2004
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