Digitale terrestre, cosa pagano i cittadini?

Digitale terrestre, cosa pagano i cittadini?

Un emendamento alla Finanziaria presentato al Senato riprende la richiesta delle emittenti indipendenti: no ai contributi pubblici per l'acquisto dei decoder. Ma il Governo presenta il canale DTT della PA
Un emendamento alla Finanziaria presentato al Senato riprende la richiesta delle emittenti indipendenti: no ai contributi pubblici per l'acquisto dei decoder. Ma il Governo presenta il canale DTT della PA


Roma – Il finanziamento pubblico all’acquisto dei decoder per la ricezione del segnale della televisione digitale terrestre (DTT) non piace alle piccole imprese radio-televisive che, nelle scorse ore, hanno ottenuto anche l’appoggio di numerosi senatori.

Proprio oggi, infatti, è prevista la discussione in Senato di quell’articolo della Finanziaria 2005 che intende destinare 110 milioni di euro all’acquisto dei decoder (30 milioni quelli stanziati dallo stesso articolo per l’ADSL). “Un bonus – si legge in una nota diffusa dal Network Televisivo Italiano (NTI) – iniquo e diseducativo” che rappresenta “un inutile spreco di danaro pubblico”.

Secondo NTI il finanziamento è iniquo in quanto “consentirebbe la conversione in digitale di solo il 2,63 per cento dei televisori esistenti in Italia su un parco di circa 59 milioni di apparecchi, dei quali 53.750.000 posseduti dalle famiglie e 5.250.000 da altri soggetti”. Questo significa che alla fine del 2006, quando dovrà cessare il servizio analogico, tutti i non-beneficiati si troveranno dinanzi a spese nuove “come già accaduto – insiste NTI – con il precedente bonus statale dei 150 euro per l’acquisto di un decoder in Italia allorché sulle piazze europee identici decoder venivano venduti tra i 75 ed i 90 euro”. E sarebbe anche diseducativo perché turba la concorrenza e “induce il consumatore a pensare che per godere delle innovazioni tecnologiche occorre attendere i bonus statali”.

La proposta delle emittenti locali è che si impieghino i 110 milioni di euro in tecnologia trasmissiva televisiva (DVB-T) e radiofonica (DAB-T) e nel sostegno all’aggiornamento delle emittenti locali , “che com’è noto rastrellano appena il 4,5% delle risorse pubblicitarie del mercato radiotelevisivo”.

Ed è proprio questo ciò che prevede l’emendamento presentato da numerosi senatori dell’opposizione, tra cui Mauro Fabris (Udeur) e Fiorello Cortiana (Verdi), un emendamento già apprezzato dalla REA , l’associazione delle radiotelevisioni europee, che per bocca del suo presidente Antonio Diomede lo ha definito essenziale per dare “un sostanziale impulso allo sviluppo del digitale terrestre partendo proprio dal rafforzamento di quei soggetti radiotelevisivi locali che dovranno passare al digitale entro il 31.12.2006 – a pena di revoca della concessione – e quindi convertire anche la produzione dei contenuti in digitale”.

Diomede ha anche sottolineato come “a nulla servirebbe omaggiare una piccolissima parte dei cittadini italiani di un decoder per fruire del digitale terrestre, che è bene ricordare è ancora in una fase solo sperimentale, se poi non vi sono emittenti che trasmettono in digitale o peggio non vi sono contenuti interattivi e di qualità, così si correrebbe solo il rischio di generare cittadini di classe A che vedranno solo la tv digitale a partire dal 2006 e cittadini di classe B che non vedranno più nulla e dovranno aspettare di vincere la lotteria del decoder per poter accedere ai diritti costituzionali dell’art. 21”.


Intanto proprio in questi giorni il Governo ha presentato l’accordo tra CNIPA e RAI per la nascita di “Italia Utile”. Si chiama così quello che viene definito il primo portale televisivo nazionale che dovrebbe in futuro consentire ai cittadini di interagire in modo nuovo con la pubblica amministrazione.

Per ora il canale, per chi lo può ricevere, trasmette una parte delle informazioni già disponibili su Internet su Italia.gov . Secondo il ministro all’Innovazione Lucio Stanca “se consideriamo che in Italia circa il 57% delle famiglie possiede un personal computer domestico, di cui il 42% collegato in rete ma che quasi tutte hanno almeno un televisore in casa, con l’accordo appena ratificato aumentiamo il bacino di utenza dei servizi multimediali, riducendo sensibilmente il numero delle persone che devono recarsi fisicamente presso gli uffici pubblici”. In realtà, come accennato più sopra, sono solo alcuni milioni i decoder fin qui diffusi nel nostro paese grazie ai contributi pubblici, e molte sono le difficoltà riscontrate in molte zone per una corretta ricezione dei pochi canali disponibili.

Ma gli sforzi del Governo per portare tutto il portabile sulla Tv digitale terrestre sono testimoniati anche dal bando di gara del CNIPA per la sperimentazione di servizi interattivi della PA su questo nuovo canale. Se da un lato viene nuovamente ribadita la natura sperimentale del mezzo , che pure viene finanziato dal Governo in forma molto maggiore dei finanziamenti per la banda larga, dall’altro l’interesse delle imprese è cospicuo: sono 51 i progetti presentati che coinvolgono potenzialmente centinaia di enti locali ed imprese, tra cui RAI e Mediaset, per il co-finanziamento di 7 milioni di euro previsto dal bando. Lo schema del bando è disponibile sul sito del dipartimento all’Innovazione come file PowerPoint .

Qui in pdf è invece disponibile l’approfondito documento La rivoluzione del digitale terrestre. Considerazioni critiche sulla ingannevolezza dei messaggi promozionali e sugli switching costs di aggiornamento tecnologico a carico della collettività a cura del Movimento Difesa del Cittadino.

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Pubblicato il
6 dic 2004
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