Apple/ Virtual PC 7 sul banco di prova

Apple/ Virtual PC 7 sul banco di prova

di D. Galimberti - Abbiamo provato Virtual PC 7 per Macintosh, il nuovo software di virtualizzazione di Microsoft compatibile con le nuove macchine dotate di processore G5
di D. Galimberti - Abbiamo provato Virtual PC 7 per Macintosh, il nuovo software di virtualizzazione di Microsoft compatibile con le nuove macchine dotate di processore G5


È da poco giunta sul mercato la nuova versione di Virtual PC , il famoso software di virtualizzazione che Microsoft acquisì lo scorso anno da Connectix. VPC consente di creare un PC virtuale su cui installare Windows (o Linux) e far girare su un Macintosh le applicazioni che per Mac OS X ancora non esistono.

La versione 7, che andremo a recensire, era molto attesa: la precedente, infatti, non era compatibile con i processori G5. Microsoft ha voluto rimandarne il rilascio fino all’uscita del Service Pack 2 per Windows XP, in modo tale da verificarne la piena compatibilità con tutti gli ultimi aggiornamenti del sistema operativo.

VPC 7 arriva in una confezione che ha lo stesso stile della nuova versione di Office per Mac, e contiene tre CD e una breve guida che spiega come compiere i primi passi. La novità più grossa di VPC 7 è la compatibilità con i processori G5: chi possiede una macchina di questo tipo e ha la necessità di utilizzare un PC virtuale, dovrà necessariamente rivolgersi a questa nuova versione, eventualmente usufruendo della possibilità di fare un upgrade a prezzo contenuto da una versione precedente.

La versione provata è quella con la licenza di Widows XP Professional, ma anche per le altre versioni le modalità di installazione, configurazione e funzionamento sono identiche.

Lanciando l’installer viene creata una macchina virtuale, e su questa viene installata la versione di Windows inclusa nella confezione. Oltre alla già citata versione upgrade, VPC può essere acquistato senza alcun sistema operativo (nel caso si sia già in possesso di una versione di Windows) oppure con Windows 2000, Windows XP Home Edition o Professional Edition.

Al termine dell’installazione e della configurazione di Windows, VPC è già funzionante: basta lanciare l’applicazione e ci si ritrova in un ambiente perfettamente integrato per funzionare in simbiosi con Mac OS X. Windows si avvia come su un qualunque PC ed è già configurato per navigare in rete sfruttando un collegamento già esistente su Mac, e per stampare attraverso le stampanti definite in MacOSX.

L’integrazione con il sistema Apple si vede anche da altri piccoli dettagli: le applicazioni lanciate in Windows compaiono nel dock come tutti i programmi per Mac, contraddistinti dal simbolo che li associa a VPC; inoltre viene installata anche una piccola applicazione che simula nel dock la presenza del menù Start, con tutte le sue voci e suoi sottomenù.

Un’ultima caratteristica interessante è il “congelamento”, o sospensione, del sistema. Quando chiudiamo VPC non dobbiamo obbligatoriamente “spegnere” la nostra macchina virtuale: il suo stato viene memorizzato, e la prossima volta che ne avremo bisogno ritroveremo il sistema esattamente come l’abbiamo lasciato, senza la necessità di dover riavviare il nostro PC virtuale.

Tutto quello che abbiamo detto finora riguarda le caratteristiche generali della nuova versione di VPC. Passiamo ora ad esaminarne le caratteristiche relative all’utilizzo pratico. La prima cosa da fare è ottimizzare VPC in base alle proprie necessità e alle potenzialità del computer. Le preferenze consentono di impostare la RAM totale e la memoria video della macchina virtuale; inoltre è possibile definire le unità disco presenti (che sono a tutti gli effetti dei singoli documenti sul disco rigido reale del Mac), le impostazioni di mouse, tastiera e porte di comunicazione, e la percentuale di sfruttamento della CPU quando VPC lavora in background.

Anche dopo aver sistemato a dovere tutte le impostazioni, si potrebbe avere la sensazione che le prestazioni della nostra macchina virtuale non siano quelle che ci aspettavamo, soprattutto se stiamo lavorando con Windows XP; a questo punto occorre intervenire direttamente sulle impostazioni di Windows: uno dei limiti di VPC (forse l’unico limite ravvisabile) riguarda l’emulazione della gestione della scheda grafica in tempo reale, e ciò influisce sulla reattività dell’interfaccia di Windows XP. Questo limite dovrebbe essere superato dalla prossima versione di VPC, che andrà ad operare direttamente a basso livello con le schede grafiche installate sul Mac. Attualmente la soluzione migliore, per chi non ha la possibilità di usare una macchina potente, consiste nel ridurre la complessità della grafica gestita da Windows: in questo modo tutta la potenza disponibile viene riservata all’esecuzione vera e propria dei programmi che vogliamo utilizzare nell’ambiente emulato.

Ma veniamo all’utilizzo vero e proprio dell’applicazione.


A riprova dell’integrazione tra VPC e Mac OS X, il copia&incolla funziona senza problemi tra i due diversi ambienti, sia che si tratti di testo, immagini, celle di Excel o quant’altro. Ovviamente dobbiamo ricordarci che quando si utilizza Windows le principali scorciatoie da tastiera sono realizzate con il tasto “control” (come il comune copia&incolla dato da ctrl-c & ctrl-v) e non dal tasto “command” (più comunemente detto “tasto mela”) che utilizziamo in MacOS. Per spostare file tra un ambiente e l’altro occorre invece utilizzare il drag&drop, trascinando i documenti interessati tra le finestre dei due sistemi.

Per testare le prestazioni dell’emulazione ho provato una delle cose più classiche, ovvero la consultazione di opere multimediali disponibili solo per Windows. Il realtà il CD-ROM utilizzato funziona anche in classic, e questo mi ha consentito di verificare quella che sarebbe dovuta essere l’effettiva velocità di funzionamento dell’applicazione. In questa situazione l’emulazione funziona alla perfezione, e possiamo notare qualche rallentamento (avvertibile da un disturbo nella riproduzione audio) solo quando andiamo ad eseguire operazioni che coinvolgono Mac OS X e lasciano VPC in secondo piano (per esempio navigare tra le finestre del finder o scorrere le icone del dock).

Per valutare più a fondo VPC secondo le varie tipologie di utilizzo, ho continuato il test installando anche dei programmi di contabilità personale, un programma di CAD 3D, e (visto che siamo in tema) un software per creare biglietti di auguri natalizi.
Il CAD 3D si comporta in maniera egregia, molto meglio di quanto mi potessi aspettare. Non so fino a che livello abbia influito la semplicità del modello implementato per il test, o la versione non recentissima del software in questione, ma questo semplice esempio dimostra che accettando dei piccoli compromessi si può lavorare con VPC anche con certi tipi di applicazione senza grossi problemi.

A maggior ragione l’applicazione di contabilità personale, fatta funzionare con un file di esempio fornito a corredo, non ha dato alcun segno di rallentamento e la sensazione di utilizzo non era molto distante da quella che si otterrebbe con un PC reale, soprattutto considerando che il Mac utilizzato per il test è un computer di due anni fa.

L’ultima applicazione provata, quella per creare cartoline natalizie, ha funzionato ovviamente senza la minima difficoltà, ed ha completato il panorama software di questo piccolo test che ho voluto eseguire per valutare il funzionamento di VPC in diverse situazioni.

Non avendo provato altri emulatori (ad eccezione di un vecchissimo SoftWindows che utilizzavo una decina di anni fa) mi viene difficile fare dei paragoni di prestazioni con il passato. Per VPC 7 Microsoft dichiara un incremento di prestazioni, rispetto alla versione precedente, compresa tra il 10 e il 30% a seconda del tipo di utilizzo. A tratti i limiti dell’emulazione si sentono, soprattutto su macchine non recentissime e con applicazioni che fanno uso intenso della scheda grafica per la gestione di effetti in tempo reale: sarebbe impensabile, per esempio, utilizzare VPC per far girare i più recenti giochi 3D o complesse applicazioni di modellazione solida. Forse la prossima versione supererà egregiamente anche questo limite, e a quel punto il Mac diventerà a tutti gli effetti una macchina polivalente, capace di offrire in un unico sistema tutti i vantaggi di entrambi gli ambienti.

In ogni caso VPC offre un ottimo ambiente di lavoro, con prestazioni di tutto rispetto e pienamente compatibile con ogni applicazione Windows. Dopotutto viene creato un PC virtuale sul quale è installata un versione di Windows esattamente identica alle altre, quindi non c’è alcun limite se non quelli insiti nell’emulazione stessa del PC: per esempio, la massima memoria video che possiamo emulare è pari a 16 MB, e siccome il Mac non ha porte COM, dobbiamo simularne l’utilizzo attraverso l’utilizzo di file di testo, del modem o di un collegamento Bluetooth.

In conclusione, VPC costituisce la soluzione ideale per chi vuole utilizzare il Mac ma non può rinunciare all’utilizzo di alcune applicazioni che attualmente esistono solo in ambiente Windows.

Domenico Galimberti

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Pubblicato il 7 dic 2004
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