Hollywood all'assalto di BitTorrent

Hollywood all'assalto di BitTorrent

Presi di mira i siti che offrono link ai download di film rippati illegalmente dai DVD o da altre fonti. Chi gestisce questi spazi web, sostengono le major, è un pirata. Ma è davvero così?
Presi di mira i siti che offrono link ai download di film rippati illegalmente dai DVD o da altre fonti. Chi gestisce questi spazi web, sostengono le major, è un pirata. Ma è davvero così?


Los Angeles (USA) – Fermare BitTorrent o, meglio, coloro che pubblicano elenchi di link grazie ai quali, disponendo del software dedicato, è possibile accedere a torrenti di film distribuiti senza l’autorizzazione dei produttori.

E’ questa la nuova mission degli studios della MPAA , che ormai da qualche tempo ha iniziato una crociata a tutto campo contro il P2P e la sta portando avanti talvolta con idee bizzarre .

BitTorrent, che non è un programma di sharing di file ma semmai è un sistema per condividere e accelerare il download di qualsiasi materiale, secondo i più recenti studi sulle attività degli utenti internet è una piattaforma in rapida ascesa e forse anche per questo preso di mira persino da attacchi distribuiti del tipo denial-of-service.

Ma è proprio la sua popolarità a preoccupare Hollywood e ancora di più l’enorme numero di utenti che in tutto il mondo si rivolge a siti che offrono i link necessari ad “aggregarsi” attorno ai torrenti di file. L’idea annunciata dagli studios, dunque, è quella di denunciare i gestori dei siti BitTorrent accusandoli di essere diventati distributori illegali di prodotti coperti da diritto d’autore.

Non è certo la prima volta che i siti legati a BitTorrent finiscono alla ribalta delle cronache. Anche in Italia, come si ricorderà, lo scorso febbraio fu posto sotto sequestro un sito di settore, sebbene i guai giudiziari secondo gli inquirenti non avessero nulla a che fare con la mera presenza di link organizzati all’interno delle pagine web.

Ma il concetto che MPAA vuole portare avanti, invece, è che anche chi non possiede file illegali e non li distribuisce tramite P2P debba comunque essere considerato colpevole se fornisce la semplice informazione dell’esistenza di un determinato file , sotto forma di link a qualsiasi materiale, anche opere protette.

Non a caso ha applaudito all’iniziativa anche IFPI , l’associazione internazionale dei fonografici. “Chi è coinvolto nel funzionamento di servizi peer-to-peer non autorizzati – ha affermato il CEO di IFPI Jay Berman – danneggia il mondo della musica, i produttori di film, le imprese legali online e tutti coloro che contano sul copyright per la propria vita. Colpire i server del peer-to-peer, che agiscono come depositi di distribuzione di materiale illegale, è un altro modo di contenere l’abuso della tecnologia P2P da parte di persone intente ad un furto di copyright di massa”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
15 dic 2004
Link copiato negli appunti