L'ora della telerevolution

L'ora della telerevolution

di A. Massucci - Scocca in Giappone ed è una visione che ridurrà l'inquinamento, aumenterà il tempo libero e rafforzerà le famiglie. Tutto grazie alla banda larga e alla società dei servizi. Nuovo mondo in arrivo
di A. Massucci - Scocca in Giappone ed è una visione che ridurrà l'inquinamento, aumenterà il tempo libero e rafforzerà le famiglie. Tutto grazie alla banda larga e alla società dei servizi. Nuovo mondo in arrivo


Roma – E’ la più grande promessa della rete per il mondo del lavoro ma, come stanno ora affermando le autorità giapponesi, è una scelta che può avere un impatto colossale anche sulla famiglia, sull’ambiente e sui consumi . Si chiama telelavoro, parola ben nota anche in Italia, eppure così sottovalutata.

Entro il 2010, il 20 per cento della forza lavoro giapponese sarà impiegata tramite telelavoro. Dalle biblioteche o dagli internet café ma soprattutto da casa: dunque, ogni giorno circa 13 milioni di persone non andranno più al lavoro. Questo l’obiettivo del ministero nipponico degli Interni, fondato peraltro su una consolidata tendenza che segue passo passo lo sviluppo della banda larga e sulle prime sperimentazioni di successo avvenute all’interno della pubblica amministrazione.

Ecco, ogni giorno da qui al 2010, alle metropolitane giapponesi sarà sottratta una fetta sempre più consistente di utenti, e lo stesso accadrà per treni ed autobus, centinaia di migliaia di automobili rimarranno nei garage, moltissimi non pranzeranno più nelle mense aziendali… Rimanere a casa per molti vorrà dire vivere in modo nuovo la propria famiglia, avere nuovi spazi e modi di condivisione e nuove libertà, vorrà anche dire amministrare in modo più autonomo il proprio tempo, ridurre i propri spostamenti e trasformare in modo consistente le proprie abitudini di consumatore.

L’impatto del telelavoro nella visione del governo giapponese, la stessa per lunghi anni propugnata da molti studiosi dell’ effetto internet , non si ferma però né ai rapporti sociali né a quelli economici. Lasciare a casa 13 milioni di persone, che oggi ogni mattina si recano al lavoro e ogni sera tornano a casa, significa anche ridurre la quantità di scarichi nocivi rilasciati nell’atmosfera dai carburanti e può addirittura portare ad una ristrutturazione imponente del trasporto pubblico soprattutto nelle città maggiori, dove il calo dei pendolari avrà, secondo le previsioni, gli effetti maggiori.

Si andrà per scaglioni. Da qui al 2006 il ministero delle Comunicazioni impiegherà come telelavoratori un numero crescente dei propri dipendenti, verificando a più tappe i risultati ottenuti. Nel 2006 saranno 2.500 quelli che lavoreranno da casa. Se il progetto continuerà a convincere per i vantaggi che apporta nella produzione e nella società, allora i successivi quattro anni vedranno una profonda rivoluzione nelle modalità del lavoro nipponico.

Tutto questo si può fare, è evidente, perché le connessioni veloci permettono non solo di espletare moltissime funzioni da remoto ma anche perché teleconferenze, videochat e altro ancora sono ormai tecnologie affidabili in ambito professionale. L’ostacolo maggiore, e certo non solo in Giappone, è quello dell’impatto culturale, ossia della capacità di tutti di adattarsi alle nuove possibilità. Per il lavoratore l’occasione è ghiotta ma per l’impresa, almeno sulla carta, lo è ancora di più: significa abbattere i costi, migliorare la soddisfazione del dipendente e aumentare la propria competitività. Se davvero sarà così allora dall’Oriente si leverà un nuovo Sole in salsa broad band.

Alberigo Massucci

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Pubblicato il
4 gen 2005
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