BSA chiede un nuovo copyright

BSA chiede un nuovo copyright

Fine dell'anonimato online e punizioni certe per chi usa Internet per diffondere materiale pirata. Queste le richieste della potente associazione del software proprietario
Fine dell'anonimato online e punizioni certe per chi usa Internet per diffondere materiale pirata. Queste le richieste della potente associazione del software proprietario


Washington (USA) – Una nuova normativa sul copyright e sul diritto d’autore che preservi l’economia legata alla proprietà intellettuale e ponga un freno all’ulteriore diffusione via Internet di materiali di ogni genere senza l’autorizzazione dei produttori.

Sono queste le richieste avanzate a Washington dalla Business Software Alliance (BSA) , la più potente associazione di imprese produttrici di software proprietario, in un documento intitolato Intellectual property in the 21st Century pubblicato qui in pdf.

Nella nota distribuita anche ai parlamentari, BSA spiega come il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) del 1998, peraltro criticato come nessun’altra legge dagli attivisti delle libertà civili sulla rete e da molti altri soggetti , abbia perso negli anni la sua funzione protettrice. Secondo BSA, una sequela di sentenze da parte di tribunali distrettuali e federali nonché numerose novità tecnologiche, come l’avvento del peer-to-peer, hanno messo in crisi una normativa a suo tempo all’avanguardia nella difesa delle proprietà intellettuali.

Lo spettro della BSA è proprio la crescita del P2P e quello che viene descritto come un futuro grigio in cui enormi quantità di prodotti tutelati verranno scambiati senza difficoltà dagli utenti internet e senza che i detentori dei diritti possano fare alcunché.

Contro quello che viene considerato un vero e proprio flagello, BSA propone soluzioni drastiche, come porre fine all’anonimato online legando in modo indissolubile il nome dell’utente al numero IP. In sostanza, sebbene BSA non lo espliciti, si chiede un maggiore coinvolgimento dei provider affinché sia assai più facile di quanto non lo sia oggi risalire agli utenti che si “macchiano” di attività illegali online.

Onde evitare prematuri scontri con i provider, che hanno perlopiù difeso in questi anni, nei limiti del possibile, la riservatezza dovuta ai propri abbonati, BSA non è andata a fondo nel dettagliare questa via. “Noi – ha spiegato uno dei legali dell’Alliance – stiamo dando un volto ad un problema che necessita di attenzione. Dobbiamo trovare il modo giusto per consentire di far rispettare le leggi. Possiamo prevedere revisioni della legge sul copyright sebbene non si chieda di riaprire il DMCA. C’è però bisogno di risolvere il problema”.

A questa nuova offensiva della BSA ha fin qui risposto Electronic Frontier Foundation (EFF) per bocca del celebre avvocato Fred von Lohmann, secondo cui la BSA “sembra dare poca importanza all’anonimato online. Ritiene che gli indirizzi IP debbano identificare le persone. Se si ritiene che l’anonimato debba avere un ruolo online come già avviene nel mondo reale allora bisognerebbe iniziare chiedersi se (quella della BSA, ndr.) sia una visione di progresso”.

Da segnalare nel documento anche il riferimento alla brevettazione e alla necessità di un più accurato sistema di controllo sui brevetti. Riferimenti di sicuro interesse per chi segue quanto sta accadendo in Europa sui brevetti del software.

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Pubblicato il
10 gen 2005
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