Tasse sui CD, il vero perché?

Tasse sui CD, il vero perché?

Il compenso per la copia privata nelle parole di un dirigente di Palazzo Chigi sembra diventare il via-libera per la copia pirata. A quanti si rizzano i capelli?
Il compenso per la copia privata nelle parole di un dirigente di Palazzo Chigi sembra diventare il via-libera per la copia pirata. A quanti si rizzano i capelli?


Roma – C’è una sottile linea rossa che distingue l’utente italiano dal pirata, ed è l’uso che fa di CD e DVD ed altri supporti vergini sui quali, come noto, da tempo si paga una profumata gabella . La tassa, invisa agli utenti , ai produttori e persino alle softwarehouse , rappresenta una sorta di compensazione per l’utilizzo diffuso e illegale di molti di questi supporti. Almeno così, secondo alcuni, avrebbe dichiarato nei giorni scorsi un uomo delle istituzioni che queste cose le mastica da sempre.

C’è di che saltare sulla sedia, insomma. Ufficialmente infatti quella tassa non è in alcun modo una giustificazione della pirateria ma è un compenso per la copia privata, ossia per quella possibilità riservata a chi possiede materiale protetto di farne un backup a fini esclusivamente personali. Parole? Secondo molti, solo quelle. Ma sono appunto parole anche quelle pronunciate a Radio24 nei giorni scorsi da Mauro Masi , direttore del dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio nonché ex commissario straordinario della SIAE, uomo abituato a dichiarazioni sorprendenti .

Masi ha parlato in una trasmissione diretta da Pierluigi Diaco rispondendo alle domande dei radioascoltatori, in particolare di “Mario da Roma”. Parole di cui è disponibile una registrazione ( qui – 21 mega) e una trascrizione pubblicata da Manteblog , di seguito riportata integralmente a beneficio di tutti i lettori di Punto Informatico:

“Mario da Roma – Grazie. Buongiorno a tutti. Io, diciamo, volevo conoscere l’opinione del suo ospite riguardo alla tassa sui supporti vergini che la SIAE impone anche su componenti informatici, come i dischi rigidi. In un certo senso secondo me è un invito alla pirateria: io ormai ho già pagato il compenso, sono autorizzato a copiare. Qual è l’opinione, in generale, su questo aspetto?
Diaco – Grazie Mario. Prego Masi.
Mauro Masi – Beh, intanto, intanto voglio dire che non è la SIAE ma è una legge dello Stato, la cosiddetta norma sulla copia privata. E per altro fa addirittura riferimento alla normativa Europea. Adesso poi quale sia la regolamentazione specifica della SIAE non so dirla, perchè anche la gestione della SIAE è, anche se è un ente pubblico è un ente pubblico di gestione sostanzialmente autonoma. Pero’ lì il criterio di base è in qualche modo condivisibile, come tutte le cose poi possono essere contestate, ma voglio dire: condivisibile nel senso che il… supporto vergine si paga un “compenso generale” perchè poi si possa scaricare e dato che non c’è una norma che direttamente si riesce a far pagare il compenso ai… ai gestori… a chi è il proprietario della creatività, le opere protette, si paga, come dire, un compenso a monte, ex antum, un compenso per altro molto basso, perchè tu non possa poi in qualche modo… non è un invito a piratare, ma è una constatazione che non essendoci una norma specifica col quale si puo’ gestire il pagamento del diritto d’autore sul… su il singolo “downloading”, che è il termine tecnico inglese, purtroppo, per dire il singolo… il singolo scaricamento dell’opera protetta da parte di internet, se ne paga, come dire, una piccola…una piccola somma a monte, in qualche modo va a compensare in un calderone unico, che poi gestisce la SIAE, secondo il proprio patrimonio protetto, i gestori della creatività.
Diaco – Bene, andiamo…
Masi -…non è… su questo voglio dirlo… il meccanismo in se non è il migliore dei mondi possibili, ma è un adattamento del legislatore ad una realtà che è quella che è.”

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Pubblicato il 19 gen 2005
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