I newsgroup un relitto del passato?

I newsgroup un relitto del passato?

di Gilberto Mondi - Poco traffico, pochi utenti, pochi messaggi: basta questo ad indurre AOL a spegnere l'interfaccia ai gruppi di discussione. Bel modo di ragionare per il più importante ISP del Mondo
di Gilberto Mondi - Poco traffico, pochi utenti, pochi messaggi: basta questo ad indurre AOL a spegnere l'interfaccia ai gruppi di discussione. Bel modo di ragionare per il più importante ISP del Mondo


Roma – Usenet non è soltanto un pezzo di storia di Internet, non è solo uno dei luoghi della rete dove negli anni si sono svolti alcuni dei dibattiti più interessanti, è anche una fucina di idee, un oceano di segnalazioni e uno dei pochi spazi di discussione aperti che non soffrono di sovraffollamento.

Val la pena ricordarlo visto che America Online ha appena deciso che non offrirà più ai propri abbonati, e parliamo di decine di milioni di utenti non solo statunitensi, l’interfaccia AOL di accesso ai newsgroup.

La motivazione ufficiale fornita dal più importante provider americano è semplice e agghiacciante allo stesso tempo: “Abbiamo notato che il traffico sui newsgroup è ormai del tutto ridotto e la maggioranza dei nostri utenti ormai utilizza i blog, le chat e il messaging per parlare degli argomenti di loro interesse”. L’idea che passa quindi è che la maggioranza vince o, meglio, che non val la pena manutenere un servizio dal costo pressoché insignificante dato che ad utilizzarlo sono in pochi.

AOL è un’impresa e se decide di cancellare un servizio lo fa evidentemente perché non rende, non rende abbastanza oppure rappresenta fonte di difficoltà, guai legali e costi di assistenza, anziché fonte di profitto. Non ci sarebbe quindi nulla da contestare se non fosse che Usenet non è proprio un servizio come gli altri, non è un giochino di cui in qualsiasi momento si può fare a meno.

Quando Google ha acquistato gli archivi di Dejà News rendendoli poi disponibili a chiunque con una interfaccia comoda e semplice abbiamo tutti applaudito. Con una operazione dal sapore molto geek e assolutamente rispettosa delle cose della rete ha reso accessibili vent’anni di discussioni e annunci, molti dei quali sono pezzi importanti della storia della tecnologia e non solo di Internet. Molti di quelli che si ritrovano lì sono lo “zoccolo duro”, gente che la rete l’ha conosciuta quando i browser non esistevano, che questa internet ha contribuito a realizzare e a sviluppare. Non solo, Usenet è anche un luogo lontano per i tanti neofiti che solo in questi ultimi anni si sono connessi alla mamma dei network ed è quindi anche un luogo privilegiato, non esclusivo, che non mette al bando nessuno ma che richiede dedizione, interesse, curiosità. È un altro modo ed un altro livello di vivere la condivisione delle idee. Ed è questo il motivo per il quale Google, con quell’operazione, ha conquistato la fiducia non solo dei navigatori di primo pelo ma anche di quelli che la rete l’hanno conosciuta molti anni fa e che, anzi, ne hanno accelerato la crescita.

Ora AOL ci dice che il tempo è arrivato per chiudere la porta a Usenet. Poco importa che abbia lasciato aperto uno spiraglio per chi vuole frequentare i newsgroup attraverso il proprio client di posta, quel che importa è che il primo provider d’America, il cui logo campeggia su decine di milioni di computer, ha dato un segnale che ci si sarebbe potuti attendere solo da uno qualsiasi dei più volgari portali della net-economy. Io non so se è un bene che Usenet divenga sempre più inaccessibile ai meno smanettoni, ed anzi so che ci sarà qualcuno a cui questo farà piacere, ma so anche che da oggi per molti utenti americani sarà più difficile scoprire un altro modo di “essere in rete”.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
27 gen 2005
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