Damasco (Siria) – Si ricomincia a parlare del caso siriano con articoli che in questi giorni stanno apparendo sui principali organi di informazione internazionali. La necessità di tenere sotto controllo le comunicazioni è tale che il governo di Damasco, pur avendo consentito l’introduzione della banda larga, limita enormemente le potenzialità multimediali della rete .
Il meccanismo è piuttosto semplice. Tutte le comunicazioni internet all’interno della Siria devono passare attraverso le infrastrutture della società telefonica di stato, la STE, che non ha quindi difficoltà a mettere in atto le direttive governative riguardo all’uso della rete. Ciò si traduce, come già accade in altri paesi dell’area, come l’Arabia Saudita, in un controllo ferreo sui siti visitabili: i proxy di stato infatti consentono di bloccare l’accesso ad un alto numero di spazi web internazionali che si ritengono scomodi .
Secondo la STE la banda larga non può essere sfruttata per le comunicazioni multimediali , audioconferenze o videoconferenze, per ragioni finanziarie ed infrastrutturali. Ma in un paese in cui da sempre la stampa è sorvegliata speciale non è difficile spingersi a ritenere che sia stata posta in atto una modalità di censura ferrea. Tantopiù che è senz’altro più semplice anche sul piano tecnico controllare, o tentare di controllare, i testi trasmessi e pubblicati in rete, dalle email ai blog, piuttosto che monitorare quel che avviene nei collegamenti multimediali.
La decisione di mettere al bando la multimedialità non viene associata a delle sanzioni per chi violasse o tentasse di violare la disposizione. Ma questo anche non rappresenta una novità in Siria, dove i diritti individuali soggiacciono alle necessità di controllo espletate dalle forze dell’ordine spesso su incarico diretto delle autorità politiche.
E fa persino rumore il fatto che un dirigente della Società Informatica Siriana , in pratica il gestore dell’infrastruttura che consente alla STE di offrire accesso ad Internet a circa 55mila persone, si sia spinto a dichiarare ai reporter che “sono molti i nostri clienti che si lamentano e io capisco il loro problema ma sfortunatamente non possiamo offrire una soluzione alternativa”.