Parigi – Non era mai accaduto prima. Un utente internet francese, un insegnante, è stato condannato a rimborsare 10.200 euro alle case discografiche che gestiscono i diritti di una serie di tracce che lui ha scaricato da Internet.
Si parla di un docente di 28 anni arrestato perché “troppo dedito” al file sharing, tanto da essere condannato per aver condiviso 30 gigabyte di file musicali , “quantificati” in 10mila pezzi. Il suo PC è stato sequestrato e gli è stato ordinato di pagare a sue spese spazi pubblicitari su due giornali per diffondere la notizia della sentenza.
I magistrati del tribunale di Pontoise, sobborgo di Parigi, hanno comminato una sanzione che, pur elevata, è meno della metà dei 28.400 euro che le aziende discografiche avevano chiesto. L’idea è di dare un segnale forte a chi condivide file su suolo francese.
La notizia desta sensazione perché è arrivata quasi contemporaneamente ad un appello pubblico lanciato da una 70ina di docenti, politici e musicisti francesi. “Noi – si legge nell’appello – proprio come almeno altri otto milioni di francesi abbiamo scaricato musica dalla rete e siamo dunque parte di un numero crescente di ‘criminalì. Chiediamo che queste assurde denunce vengano fermate”.
Nell’appello si chiede di rispettare le promesse libertarie di Internet e di radunare società discografiche, istituzioni, artisti e associazioni dei consumatori attorno ad un tavolo per discutere su modalità innovative di distribuzione , che consentano sì di rispettare i diritti di chi produce ma non blocchino la diffusione della rete e della cultura.
Oggi la legge francese sul diritto d’autore è estremamente severa e ricorda da vicino quella italiana fondata sulla Legge Urbani. Per i grandi condivisori, quelli che con il file sharing mettono a disposizioni notevoli quantità di musica, le norme transalpine prevedono fino a tre anni di carcere e multe fino a 300mila euro.