Italia, Microsoft denuncia uno spammer

Italia, Microsoft denuncia uno spammer

Dopo una prima diffida, l'uomo avrebbe ricominciato a inviare enormi quantità di spam ad utenti italiani e non. L'azienda trasmette alla magistratura i dati raccolti e ne parla a PI
Dopo una prima diffida, l'uomo avrebbe ricominciato a inviare enormi quantità di spam ad utenti italiani e non. L'azienda trasmette alla magistratura i dati raccolti e ne parla a PI


Milano – Si fa sentire anche in Italia l’iniziativa che Microsoft, insieme ad altri grossi player del settore, ha varato nei mesi scorsi per dare battaglia allo spam : l’azienda ha infatti trasmesso all’autorità giudiziaria tutti i dati in suo possesso attorno alle attività spammatorie di un italiano.

Al centro del caso un utente che già in passato era stato individuato come fonte di spam e che per un certo periodo aveva cessato ogni attività. Il signor Walter Rossi, a cui si potrebbe secondo Microsoft attribuire la nuova ondata spammatoria, aveva infatti firmato un impegno con Microsoft, lo stesso messo a punto da colossi come AOL o Yahoo!, secondo cui non avrebbe più operato in questo modo.

Sebbene non possa essere stabilito con certezza che lo spammer di questa nuova ondata sia proprio Rossi, che per l’azienda risulta ora irreperibile, Microsoft ha depositato, presso il Tribunale di Torino, un atto di citazione legato alle segnalazioni dei clienti sui messaggi ricevuti. “Ulteriori verifiche – si legge in una nota diramata dall’azienda – hanno successivamente rivelato che era proprio il Sig. Walter Rossi ad aver inviato i messaggi senza il relativo consenso dei destinatari”. In Italia, come noto, lo spam è un’attività illegale se si nasconde l’identità del mittente e, soprattutto, se non si acquisisce il consenso di chi riceve la comunicazione pubblicitaria.

“Con questa iniziativa – spiega a Punto Informatico Fabio Falzea, direttore delle Relazioni esterne di Microsoft Italia – vogliamo dare un segnale di responsabilità che proviene in verità da tutti gli attori del settore. Nella lotta allo spam un punto per noi importante è consolidare la fiducia dell’utente verso la posta elettronica. E’ necessario, vista l’enorme quantità di spam che tutti i giorni ricevono anche gli utenti italiani”.

Tra truffe via email, phishing ed altri sistemi di raggiro che si basano sullo spam, secondo Microsoft e gli altri big che lavorano su questo fronte c’è molto da fare. “L’idea – sottolinea Falzea a PI – è quella di creare un ambiente sfavorevole agli spammer. Di andare verso regole di base condivise, verso una responsabilizzazione di tutti, affinché la posta elettronica continui ad essere uno strumento utile per tutti, e non certo solo per gli esperti”.

L’attività di Microsoft e dei suoi partner, d’altra parte, non prevede una denuncia tout-court. Prima di arrivare all’esposto, infatti, l’azienda perlopiù rintraccia e contatta coloro che ritiene si siano macchiati di azioni spammatorie, rilevando le segnalazioni dei propri clienti. “E non sorprenda – spiega Falzea – che in molti casi sia sufficiente contattarli, spiegare loro che lo spam è un danno per tutti, perché cessino ogni attività spammatoria. Ci sono anche spammer in buona fede ma, non solo, c’è anche chi tra i più invasivi lascia perdere quando cominciano ad arrivargli lettere da noi, da altri provider e altri operatori che lo hanno individuato come spammer”. Solo in caso di recidiva, come potrebbe essere accaduto con Rossi, diventa inevitabile ricorrere all’autorità giudiziaria.

Stando a quanto emerso dalle segnalazioni dei clienti, Rossi avrebbe usato per la propria attività gli account di diversi provider, “fornendo identità elettroniche false e contravvenendo ai termini di utilizzo sottoscritti con i diversi ISP”. Naturalmente solo l’autorità giudiziaria potrà stabilire se si sia trattato effettivamente di Rossi e in che modo abbia eventualmente violato la normativa italiana.

“Va da sé – ribadisce Falzea – che il problema maggiore è rappresentato dal fatto che su Internet in quattro e quattr’otto si possono ottenere programmini capaci di inviare con pochi clic milioni di email. E se anche solo lo 0,1 per cento di chi le riceve alla fine compra, allora il business dello spam diventa redditizio”. Da qui la necessità di agire su due fronti, quello della valorizzazione dell’email come strumento fondamentale di comunicazione e quello più propriamente antispam. Anche per questo Microsoft ha messo a punto una pagina dedicata con suggerimenti ed iniziative in questo senso.

Sul piano europeo, dal 2003 ad oggi sono state presentate – spiega Microsoft – “7 denunce e 10 obiezioni nei confronti di soggetti coinvolti in attività di spamming e sono stati contattati 70 tra aziende e individui sospettati di analoghe attività”. “Confidiamo – sottolinea Horacio Gutierrez, responsabile dell’Ufficio Legale di Microsoft in EMEA – che il numero di azioni che Microsoft e i suoi partner hanno intrapreso in tutto il mondo, oltre 120 per quanto concerne la sola Microsoft, possano fungere da deterrente e persuadere altre persone a cessare le loro attività di spamming”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
8 feb 2005
Link copiato negli appunti