La UE chiede consigli su DRM e RFID

La UE chiede consigli su DRM e RFID

Due delle patate bollenti di questi anni al centro della consultazione pubblica varata dal Working Party sulla privacy dell'Unione Europea. Pareri da consegnare entro fine marzo
Due delle patate bollenti di questi anni al centro della consultazione pubblica varata dal Working Party sulla privacy dell'Unione Europea. Pareri da consegnare entro fine marzo


Bruxelles – I chip RFID che stanno ormai spopolando in numerose applicazioni industriali e che iniziano a farsi vedere sul mercato dei beni di consumo nonché le tecnologie di digital rights management (DRM) finiscono sotto l’attento scrutinio della UE.

Il EU Data Protection Working Party , il braccio consultivo della Commissione in materia di privacy, ha infatti varato due consultazioni pubbliche per i due scottanti argomenti.

Con riferimento alle tecnologie RFID ( qui in pdf il documento di presentazione), il Working Party delinea quali sono le applicazioni attuali e quelle più promettenti per i radiochip. Il documento offre linee guida ai costruttori e agli enti di standardizzazione, spiegando quali sono i paletti che, con un occhio alla privacy, devono essere mantenuti in tutti i processi, dalla produzione all’applicazione.

Come sottolinea EDRI , le implicazioni sulla tutela della riservatezza vanno al di là dell’associazione del numero dei tag RFID all’identità di una persona; si parla infatti di tracciamento personale, perché l’individuo “può essere identificato senza difficoltà grazie alla grande quantità di informazioni che lo circondano o che sono archiviate su di lui. Inoltre, i dati raccolti possono influenzare i modi in cui una persona può essere trattata o valutata”.

L’altro documento, quello sul DRM ( qui in pdf) si focalizza su due elementi essenziali: da un lato l’utilizzo del DRM nei servizi online e dall’altro l’elaborazione delle informazioni personali finalizzata ad investigare su utenti sospettati di aver violato le proprietà intellettuali.

L’idea del Working Party è che l’uso dei DRM, pur legittimo, potrebbe rivelarsi dannoso per la tutela della riservatezza. “Si mette in questione – si legge nel documento – l’uso di strumenti identificatori allo scopo di tracciare a priori ogni utente, al fine di poter individuare una certa persona in caso si sospetti un abuso del diritto d’autore”.

Per entrambe le consultazioni è necessario che gli enti, le aziende e i gruppi interessati presentino le proprie considerazioni entro il 31 marzo. Qui la pagina dedicata.

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Pubblicato il
11 feb 2005
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