ULL, la bestia apre gli occhi

ULL, la bestia apre gli occhi

Gli operatori finalmente scaldano i muscoli e si lanciano sul promettente fronte dell'ultimo miglio, condendo le offerte di ADSL, VoIP e via dicendo. Ma lasciare Telecom costa ancora qualche libertà. Il quadro
Gli operatori finalmente scaldano i muscoli e si lanciano sul promettente fronte dell'ultimo miglio, condendo le offerte di ADSL, VoIP e via dicendo. Ma lasciare Telecom costa ancora qualche libertà. Il quadro


Roma- Nel 2006 metà degli italiani saranno liberi di abbandonare Telecom Italia a tutti gli effetti e di scegliere per Internet e per la voce Fastweb , Tiscali o Wind . È la promessa che vibra nell?aria, in questi giorni, lanciata dagli annunci dei tre operatori, confermata e chiarita a Punto Informatico: nei prossimi due anni si potrà vedere il vero volto dell?unbundling del local loop (ULL). Per la prima volta.

Cos?è stato, infatti, finora l?ULL? In principio sembrava potesse essere una novità in grado di sconvolgere il mercato della telefonia fissa italiana, di rompere vetusti equilibri di potere; e invece si è mostrato un gattino che fa poco rumore, sta tranquillo nel proprio cantuccio, se si esclude qualche soffio di tanto in tanto. Fuori dalla caverna, dove dormicchia, il regno è sempre di Telecom Italia; a gennaio erano infatti 500 mila gli utenti con l?unbundling completo di Wind. E altrettanti quelli di Fastweb.

La piccola belva ha aperto un occhio a fine 2004, scoprendo gli artigli dello shared access ; ma più che un passo avanti verso la promessa di un unbundling completo poteva sembrare una marcia indietro, un ridimensionamento degli obiettivi. Come a dire: se non riusciamo a prenderci tutto il cliente, da Telecom, almeno prendiamocene metà, ossia le frequenze relative all?ADSL, che con lo shared access passano appieno nelle mani dell?operatore alternativo.

“Lo shared access è più attraente, dal punto di vista commerciale, rispetto al full unbundling: richiede una decisione meno drastica da parte dell?utente. Deve solo affidarci l?ADSL, non tutta la linea”, conferma Antonio Converti, direttore marketing di Libero. “Tanto più che, di solito, in una casa a scegliere l?ADSL sono spesso persone diverse dai titolari della linea fisica. Il full unbundling deve mettere d?accordo gli uni e gli altri, lo shared accesso solo i primi”.

È shared access il 15 per cento circa delle ADSL di Wind (400.000 mila). Shared access sembrano le due nuove parole magiche del mercato, ammaliano persino coloro che si sono sempre votati all?unbundling completo: anche Fastweb. “Lanceremo in estate il nostro shared access”, dice a Punto Informatico Stefano Parisse, direttore divisione business e residenziale di Fastweb. Per una volta, sarà possibile avere l?ADSL di Fastweb senza abbandonare Telecom, anche se è facile dedurre che su quell?ADSL sarà possibile comunque fare telefonia VoIP e ricevere la Tv.

“Ma è sbagliato vedere lo shared access contrapposto al full unbundling. Si prendono a braccetto, invece. Chi si è trovato bene con la nostra ADSL shared access sarà più disposto ad affidarci anche la linea voce”, avverte Converti. Wind infatti fa shared access solo dove offre servizi di unbundling completo. Sarà l?ULL in generale a crescere nei prossimi mesi: “Ora copriamo 500 comuni, pari al 30 per cento dei doppini italiani. Saranno 600 nel 2006, quando la quota salirà al 45 per cento”.

Stessi piani per Fastweb, comunicati a gennaio: ora copre il 18 per cento della popolazione; sarà il 35 per cento entro il 2005 e il 45 per cento nel 2006 (500 comuni). Hanno subito un?accelerazione brusca, negli ultimi mesi: secondo il progetto iniziale, quella copertura non sarebbe stata raggiunta prima del 2010. Segno che è tornata la fiducia nel progetto di strappare l?Italia a Telecom. È stata rinvigorita dal boom imprevisto dell?ADSL, che, come spiega Parisse, ha spinto Fastweb ad accelerare i piani di copertura. Anche perché dietro l?ADSL c?è il business nascente dei servizi aggiuntivi, del VoIP, della Tv, della musica, in cui gli operatori credono molto.


Wind ha lanciato a febbraio il music store, con 10.000 brani in vendita che diventeranno 800.000 in estate; “Inoltre in tarda estate avremo il three for play: VoIP, Tv e Adsl, per gli utenti in unbundling. Chi è shared access potrà decidere anche in un secondo momento di abbandonare Telecom e quindi a quel punto gli diamo una nostra linea voce normale, oltre a quella VoIP, con relativo canone. Diventa un utente full unbundling a tutti gli effetti”, spiega Converti a Punto Informatico. Telecom infatti applica all?operatore il canone full unbundling (8,3 euro al mese per doppino), invece di quello shared access (2,8 euro), se l?utente shared access chiede il distacco. E, come già avviene in Francia nelle stesse circostanze, l?operatore quindi cerca di rifarsi sull?utente, chiedendo un canone aggiuntivo.

“Lo stesso faremo noi, poiché lanceremo prima dell?estate il nostro VoIP, per gli utenti shared access”, dice Pierpaolo Festino, responsabile per le attività consumer di Tiscali Italia. “A differenza di Wind, però, la nostra linea voce, anche per gli utenti che hanno abbandonato Telecom, sarà solo VoIP. Non crediamo nel PSTN. Il nostro full unbundling sarà solo con il VoIP”. Perché? “Le condizioni tecniche e commerciali, stabilite da Telecom, non sono favorevoli al full unbundling PSTN. Secondo noi, Wind ha sprecato soldi investendoci”.

È una mossa d?avanguardia fare unbundling tramite il VoIP. È una possibilità già offerta da molti operatori VoIP , tramite la number portability, ma è ancora un terreno di pionieri, di utenti coraggiosi. Non c?è ancora un unbundling VoIP di massa, com?è quello che intende lanciare Tiscali. La stessa Parla.it che, società del gruppo France Telecom, avrebbe le risorse per provare a fare unbundling VoIP di massa (strappando così clienti a Telecom), ha preferito evitare la guerra frontale. “Ci proponiamo come seconda linea, non come alternativa a Telecom. Infatti non facciamo number portability”, spiega Eric Le Bihan, amministratore delegato di Parla.it.

Quanto a copertura, invece, i piani di Tiscali sono in linea con quelli di Wind: “Copriamo ora il 25 per cento dei doppini, pari a 300 comuni. Un altro 5 per cento sarà raggiunto tra breve, mentre entro la fine dell?anno copriremo 350 comuni e oltre il 30 per cento dei doppini”. Si noti che, sia per Wind sia per Tiscali, non tutti i comuni dichiarati saranno coperti al 100 per cento. Alcuni lo saranno in parte, a macchia di leopardo.


Le promesse dell?unbundling completo si fermano qui. Sarebbero perfette se si potesse arrivare a coprire il 100 per cento della popolazione (o quasi). Ma è improbabile che gli operatori si spingeranno di molto oltre il 50 per cento: le zone restanti sono di scarso interesse commerciale.

Sono promesse imperfette, inoltre, poiché avere un operatore alternativo non è come avere Telecom; non si possono fare tutte le cose che Telecom permette sulla linea. La mancanza più grave è che non è possibile telefonare con un operatore diverso da quello di cui si è scelto l?unbundling. Se si ha il full unbundling di Wind o Fastweb non si può chiamare con Tele2 o con Tiscali, per esempio. La ragione è che solo Telecom è stato definito dal Garante TLC un operatore dominante e quindi costretto a concedere l?interconnessione agli altri operatori telefonici. È un onere: è difficile che Wind e Fastweb se lo assumano di propria iniziativa, senza esserne costretti. E non lo saranno tanto presto, almeno finché le loro linee non saranno numerose quasi quanto quelle di Telecom Italia.

Non sarà possibile quindi abbandonarla senza dover rinunciare a qualcosa, senza qualche sacrificio; si conquista una libertà perdendone un?altra. È per di più una scelta che potrebbe avere imprevisti, poiché pare che il full unbundling non abbia finito il rodaggio, non sia a regime. Lo sanno bene quegli utenti che hanno affidato il doppino a Wind e non riescono ancora ad averne l?ADSL, avendola richiesta in un secondo momento (dopo il distacco da Telecom); “già, in alcune centrali ci siamo trovati con insufficienti risorse di rete, ma stiamo rimediando in questi giorni. Presto il problema sarà risolto ovunque”, dice Converti, con la sua solita sincerità.

Nel frattempo, c?è chi ha perso la pazienza: “mi sono stancata di aspettare, lo faccio da mesi: ho attivato l?ADSL di NGI”, scrive a Punto Informatico Monica R. Almeno questo il full unbundling non lo vieta: mettere un? ADSL su doppino aggiuntivo , tramite gli operatori che lo permettono. Del resto, anche nei matrimoni più rigidi possono capitare le scappatelle.

Alessandro Longo

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
25 feb 2005
Link copiato negli appunti