I PC del riuso

I PC del riuso

Breve indagine di Punto Informatico sulla crescente ma non ancora consolidata cultura del re-impiego dell'hardware, del suo riutilizzo con finalità sociali e accademiche ma anche business. Nel riuso crescono molte soluzioni
Breve indagine di Punto Informatico sulla crescente ma non ancora consolidata cultura del re-impiego dell'hardware, del suo riutilizzo con finalità sociali e accademiche ma anche business. Nel riuso crescono molte soluzioni

Roma – 21 anni di onorato servizio. Non è retro-fantascienza, ma l’età di un IBM XT 5160 regolarmente funzionante, scovato durante una campagna pubblicitaria condotta a Londra dalla Kinitron Total IT Care , alla ricerca del PC più… anziano tra quelli ancora attivi. La Capital Transport Campaign di Dalston, proprietaria dell’XT, ha così beneficiato di una permuta gratuita con un PC dell’ultima generazione, la cui aspettativa di vita è decisamente inferiore a quella del suo blasonato predecessore.

La notizia di un PC perfettamente operativo dopo così tanto tempo (vedi foto più sotto) non sarebbe poi così sensazionale se nel mondo informatico si consolidasse una cultura diversa dall’ usa-e-getta oggi imperante e che provoca molte conseguenze negative, non ultime quelle sull’ambiente .

Per contrastare l’abitudine a gettar via ciò che ha smesso di scintillare stanno sorgendo molte iniziative organizzate per il riutilizzo del cosiddetto trashware con finalità socio-culturali.

A Roma, ad esempio, se ne occupa Ingegneria Senza Frontiere , che motiva così il proprio progetto di recupero: “Il software libero ed il software open source permettono oggi di garantire ad un pc funzionalità complete senza il bisogno dell’ingente esborso per l’acquisto delle licenze, con un livello di configurabilità ed adattabilità alle esigenze che ne consente un efficace utilizzo anche su hardware poco performanti”.

IBM XT 5160 A Torino, il Progetto BitEtico aggiunge, oltre al recupero del trashware, l’obiettivo di contribuire a ridurre il digital divide e offrire “opportunità di recupero e di reinserimento nella società di extracomunitari, disoccupati, anziani”. Filosofia condivisa anche da Linuxteam di Palermo e da molte altre iniziative documentate dal sito trash!italia .

Appositamente nato “per la rivitalizzazione ed il recupero funzionale delle LAN e dei PC obsoleti presenti nelle scuole italiane” è il Progetto Lazzaro , la cui prima realizzazione di successo è il laboratorio informatico della Scuola Media Statale “Giovanni Bovio” di Foggia , costituito da 18 postazioni di lavoro collegate in rete, realizzate con hardware recuperato (resuscitato?) e dotate di software open source, impiegate in corsi per il conseguimento dell’ormai onnipresente certificazione ECDL . Il laboratorio è stato inaugurato un anno fa alla presenza dell’ing. Mario Pelosi, capo dipartimento del Ministero per l’innovazione tecnologica.
Ma il riutilizzo di PC non è legato esclusivamente a finalità educative o socio-culturali. Lo dimostra il raggiungimento di obiettivi correlati ad attività di business , che descrive a Punto Informatico Fabrizio Malfanti, CEO di Intelligrate , azienda che si occupa di Competitive Intelligence, Text Mining e Sicurezza.

“Allo scopo di ottimizzare l’esecuzione degli strumenti di text mining e di reperimento delle informazioni via Internet – spiega Malfanti – utilizziamo una grid di macchine Intel di varia natura, sulle quali girano applicazioni di text mining ospitate dal sistema operativo Linux. La grid Linux consente di distribuire le attività di crawling e di elaborazione dei testi in modo più efficiente che utilizzando un elaboratore potente, e consente inoltre di limitare l’impatto ambientale, contenere i costi, focalizzando gli investimenti in altre aree tecnologiche, nonchè di aumentare la privacy dei nostri clienti, mantenendo i dati che li riguardano in ambienti fisicamente separati”.

I software del riuso
Cosa installare su un PC recuperato? Se uno degli obiettivi primari è il risparmio, si tenterà di ridurre o evitare i costi legati alle licenze software. In molti dei progetti di riutilizzo non è dunque un caso che si ricorra a sistemi operativi aperti e a freeware o software libero.

E quindi: il sistema operativo Linux, nelle molte distribuzioni disponibili (dalla sorprendente Coyote Linux, che sta su un floppy e permette di trasformare un vecchio pc in un firewall, fino alle varie Debian, Red Hat, SuSe, Mandrake, Slackware, l’italiana Madeinlinux…); la suite OpenOffice, valida alternativa ai pacchetti Microsoft e i gioiellini di Mozilla Foundation, FireFox, browser in grande ascesa, e il client e-mail Thunderbird.

Ed è certo anche possibile “convertire” i PC in semplici terminali di una rete Linux, utilizzando servizi come LTSP e NoMachine NX . In tal modo il carico di lavoro può essere completamente trasferito alla capacità elaborativa del server che esegue completamente tutte le applicazioni, senza impiego di risorse da parte dei pc.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
2 mar 2005
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