India, accessi pubblici sotto controllo

India, accessi pubblici sotto controllo

Nella regione di Karnataka, polo tecnologico dell'emergente potenza asiatica, una legge controversa bandisce la privacy dai numerosissimi internet cafè. Si teme un giro di vite contro le libertà individuali
Nella regione di Karnataka, polo tecnologico dell'emergente potenza asiatica, una legge controversa bandisce la privacy dai numerosissimi internet cafè. Si teme un giro di vite contro le libertà individuali


Bangalore (India) – Sembra essere soltanto l’inizio, e parte dalla metropoli del boom tecnologico made in India. Da oggi l’accesso alla Rete da uno degli oltre 1000 internet point della capitale dello stato di Karnataka si paga con la privacy: oltre alla tariffa di poche rupie all?ora, tutti i clienti dovranno fornire delicatissimi dati personali , in nome di una più elevata sicurezza telematica nazionale.

I politici locali giustificano l’entrata in vigore della nuova legge con la necessità di smascherare ed intercettare un numero sempre maggiore di ladri e truffatori che usano la Rete per fini poco ortodossi. Chiunque entri in un internet cafè dovrà identificarsi e verrà seguito in ogni sua mossa, che rimarrà indelebilmente impressa nei registri del gestore. Contravvenire alla nuova legge costerà caro: da una semplice sanzione fino alla chiusura dell’esercizio, proprio come accade in Cina .

Questa novità giuridica è prevista in un piano di rinnovamento legislativo varato nel 2000, l’Indian Information Technology Act: una normativa quadro dall’ampio spettro d’azione, che coinvolge interi settori della pubblica amministrazione per il passaggio a forme avanzate di e-government . Uno degli elementi più controversi di questo insieme di linee guida è l’introduzione di una intera gamma di reati informatici , dalla pirateria fino alla frode telematica. Non solo: il governo centrale di New Delhi, forse per via dell’inasprimento della situazione geopolitica in Asia, teme che mezzi di comunicazione telematici scarsamente controllati possano finire nelle mani del terrorismo internazionale .

Un noto esperto di diritto indiano, Pawan Duggal, sostiene con ottimismo che ?il 2005 per l’India sarà l’anno della banda larga. Ad ogni modo bisogna fare attenzione che l’equilibrio tra libertà civili e sicurezza nazionale venga mantenuto?. Con il nuovo regolamento antiprivacy, molti indiani temono esattamente la perdita di questo equilibrio. Secondo Duggal, ?assediare i cyber cafè è privo di senso, in quanto sono soltanto un medium . Non bisogna prendersela con l’impianto idraulico se l’acqua è sporca?. Il marcio che sgorga dalla Rete è forse la grande quantità di materiale pornografico che circola nei cafè: una sorta di passatempo nazionale, al quale sembrano dedicarsi più della metà dei frequentatori abituali dei popolarissimi locali. L’appello del giurista non è stato comunque ben accolto: lo stato di Maharashtra ha immediatamente assemblato una commissione speciale che istituirà nuove norme per il controllo delle connessioni telematiche, del tutto simili a quelle in vigore nel Karnataka. Adesso tutta l’India teme un ?effetto Bangalore? su scala nazionale .

Molti proprietari di punti d’accesso pubblici stanno tremando, prospettando un indebolimento generalizzato del volume d’affari. Alcuni sono terrorizzati dagli effetti immediati della nuova legge: ?Visitare un cafè è una decisione impulsiva. Che cosa succede se non hai la carta d’identità nel portafoglio? Chi mi ripaga della perdita di un potenziale cliente??. Tra le maggiori preoccupazioni degli addetti ai lavori vi è soprattutto l’ onere tecnico ed economico di un adatto sistema di archiviazione delle tracce telematiche.

Perciò nel subcontinente indiano la crescita della connettività diffusa sembra andare di pari passo con la necessità di normare e tenere sotto controllo un intero universo che sembra espandersi senza controllo. In questo processo, gli internet cafè godono di una posizione particolarmente rilevante: oltre ad essere centri d’aggregazione sociale, per molti cittadini sono l’unica possibilità di avere una connessione alla Rete. Quasi tutta l’India online, dall’Uttar Pradesh fino a Goa, senza questi locali non avrebbe modo di condurre attività telematiche di alcun genere.

Infatti le ultime stime statistiche danno una percentuale di penetrazione informatica domestica scarsissima, appena superiore al 12% della popolazione urbana. Stando a questo dato, l’India è in linea con i paesi dell’intera area asiatica, accomunati da una altissima percentuale di collegamenti Internet extradomestici e da una distribuzione capillare degli accessi pubblici sul territorio nazionale. Purtroppo un altro elemento di continuità nel continente asiatico è la scarsissima percezione, da parte dei governi, della centralità che la privacy ha nel benessere psicosociale dei cittadini. C’è semplicemente da sperare che l’India non si tramuti in un altro inferno dei diritti individuali che tutelano la libertà di comunicare.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
4 mar 2005
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