Contrappunti/ Pesci grossi nella rete

Contrappunti/ Pesci grossi nella rete

di Massimo Mantellini - I politici non trascurano più la rete per dialogare con i propri elettori. Ed è uno spettacolo notevole: quello di celebri newbie alle prese con dinamiche talvolta a loro oscure
di Massimo Mantellini - I politici non trascurano più la rete per dialogare con i propri elettori. Ed è uno spettacolo notevole: quello di celebri newbie alle prese con dinamiche talvolta a loro oscure


Roma – Secondo un recente studio di Pew Research, nel corso delle recenti elezioni presidenziali statunitensi circa 63 milioni di persone, quasi un americano su tre, hanno utilizzato la rete Internet per ricevere informazioni sui candidati. Erano il 18% nel 2000, il 4% nel 1996. Pur restando un media non fondamentale nella formazione del consenso, questi numeri indicano chiaramente una tendenza che non ha ragioni di mutare in futuro. Sempre più individui utilizzeranno Internet per ottenere informazioni sui candidati alle elezioni. Come è normale, i politici di tutto il mondo stanno già da qualche tempo iniziando a rizzare le orecchie.

Quello che credo vada tenuto in considerazione, che i candidati e più in generale tutti coloro che fanno attività politica farebbero bene a tenere in considerazione, è che Internet è un media a doppio taglio, uno strumento di diffusione del messaggio politico difficile da omologare alle esigenze di chi lo utilizza; una specie di palla trasparente dentro la quale, per esempio, mentire è più difficile che altrove. Non solo, organizzare la propria campagna mediatica in rete può diventare un’arma potenzialmente molto deleteria in mano a chi la utilizzi in maniera troppo disinvolta.

Se la rete è – alla lunga – un media di cristallo, questo significa che una buona parte della politica italiana dovrebbe oggi ragionevolmente starne alla larga. Ed è in fondo esattamente quello che accade. Troppo elevato il rischio di essere sorpresi nell’intimità della propria essenza politica fatta di mediazioni, di lotte intestine per il potere, di molta retorica e nessun programma, di ideali spesso mandati in cavalleria nel nome della realpolitik.

Ne consegue che oggi il sito internet ideale per il politico medio italiano è quello costruito esattamente come la vetrina di una azienda: bella grafica, qualche foto piaciona, la raccolta dei comunicati stampa, qualche link ai colleghi di partito, una agenda dei prossimi spostamenti, magari una newsletter settimanale. Insomma uno strumento completamente inutile per qualsiasi elettore intelligente.

Dovendo sceglierne uno fra i tanti a mo’ di esempio, fra quelli più professionali e meglio costruiti, vi consiglierei il sito web di Roberto Formigoni nel quale troneggia perfino un piccolo orologio che ci segnala, con precisione al secondo, quanto manca alle prossime elezioni regionali. Un piccolo, significativo trionfo dell’inutilità.

Tralasciando per il momento i forum e gli altri luoghi di interazione presenti in rete deputati alla discussione politica “da molti a molti” (sia L’Ulivo che la Casa delle Libertà ne hanno più di uno nei quali i simpatizzanti possono scambiarsi opinioni e punti di vista), qualche politico italiano sta iniziando a porsi il problema di rinnovare il proprio rapporto diretto con i potenziali elettori: seguendo la scia di ciò che accade un po’ in tutto il mondo, era inevitabile che negli ultimi mesi diversi politici italiani abbiano pensato di aprire un weblog.

Si tratta di una ottima idea per quanti la sapranno sfruttare al meglio: di una iniziativa nel suo piccolo disastrosa per i troppi che hanno semplicemente seguito la moda del momento senza aver compreso in che guaio si stavano cacciando.

Nel giro di poche settimane hanno così fatto la loro comparsa sulla Internet italiana i blog di alcuni politici di punta del panorama nazionale: quello di Romano Prodi , il blog di Antonio Bassolino , quello di Alfonso Pecoraro Scanio . Che vanno ad aggiungersi ad altri weblog già presenti come quello di Luca Coscioni e di Benedetto della Vedova .

Visto il susseguirsi di queste “discese in campo” Luca de Biase ha raccolto sul suo blog una serie di pareri su come dovrebbe comportarsi un politico che apre un blog. Ne è uscito un piccolo compendio molto utile per chiunque intenda estendere l’interazione con i propri possibili elettori anche a tale strumento.

Ascoltare gli altri è l’essenza della presenza politica su Internet. Scrive Dominique Strauss-Kahn, ex Ministro dell’Economia francese, uno di quei politici che una volta scoperta l’importanza di essere un blogger ha utilizzato meglio di altri lo strumento: “Mi capita di testare delle idee sul mio blog, per affinarle e farne delle proposte politiche. I lettori regolari del mio blog hanno anche potuto vedere evolversi la mia posizione su soggetti diversi… I commenti sono spesso di buona qualità sul mio blog, e io ne approfitto” .

Non è il solo ad approfittarne. Il contatto continuo e franco fra il politico ed i suoi elettori è un gioco al guadagno per tutti, anche per gli elettori stessi. Sempre più persone in rete avranno strumenti e modalità per riconoscere la buona dalla cattiva politica. O anche solo la politica capace di ascoltare da quella distante dai contributi delle singole persone. I weblog di certi politici (per esempio questo , del vicepresidente del Parlamento Europeo Margot Wallstrom) sono oggi gli strumenti più avanzati di interazione politica “da uno a molti” fra i tanti che la tecnologia rende disponibili. Ma per essere utilizzati bene questi gioiellini richiedono tempo ed impegno. E nella maggioranza dei casi, anche se si è animati da buone intenzioni, questo tempo e questo impegno non ci sono.

Nulla di male: ognuno di noi è moderno e lungimirante per quanto può. Come per esempio Romano Prodi che da quando ha aperto il suo blog, più di un mese fa, ha scritto solo due post. Il primo, un messaggio di presentazione nel quale dichiara che terrà conto di ogni singolo navigatore, il secondo dopo una ventina di giorni nel quale si scusa perché ha avuto molto da fare. Come ha scritto Paolo Valdemarin aggiungendo una ultima postilla ai 5 consigli per un politico che vuole aprire un blog:

6. Se hai un blog e non hai niente da dire, chiudilo.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
14 mar 2005
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