Sun vara licenze Java (quasi) open

Sun vara licenze Java (quasi) open

Sulla spinta della comunità open source, Sun presenta due nuove licenze che permetteranno di accedere al codice di Java e apportarvi modifiche. Ma l'Open Java agognato da IBM rimane un miraggio lontano
Sulla spinta della comunità open source, Sun presenta due nuove licenze che permetteranno di accedere al codice di Java e apportarvi modifiche. Ma l'Open Java agognato da IBM rimane un miraggio lontano


Santa Clara (USA) – Con una mossa tesa ad allentare le cinghie che infagottano la tecnologia Java, Sun ha svelato due nuove licenze che, pur non abbracciando il modello open source, promettono di semplificare e agevolare l’accesso al codice della sua piattaforma.

Pur se definite “sperimentali”, le nuove licenze sono destinate a soppiantare l’attuale Sun Community Source License (SCSC), la cui prima versione venne pubblicata nel lontano 1996. Inizialmente verranno però applicate esclusivamente a Java 2 Standard Edition (J2SE), il software per creare e far girare programmi Java sui computer desktop.

La nuova strategia del colosso di Santa Clara dà agli sviluppatori il diritto condizionato di visionare e modificare il codice di J2SE, ma di certo non rappresenta quel drastico cambio di rotta da tempo auspicato dai sostenitori dell’open source e, in special modo, da IBM. La prudente apertura di Sun appare piuttosto il tentativo di mediare gli interessi , spesso contrapposti, dei vari licenziatari di Java.

Con le sue nuove licenze il colosso di Santa Clara dice di aver conciliato la volontà di andare incontro alle richieste del mondo open source con quella, altrettanto sentita, di salvaguardare l’integrità della piattaforma Java . Il timore di Sun, infatti, è che una licenza troppo permissiva possa favorire il cosiddetto forking , ossia lo sviluppo di versioni derivate di Java non più compatibili e interoperabili con la piattaforma originaria.

“Stiamo cercando di rispettare le esigenze di ciascuna parte creando un ambiente di collaborazione e licensing che sia quanto più vicino all’open source ma che, nell’ugual tempo, non deluda le aspettative del resto del mondo in merito a interoperabilità e compatibilità”, ha dichiarato James Gosling, CTO del Developers Platform Group di Sun. “Non tutti sono interessati all’apertura del codice di Java, e tra i contrari ci sono alcuni fra i nostri più importanti clienti, come il Ministero per la Sanità brasiliano”.

Le nuove licenze di Sun sono frutto di un progetto chiamato Peabody , il cui scopo è quello di coinvolgere maggiormente gli sviluppatori nel processo di sviluppo della tecnologia Java. Oggi Sun, attraverso il Java Community Process, controlla in modo stretto l’evoluzione di Java e ha l’ultima parola su tutte le modifiche apportate al suo codice.

I cambiamenti al modello di licensing che accompagneranno le prossime release della J2SE si incarnano nella Java Internal Use License (JIUL, pronunciato “jewel”) e nella Java Distribution License (JDL). La prima è una licenza con cui i clienti business possono apportare modifiche a Java e applicarle internamente all’azienda : ciò rende ad esempio possibile, per un’organizzazione, sviluppare delle patch e dei bug fix in proprio senza dover attendere che lo faccia la comunità Java. La seconda è invece più simile all’attuale SCSC e si rivolge in modo particolare alle software house che vogliano commercializzare versioni modificate della piattaforma Java : in tal caso Sun obbliga i propri licenziatari a sottoporre le proprie modifiche ad un processo di testing per garantirne la compatibilità con le altre implementazioni di Java.

Con la JUIL, Sun sostiene di essersi assunta un piccolo rischio: quello che un’azienda forgi una propria versione di J2SE al di fuori della comunità. Come si è visto, però, le restrizioni contenute nella licenza impongono che le modifiche al codice di Java vengano utilizzate esclusivamente all’interno dell’azienda.

JUIL e JDL si vanno ad aggiungere ad una terza licenza, la Java Research License (JRL), rilasciata da Sun verso la fine dello scorso anno e indirizzata alla comunità accademica: tale licenza permette a università e ricercatori di accedere al codice di Java e condividere alcune distribuzioni binarie.

Mentre la JRL è già disponibile per le versioni 1.4.1 e 5.0 di J2SE, la JUIL e la JDL lo diverranno più avanti nel tempo. Queste tre licenze accompagneranno inoltre J2SE 6.0 , anche noto con il nome in codice Mustang , una major release della piattaforma Java attesa per la prima metà del 2006. Per il momento Sun non ha alcun piano circa l’estensione del suo nuovo modello di licensing a Java 2 Enterprise Edition (J2EE), per i server, e Java Micro Edition (J2ME), per i dispositivi mobili. Ma la rotta verso un’apertura complessiva di Java sembra ormai tracciata.

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Pubblicato il
18 mar 2005
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