Banda larga oltre l'ADSL

Banda larga oltre l'ADSL

Broad band su rete elettrica ed onde radio: si fanno largo le prime offerte. Ecco come si muovono gli operatori sperimentali mentre Enel rimane alla finestra: troppe le regole ancora da definire. Ma qualcosa si muove
Broad band su rete elettrica ed onde radio: si fanno largo le prime offerte. Ecco come si muovono gli operatori sperimentali mentre Enel rimane alla finestra: troppe le regole ancora da definire. Ma qualcosa si muove


Roma – Connessioni su onde radio o su rete elettrica, per accedere a Internet da casa o dall’ufficio: stanno spuntando le prime offerte, come timidi funghetti sotto il sole primaverile. Se non hanno ancora la forza di ergersi come alternative efficaci all’Adsl, la colpa è della burocrazia, di norme e standard che, in entrambi i casi, non sono ancora definiti .

Ciò nonostante vanno avanti i piani di No Cable e di I-Light . Il primo ha lanciato un’offerta a 2 Mbps via onde radio Hyperlan in Irpinia, con l’obiettivo di coprire 150 comuni non raggiunti da Adsl in Campania, Puglia e Calabria entro il 2005. I-Light invece è in contatto con numerose municipalizzate fornitrici di energia, per offrire servizi di accesso a Internet tramite rete elettrica. La prima offerta, con cui è possibile avere una velocità fino a 20 Mbps, è imminente e coprirà l’intero territorio di Brescia .

Si è ancora agli inizi, è chiaro, ma le premesse sono buone per pensare un’Italia che non dipenda da Telecom Italia e dall’Adsl per viaggiare veloce in Internet. Il mercato ha fame di alternative, che cominciano a essere servite a piccoli bocconi.

“Ora copriamo appena sei comuni, circa 15.000 persone, tra cui abbiamo però già 170 clienti, soprattutto aziende”, dice Marco Caldarazzo , amministratore delegato di No Cable. Il motore dell’offerta è stato l’accordo invernale di No Cable con Asmez , una società a capitale misto (pubblico e privato), che comprende un migliaio di comuni in Calabria e in Campania. Sono state così montate, finora, quattro antenne che sfruttano la tecnologia Hyperlan e che sono collegate a reti in fibra. Possono inviare il segnale in un raggio di sette chilometri in linea d’aria, permettendo così l’accesso a Internet agli utenti che montino un ricetrasmettitore ad hoc.

Sono tre le offerte commerciali, a 2 Mbps: Basic (30 euro al mese), Medium (50), Premium (100), Iva esclusa. La differenza è nella banda garantita, assente nella prima offerta e a 64 e a 128 Kbps nelle altre due. “La velocità è di 6 Mbps nelle connessioni tra utenti Hyperlan, ai quali offriamo inoltre un numero geografico gratis, per telefonare via Internet”, dice Caldarazzo. La rete Hyperlan è, come dice il nome, un local network simile a quello di Fastweb.

“Sfruttiamo le frequenze a 5,4 GHz, che non sono regolamentate. Lo svantaggio è che manca uno standard, il che complica la fornitura del servizio e aumenta i costi a monte”. L’ideale sarebbe sfruttare frequenze più basse e poter offrire connessioni tramite standard WiMax, “che però in Italia non è ancora possibile adottare”. Invece, “non c’è nessuna norma che vieti l’Hyperlan, ma nemmeno una che lo permetta esplicitamente. Per questo motivo non faccio pubblicità alla mia offerta: finché non fa troppo rumore, non sarà ostacolata. Preferisco quindi volare basso, coprire zone periferiche, non raggiunte dall’Adsl, per non sfidare gli operatori di rete fissa”. Le novità tecnologiche, in Italia, a volte hanno paura di camminare a testa alta, tra i recinti sorvegliati dai monopoli.

Allo stesso modo, sono proprio le norme, la burocrazia l’ostacolo principale al decollo dell’Internet su rete elettrica (servizi Powerline ). Ecco i dettagli.


Enel, che è stato tra i primi a sperimentare il servizio (a Grosseto), attende appunto dalla comunità europea un set di regole e di standard, prima di partire. C’è chi invece non ha voluto più aspettare e ha deciso di lanciare comunque l’offerta: la municipalizzata Asm Brescia nei prossimi mesi venderà connessioni fino a 20 Mbps, su rete elettrica, cui andranno quindi collegati un modem speciale e il computer.

“Già da fine marzo cominceremo a installare nelle centrali elettriche i trasformatori per la connessione. Alla fine, entro 18 mesi, i nodi saranno 32.000, per coprire i 200.000 abitanti di Brescia. I primi fortunati potranno accedere all’offerta fin da aprile”, spiega Herman Zampariolo , presidente di I-Light, il partner che fornirà la tecnologia. Brescia diventa quindi “la prima città al mondo su cui viene offerta Internet via rete elettrica a un così grande numero di utenti”. I bresciani potranno fare a meno di Telecom Italia e telefonare tramite VoIP su rete elettrica.

“È possibile offrire anche solo il servizio VoIP e non l’accesso a Internet, a chi vuole risparmiare sul canone. Prevedo che le tariffe voce potranno essere del 50-70 per cento più basse rispetto a quelle di Telecom”. Sulla stessa rete si potrà inoltre fare la tele lettura dei contatori del gas, dell’acqua e della luce. Una comodità in più per gli utenti, visto che questi processi saranno così automatizzati.

Il caso di Brescia è notevole, dopo anni di silenzio, di promesse, di sperimentazioni che non davano luogo a offerte commerciali. “Brescia smuoverà le acque: altre municipalizzate vorranno offrire il servizio. Siamo in contatto con tutte quelle presenti in Italia, per lanciare sperimentazioni o prossime offerte commerciali”, dice Zampariolo.

Si vedrà, ma al riguardo non ci sono certezze . Lo stesso Zampariolo riconosce che “il problema è riuscire a mettere d’accordo una municipalizzata con un operatore di telefonia, che dovrà poi in effetti offrire il servizio. Con Asm Brescia è stato facile, perché controlla già un operatore, Selene”. In altre città l’iter rischia di essere più lungo, quindi. È il dramma delle Powerline: la lentezza cronica con cui i processi di attivazione e di lancio vanno avanti. Se ne parla da cinque anni , ma i risultati visti finora non sono stati molti. Gli annunci si sono spesso mostrati troppo ottimisti: lo stesso Zampariolo aveva detto un anno fa che le prime offerte sarebbero arrivate in pochi mesi.

Ed è alla finestra il player più grosso, Enel . “Dopo i test a Grosseto non abbiamo fatto nulla. Attendiamo che arrivi la normativa e un quadro di standard dalla comunità europea”, spiega Sergio Rogai , membro del Powerline Forum e uno dei responsabili del progetto presso Enel. “In particolare, in ambito europeo è nato il gruppo di lavoro Opera, che deve definire gli standard e le tecnologie più adatte a fare Powerline. Mi aspetto qualche novità in pochi mesi”. Ce n’è bisogno, prima di lanciare i servizi? “Sì, perché noi di Enel non potremmo fare un’offerta su piccola scala, come a Brescia. Dovremmo avere un piano progressivo di copertura. E non possiamo imbarcarci in quest’avventura senza un piano di regole stabile”.

3a: La questione delle regole

Per esempio, “devono essere fissati i livelli limite per le emissioni”. Secondo Enel, Asm Brescia corre il rischio “di essere fermata, magari con l’accusa di non rispettare questi limiti o per un qualsiasi altro motivo che può essere accampato, in mancanza di regole chiare e stabilite a priori”.

I dubbi riguardano anche la tecnologia scelta da Asm: “quella di I-Light è lo Spread Spectrum, di origine militare. Ma secondo noi prevarrà invece lo standard OFDM, che si basa su molte portanti allocate dinamicamente. Dalle discussioni fatte in Opera, risulta che ha maggiori potenzialità rispetto allo Spread Spectrum”.

È nei palazzi della Comunità, quindi, che si decide il futuro delle Powerline . “La tecnologia, da un anno e mezzo, è pronta, funziona. Già ora abbiamo chip che supportano 200 Mbps, da condividere in un gruppo di utenti. Bisogna adesso vedere se c’è la volontà politica di sostenere le Powerline”. I rischi? “Se ci impongono limiti normativi troppo rigidi, sulle emissioni per esempio, potrebbe essere poco conveniente offrire il servizio. Non potremmo essere competitivi con gli operatori telefonici. È quindi ancora tutto da vedere”.

È probabile che gli incumbent europei facciamo pressioni, in sede comunitaria, perché alle Powerline si taglino le gambe con norme sfavorevoli. Non è detto che ci riescano, perché “in Europa c’è grande interesse a sostenere lo sviluppo della banda larga, per accorciare le distanze con il Giappone e la Corea del Sud”.

Le Powerline servono allo sviluppo del mercato soprattutto perché sono una tecnologia alternativa in senso stretto, non usando il doppino telefonico. C’è bisogno di alternative per ridurre il digital divide, per dare speranze agli utenti e alle aziende non raggiunti da Adsl. Su onde radio e su rete elettrica, queste alternative stanno lottando per crescere. Ma il terreno non è dei migliori.

Alessandro Longo

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 22 mar 2005
Link copiato negli appunti