Che senso hanno gli e-book in classe?

Che senso hanno gli e-book in classe?

Breve inchiesta di Punto Informatico sull'annunciata sperimentazione che porterà i libri elettronici in centinaia di classi italiane. La via ad un nuovo modello didattico? Parla Musumeci
Breve inchiesta di Punto Informatico sull'annunciata sperimentazione che porterà i libri elettronici in centinaia di classi italiane. La via ad un nuovo modello didattico? Parla Musumeci


Roma – Non un libro ma cento. Non il peso e la “freddezza” del tomo, seppure simbolo del sapere, ma l’ebbrezza di poter avvicinarsi allo studio imparando a sfruttare le potenzialità dei computer e della multimedialità. Gli e-book faranno il loro ingresso ufficiale in classe dal prossimo mese di settembre grazie ad un progetto sperimentale che coinvolgerà circa 150 classi delle medie superiori.

L’iniziativa è del Comitato dei ministri per la Società dell’informazione con il ministero all’Innovazione ; costo: 3 milioni di euro. L’esperimento servirà per valutare se il grado di apprendimento-attenzione degli studenti attraverso la dinamicità dei contenuti multimediali sarà maggiore rispetto ai tradizionali metodi di insegnamento. Per ora si parte in quattro regioni: Lombardia, Toscana, Lazio e Puglia.

La tecnologia si muove in fretta e la scuola non può rimanere a guardare. In attesa di poter vedere concretizzarsi progetti ministeriali per un’istruzione somministrata via sms e mms o attraverso Ipod, si parte con la lettura e la scoperta di testi letti sui monitor.

L’idea del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti non è quella di sostituire totalmente il tomo cartaceo ma di affiancare a una parte dei libri di testo (esercitazioni e verifiche) le potenzialità ed i contenuti multimediali.

Oggi la spesa per i volumi scolastici può raggiungere una quota pro capite anche di 250 euro ed i titoli in elenco sono ben 33mila: finiscono tutti negli zaini che si appesantiscono mentre le tasche di mamma e papà si alleggeriscono. Perché allora non trasformare una parte di questo sapere in byte e risparmiare qualche euro?

Per ora (dopo il tentativo di affidamento diretto ai giganti Ibm e Mondatori, vicini al Governo) il ministero dell’Istruzione avvierà una gara pubblica per la ricerca dei partner che dovranno materialmente “costruire” e riempire gli e-book – per niente simili alla semplice trascrizione dei classici libri.

I libri elettronici saranno costituiti da stralci e saggi scelti, arricchiti da link per scoprire le infinite vie della Rete, da ipertesto , immagini, filmati, musica, file audio e possibilmente contenuti televisivi. Tutto questo per cercare di calamitare l’attenzione degli studenti e spingerli a conoscere sempre più. Magari solleticando un sano interesse.

Ma ecco di seguito il resoconto di una chiacchierata di Punto Informatico con uno dei responsabili del progetto, Alessandro Musumeci del ministero all’Istruzione.



Alessandro Musumeci è il consigliere per le politiche di innovazione tecnologica del ministro dell’Istruzione, dell’Università’ e della Ricerca, Letizia Moratti, e Direttore Generale dei Sistemi Informativi dello stesso Ministero. A Punto Informatico svela i particolari dell’operazione “e-book in classe”.

Punto Informatico: Qual è lo scopo della sperimentazione?
Alessandro Musumeci: Principalmente cercheremo di valutare il grado di apprendimento degli studenti attraverso questo nuovo e accattivante metodo che parla decisamente “giovane”.
Saranno scelte 150 classi che svolgeranno parte del programma scolastico sfruttando gli e-book. Queste classi saranno messe a confronto con altre 150 che invece useranno i classici libri di testo. Gli effetti “collaterali” potrebbero essere molti e diversificati. Per esempio, i ragazzi potrebbero essere invogliati a studiare, sarebbero spinti ad utilizzare i computer e quindi ad imparare ad usarli; gli zaini si alleggerirebbero. C’è da dire che in Inghilterra e Germania si sono già avviati sperimentazioni simili mentre la Francia è un po’ indietro. Dunque tentiamo di seguire il passo dell’Europa.

PI: Dopo la polemica sull’affidamento diretto ad Ibm e Mondadori come vi state muovendo?
AM: Quella è stata una tempesta in un bicchiere d’acqua scaturita da un comunicato stampa partorito male. Anche il ministro ha confermato che vi sarà una selezione pubblica di fornitori e nessun sarà prioritario. La scelta poi avverrà con criteri trasparenti.

PI: Cosa chiedete ai futuri partner?
AM: Naturalmente collaborazione, disponibilità, innovazione, elasticità. Si tratta di riprogettare uno strumento diverso, non un semplice libro in pdf. Vogliamo un’opera che costituisca una attrattiva per il ragazzo, che possa unire i pregi di Internet e della tv. Non c’è dubbio che il tomo tradizionale -pur avendo un “appeal” minore- rimanga un punto fermo.

PI: Quali dotazioni dovranno avere le classi nelle quali sarà avviata la sperimentazione?
AM: Le scuole dotate di laboratori di informatica sono 23mila. Il piano di ammodernamento continua senza sosta per fornire tutte le scuole delle dotazioni minime. In questo caso occorrono semplicemente PC.

PI: Come hanno reagito gli insegnanti?
AM: Già da qualche anno abbiamo avviato progetti di formazione e aggiornamento per 200mila docenti. Il prossimo ne coinvolgerà altri 50mila per fornire loro le conoscenze adeguate sulle tecnologie informatiche. Naturalmente l’aggiornamento è volontario. E’ chiaro che è uno stimolo anche per loro.

PI: Il futuro di questa iniziativa?
AM: Vedremo se l’e-book sarà la risposta giusta… intanto a breve partiranno nuove sperimentazioni che coinvolgeranno cellulari e Ipod. Di sicuro la scuola deve essere al passo con i tempi e seguire i giovani nel loro evolversi e nei loro interessi. Bisogna che l’insegnamento sia calato nel tempo in cui vive.

PI: Alcuni anni fa ci furono polemiche dei librai non appena si ventilò l’idea di trasformare i libri di testo in e-book. Oggi cosa è cambiato?
AM: Le proteste ci sono state. Non abbiamo intenzione di abolire il libro ma solo affiancarlo ad un nuovo strumento. Oggi è possibile farlo e sarebbe sbagliato lasciarci sfuggire questa occasione. Posso dire che settimanalmente si tengono riunioni con le associazioni degli editori e dei librai per concordare linee comuni e risolvere eventuali problemi. Credo proprio che non bisogna allarmarsi.

a cura di Alessandro Biancardi

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Pubblicato il
24 mar 2005
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