Pakistan, dove la pirateria è sistema

Pakistan, dove la pirateria è sistema

Nell'ultimo quarto di secolo la pirateria multimediale ha pervaso l'economia del paese: sradicarla oggi è quasi impensabile senza creare uno sconquasso
Nell'ultimo quarto di secolo la pirateria multimediale ha pervaso l'economia del paese: sradicarla oggi è quasi impensabile senza creare uno sconquasso


Londra – “Bisogna adeguarsi alle necessità. Fin quando i pakistani vorranno pagare poco per un film… ci saranno i pirati”. Così si presenta Khalid Jan Mohammad, uno dei tantissimi uomini d’affari immersi nel business dell’intrattenimento digitale pakistano. Un’industria sicuramente atipica: il sistema si basa sulla connivenza degli amministratori pubblici e sulla furbizia dei singoli “imprenditori”. Che da noi verrebbero chiamati “criminali”. Un’inchiesta della BBC ha messo in luce un problema assai più grande di quanto finora immaginato.

Il Pakistan è uno dei paesi più sviluppati ed organizzati nel commercio di materiale piratato.

A nulla sono valsi i numerosi e ripetuti richiami da parte delle agenzie internazionali per la tutela dei diritti d’autore: l’amministrazione chiude gli occhi sulla questione della proprietà intellettuale. Secondo un’indagine dell’organizzazione internazionale dei fonografici IFPI , il paese sforna ogni anno circa 230 milioni di prodotti digitali contraffatti su una vasta gamma di supporti: dal DVD al VHS. La merce raggiunge poi tutto il mondo, facendo incassare circa 27 milioni di dollari ai signori pakistani della copia.

Interrogato sul futuro del Pakistan, Khalid Jan Mohammad è sufficientemente chiaro: “Non c’è niente da fare. Che la comunità internazionale muoia pure impiccata” dice lucidamente l’atipico rivenditore di musica. Proprietario della ditta Sadaf CD -all’apparenza un semplice negozio di dischi-, sforna “falsi” curati nei più piccoli dettagli. Ma secondo lui, così come secondo la totalità dei pakistani, “questa non è pirateria. Si chiama arrangiarsi”.

Il prezzo di un film in DVD si aggira intorno al dollaro: all’altezza delle tasche dei pakistani. Che non accennano a voler comprare originali. Ormai, dopo circa 25 anni di espansione, il mercato del falso ha completamente soppiantato il mercato “legittimo”. Ogni 18 mesi la capacità di produzione delle “copisterie” raddoppia, facendo tremare le major dell’industria multimediale.

La soluzione al problema, agli occhi delle associazioni delle major come RIAA , è ancora distante. La produzione illecita “made in Pakistan” costa all’economia mondiale circa tre miliardi di dollari all’anno. Khalid Jan Mohammed fa la sua proposta, assai pratica: “Provate a fermarci. L’unico modo, se l’Occidente vuole fermare la pirateria in Pakistan, è convincere le major ad abbassare le esose royalty”.

T.L.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 4 mag 2005
Link copiato negli appunti