Software, mai tanti pirati in Italia

Software, mai tanti pirati in Italia

Continua a crescere il numero di coloro che utilizzano, producono e diffondono software contraffatto o che installano software fuori dai confini delle licenze d'uso. Nel resto del mondo, invece, la pirateria cala
Continua a crescere il numero di coloro che utilizzano, producono e diffondono software contraffatto o che installano software fuori dai confini delle licenze d'uso. Nel resto del mondo, invece, la pirateria cala


Roma – Italia e Danimarca sono più vicine da qualche ora, da quando cioè l’alleanza dei produttori di software proprietario BSA ha presentato alla stampa il suo ultimo rapporto sulla pirateria del software nel Mondo; un rapporto secondo il quale i due paesi europei sono in controtendenza rispetto a tutti gli altri: a Roma e a Copenaghen, infatti, la pirateria impazza e continua a crescere.

A sostenerlo sono i numeri raccolti per conto di BSA dall’autorevole osservatorio di IDC : per l’Italia si sostiene che il tasso di pirateria, ovvero la quantità di software utilizzato abusivamente o contraffatto nel nostro paese, è ora al 50 per cento . La rilevazione si riferisce al 2004: nel 2003 quel dato era al 49 per cento. Dati analoghi per la Danimarca: questo fa sì che l’Italia, dopo la Grecia, sia considerata dai produttori di software proprietario il paese europeo nel quale maggiormente circolano programmi contraffati. La media continentale peraltro decresce tra il 2003 e il 2004 dal 37 al 35 per cento.

Nel Mondo, stando allo studio, più di un terzo di tutto il software installato nel 2004 è pirata: secondo i produttori questo si traduce in una perdita dell’industria di almeno 33 miliardi di dollari nel complesso. Attenzione però: la stima viene fatta sulla base della quantità di software pirata in circolazione, nell’ipotesi che chi ha utilizzato abusivamente i programmi se non avesse potuto farlo sarebbe ricorso all’acquisto dell’originale o delle licenze corrispondenti. Secondo IDC in Italia “il valore del software illegale installato sui computer del Belpaese è stimato in un miliardo e mezzo di dollari, pari a quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro”.

Volendo prendere questa valutazione come dato di riferimento, lo studio parla di un incremento delle perdite globali rispetto all’anno precedente di ben 4 miliardi di dollari: un dato che più di altri potrebbe confermare la crescita della pirateria nel Mondo , con ogni probabilità legata anche alla sempre maggiore diffusione delle nuove tecnologie. In realtà andando a vedere lo studio, IDC parla di una media globale di pirateria in discesa, dal 37 al 35 per cento: visto così, dunque, l’aumento delle perdite si lega anche all’aumento dei prezzi di listino.

La maggiore diffusione delle tecnologie nel Mondo, in realtà, premia gli stessi produttori che si lamentano della pirateria dilagante: secondo IDC nel 2004 sono stati installati 90 miliardi di dollari di software con una crescita di vendite legali di software del 6 per cento.

Sebbene Italia e Danimarca siano nel mirino di BSA nella zona EMEA (Europa e Medio Oriente), i paesi dove più diffusi sono i programmi pirata sono altrove: secondo IDC si tratta in particolare di Ucraina, Cina, Vietnam e Zimbabwe , paesi nei quali la percentuale di pirateria supera il 90 per cento. La Cina rappresenta un caso davvero particolare, come si può leggere in un lancio di oggi di Punto Informatico: un paese dove la pirateria viene percepita come sistemica ma nel quale il Governo fa di tutto quantomeno per salvare le apparenze, talvolta ricorrendo a misure draconiane pur di dimostrare la propria buona volontà nella lotta ai pirati.

Le campagne di sensibilizzazione , come quella recentemente rilanciata in Italia , associate a normative sempre più pesanti contro l’abuso del software, sembrano dare i loro frutti in alcuni paesi-chiave: negli Stati Uniti, ad esempio, in un anno la pirateria è scesa di due punti ed è ora al 21 per cento. Si tratta di dati che collocano gli USA sul fondo della classifica dei paesi dove circolano più software pirata, con Regno Unito, Austria e Svezia al 27 per cento.

Cosa accadrà ora? Il rapporto evidenzia con chiarezza che né gli sforzi senza precedenti delle forze dell’ordine né lo stesso lavoro della BSA sono serviti in Italia a contenere la pirateria che, anzi, aumenta. Ed è quindi d’obbligo attendersi ulteriori pressioni sul Legislatore per nuove e ancora più pesanti misure verso chi abusa delle licenze sul software. Non vanno però in questa direzione le dichiarazioni di Francesca Giudice, presidente di BSA Italia, secondo cui la strada è invece quella della sensibilizzazione, per “cambiare la diffusa percezione che la pirateria, per il fatto di essere tecnicamente alla portata di tutti , sia un comportamento lecito o, comunque, di modesta gravità”.

Anche in occasione della presentazione del nuovo rapporto, BSA ha ribadito che a suo parere “un’ipotetica riduzione del 10% della pirateria informatica” si tradurrebbe “in circa 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro, 64 miliardi di dollari di entrate per l’erario, attualmente evase dai pirati, e 400 miliardi di dollari di volume d’affari incrementale per il sistema economico”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
19 mag 2005
Link copiato negli appunti