Microcosi contro il bioterrorismo

Microcosi contro il bioterrorismo

Una coppia di ricercatori americani vuole dar vita ad un esercito di microrobot: i loro sensori sono in grado di riconoscere e scovare particolari sostanze chimiche
Una coppia di ricercatori americani vuole dar vita ad un esercito di microrobot: i loro sensori sono in grado di riconoscere e scovare particolari sostanze chimiche


Laramie (USA) – Agiscono come piccoli cani dall’olfatto infallibile e potrebbero salvare gli USA da attacchi terroristici non convenzionali. Questi microrobot sviluppati dai coniugi Spears, dell’ Università del Wyoming , sono equipaggiati con un sistema di speciali sensori in grado di “riconoscere” tracce sospette di sostanze biochimiche nocive. Il progetto è rivoluzionario, perché questi piccolissimi automi riescono a cooperare tra loro , organizzandosi e coordinandosi come eserciti in miniatura.

Tutto è nato da una ricerca coordinata dai due coniugi Spears. L’obiettivo dello studio era costruire automi in grado di reagire a stimoli fisici e chimici provenienti dall’esterno. Successivamente, il progetto è diventato un prototipo funzionante di una branca sempre più importante della scienza dell’automazione, detta “robotica distribuita”: l’idea degli Spears è stata quella di realizzare reti di microrobot, indipendenti ma comunicanti, in grado di aggregarsi per diventare un unico strumento di rilevazione collettivo. Sicuramente meno costoso e più versatile di un’unica, ingombrante macchina.

Questa nuova tecnologia, premiata dalla Fondazione Nazionale per la Scienza con un finanziamento di 100mila dollari per la “migliore realizzazione nel campo della robotica”, verrà probabilmente impiegata nel settore dell’intelligence e dell’antiterrorismo. “Se per esempio i terroristi immettessero nell’ambiente delle sostanze tossiche”, dice William Spears, “un numeroso gruppo di microrobot riuscirebbe a rintracciarne con precisione la fonte”. Ma non solo: i creatori di queste microsonde intelligenti sperano al più presto di completare dei prototipi volanti e persino subacquei , moltiplicandone le già infinite potenzialità. Miniaturizzandone ulteriormente i componenti, potranno presto compiere i primi, importantissimi passi per la realizzazione di nanomacchine programmate per “braccare”, automaticamente, cellule tumorali all’interno di un organismo vivente.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
19 mag 2005
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