Elettricità dal... sangue?

Elettricità dal... sangue?

Ricercatori giapponesi mettono a punto celle energetiche che sfruttano l'organismo umano per produrre energia elettrica a basso voltaggio. Partendo dal glucosio
Ricercatori giapponesi mettono a punto celle energetiche che sfruttano l'organismo umano per produrre energia elettrica a basso voltaggio. Partendo dal glucosio


Tokyo (Giappone) – Matsuhiko Nishizawa, professore di bioingegneria presso il laboratorio dell’ Università di Tohoku , non è un sicuramente un vampiro. Tuttavia ha ideato un metodo rivoluzionario per creare elettricità partendo dal sangue . Una invenzione che potrebbe rivelarsi davvero importante per la lotta alle malattie cardiovascolari, permettendo ai medici di salvare la vita di molte persone.

Partendo probabilmente dagli studi del professor Liwei Lin , studioso di Berkeley, il team di scienziati giapponesi condotto da Nishizawa è riuscito a sviluppare delle microcelle energetiche utilizzando il glucosio che scorre abbondante tra i vasi sanguigni.

Il funzionamento di questa nuova tecnologia sfrutta alcune proprietà della vitamina K , il 2-metil-1,4-naftochinone. Un composto dalle note attività antiemorragiche e naturalmente presente all’interno dell’organismo umano e perciò totalmente biocompatibile.

Questa novità apre la strada all’uso delle celle energetiche anche all’interno del corpo umano. Il microsistema elettrogeno sviluppato dall’equipe di Nishizawa sfrutta una variante della vitamina K, detta menadione , al posto di componenti metallici potenzialmente dannosi per la salute.

“Dato che nelle celle da noi sviluppate lo scambio di elettroni si basa principalmente sulla vitamina K3”, ha dichiarato Nishizawa in una nota ufficiale, “potremmo produrre energia elettrica in maniera totalmente sicura”. Realizzate in materiale atossico, celle della dimensione di una moneta svilupperebbero fino a 0,2 milliwatts di elettricità. Una potenza sicuramente insufficiente per azionare grandi dispositivi, ma più che sufficiente per microvalvole cardiache ed altri impianti sanitari. Microsensori e pace-maker potrebbero essere installati senza alcun bisogno di successiva rimozione per il cambio delle batterie.

La tecnologia realizzata in Giappone può potenzialmente trasformare e stravolgere i canoni dell’attuale implantologia. Le applicazioni pratiche delle microcelle “vampiriche” potrebbero modificare la vita di tutti i giorni: da apparecchi senza fili per il monitoraggio immediato delle condizioni vitali fino ad avveniristici anticorpi artificiali , in grado di agire selettivamente su antigeni specifici.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
23 mag 2005
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