Per il P2P tutto difficile in Canada

Per il P2P tutto difficile in Canada

Una sentenza solo in apparenza premia il diritto alla riservatezza: in realtà indica la via alle major per denunciare gli utenti che usano il peer-to-peer abusivamente
Una sentenza solo in apparenza premia il diritto alla riservatezza: in realtà indica la via alle major per denunciare gli utenti che usano il peer-to-peer abusivamente

Ottawa (Canada) – Va a favore dell’industria dei contenuti il nuovo round di un caso fondamentale per il peer-to-peer in Canada: una corte d’appello ha infatti stabilito che tanto il download quanto l’upload di file protetti da diritto d’autore in rete senza autorizzazione è illegale.

L’industria applaude una sentenza che non deve stupire: da tempo il Canada rappresenta un’anomalia nel mondo occidentale, che condanna in modo quasi unanime l’uso del P2P per attività non autorizzate, e questo perché prima l’Ufficio del Copyright e poi un tribunale hanno specificato, in estrema sintesi, che porre a disposizione dei file non significa diffonderli, perché occorre che qualcuno li “prelevi”.

Ora i magistrati d’appello hanno invece stabilito che gli autori “devono essere incoraggiati a sviluppare i propri talenti, la propria creatività…”; se sono derubati dei frutti dei propri sforzi – hanno scritto i magistrati – tutto questo può non avvenire. “La tecnologia moderna come Internet – continua la Corte – non deve poter obliterare questi diritti di proprietà intellettuale che la società ritiene di valore”.

Il caso specifico è quello intentato dai discografici della CRIA contro 29 utenti Internet accusati di aver scambiato un totale di 43.541 brani musicali senza autorizzazione. Se in primo grado è stata bocciata la richiesta di ottenere dai provider i nomi di questi utenti, ora le cose cambiano: pur negando all’industria l’accesso a quei nomi, infatti, i magistrati d’appello hanno chiarito che, aggiungendo nuove prove a carico dei 29, CRIA potrà ottenere il via libera e chiedere ai provider i dati degli utenti.

“Sebbene si debbano considerare anche i problemi di privacy – hanno scritto i giudici – questi devono confrontarsi con la pubblica preoccupazione di tutela dei diritti di proprietà intellettuale nelle situazioni nelle quali le violazioni minacciano di erodere questi diritti”.

Proprio CRIA, com’è comprensibile, ha fatto sapere di essere estremamente soddisfatta per la sentenza perché “ci ha fornito il percorso da seguire per difendere il valore della musica da coloro che vorrebbero rubarlo”, come ha dichiarato Lisa Zbitnew, presidente di Sony BMG Music.

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Pubblicato il
23 mag 2005
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