Antipirati fin da piccoli

Antipirati fin da piccoli

BSA manda i suoi funzionari nelle scuole dello Utah: è necessario che fin da piccoli gli alunni imparino a rispettare i fondamenti del business delle multinazionali
BSA manda i suoi funzionari nelle scuole dello Utah: è necessario che fin da piccoli gli alunni imparino a rispettare i fondamenti del business delle multinazionali


Roma – Introdurre e discutere di temi delicati come delinquenza, abuso di droghe e sesso fa indubbiamente parte dei compiti di qualsiasi istituzione scolastica. Ma si può dire altrettanto di una tematica così complicata come il diritto d’autore ? Una scuola media nello Utah ha deciso ufficialmente di includere nel programma didattico alcune ore dedicate all’ educazione antipirateria , progettate e finanziate dall’alleanza dei produttori di software proprietario BSA col patrocinio del governo federale. In una società totalmente secolarizzata, dove il ruolo dell’istruzione scolastica alla spiritualità fa discutere e litigare, nascono liberamente materie obbligatorie come la tutela del copyright .

Il programma di BSA per la lotta contro la pirateria non si ferma allo Utah. Prevede infatti lezioni e materiale informativo per le scuole dell’obbligo di tutto il mondo: negli USA si parla di 13 milioni di libretti a fumetti distribuiti in migliaia di scuole, per “educare i bambini sull’importanza del rispetto per la creatività e per la proprietà intellettuale”. BSA conduce iniziative simili in 65 paesi ed utilizza abitualmente la presenza di esperti e rappresentanti dell’industria multimediale per condurre seminari nelle scuole di tutto il mondo. Simili progetti, che qualcuno non ha esitato a chiamare propagandistici , hanno preso il via nel 2002. Queste iniziative hanno spesso l’appoggio delle istituzioni e di altre associazioni per la difesa del diritto d’autore, come RIAA ed MPAA .

Sono campagne di comunicazione estensive e pervasive, che mirano all’ indottrinamento dei cittadini del futuro. Utilizzando dinamiche e metodi comuni a partiti, organizzazioni religiose e movimenti popolari. Il target di riferimento per la campagna ” Play It Safe In Cyber Space “, patrocinata dal governo federale di Washington, è costituito da ragazzi d’età compresa tra gli otto ed i diciotto anni. Una fascia sociale particolarmente malleabile, talvolta incline ad accettare senza critiche ciò che sente in classe. I sostenitori dell’educazione all’antipirateria, come Jon Dudas, segretario dell’ufficio per il copyright del governo degli USA, sono convinti che “il futuro della nazione deve essere plasmato in nome dei valori: rubare è negativo sia nel mondo online che in quello offline, ed i ragazzi devono impararlo sin da piccoli”.

Anche nel Belpaese , notoriamente ai primi posti delle classifiche internazionali per l’entità dei danni causati dalla pirateria, la campagna di BSA ha assunto toni imponenti. Un esempio è il sito del supereroe della creatività , il Copyright Angel : un tentativo di catturare l’attenzione degli studenti italiani che scimmiotta il linguaggio e l’estetica del fumetto americano. Realizzato con l’aiuto del MIUR , il progetto ha visto l’invio di oltre 3.000 pacchetti informativi per altrettanti istituti superiori e medi sparsi per l’intero territorio nazionale.

L’efficacia di queste massicce crociate informative è tutta da provare. Basteranno per tenere alla larga i giovani dalla tentazione del download illegale? Secondo Antonio Bernardi , responsabile del progetto ” Software libero nella scuola “, per sconfiggere la pirateria basterebbe che la scuola promuovesse l’uso di prodotti open source. Un obiettivo quasi impossibile nel nostro paese, accusa Bernardi, perché le “pressioni esterne” sul MIUR sono davvero tante.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
26 mag 2005
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