Roma – Sono 150 le persone indagate dalle forze dell’ordine italiane ed europee al termine di una indagine che nel corso dell’ultimo anno si è focalizzata sul ricostruire tecniche e spostamenti in rete di quella che è stata definita come una “comunità” di soggetti dediti alla diffusione di immagini pedopornografiche.
L’operazione IceBreaker si è sviluppata in 13 paesi ed è partita da una segnalazione di Telefono Arcobaleno ai NAS di Firenze: da lì le indagini hanno via via coinvolto la Procura di Pistoia e il Nucleo operativo di Roma e, vista la natura internazionale di questo traffico, è stata coinvolta anche l’Europol. I 150 indagati, 56 dei quali italiani, si trovano infatti in 13 diversi paesi.
I Carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno spiegato che l’indagine è partita dopo “l’individuazione e il sequestro di un sito italiano che, adottando sofisticate tecniche di camuffamento, distribuiva immagini pornografiche di bambine”. Da lì si è arrivati a rivelare l’esistenza di una comunità che secondo i Carabinieri ha portato alla “più imponente operazione antipedofilia mai coordinata da Europol”.
Da quanto è dato capire, i siti attraverso i quali venivano scambiate e diffuse le immagini erano organizzati come una sorta di BBS, ad accesso riservato e consentito solo a membri riconosciuti di questo ring, che accedevano al network di spazi web mediante l’uso di due diverse password. Sulle BBS caricavano e scaricavano le immagini illegali. I siti, hanno spiegato gli inquirenti, erano studiati per non attirare l’attenzione: non erano indicizzati dai motori di ricerca e la loro apparenza e il loro nome non sembravano in alcun modo collegabili ad attività pornopedofile.
Ieri, dunque, è scattata la perquisizione contemporanea nelle abitazioni degli indagati, con il sequestro del materiale informatico, computer e supporti, che verrà ora vagliato dall’autorità giudiziaria.