I robot hanno finalmente una pelle

I robot hanno finalmente una pelle

Almeno così dicono gli scienziati che lavorano per dotare le creature elettroniche di capacità tattili e di un nuovo mezzo di informazione
Almeno così dicono gli scienziati che lavorano per dotare le creature elettroniche di capacità tattili e di un nuovo mezzo di informazione

Washington D.C. (USA) – Una pelle per robot, capace di trasmettere alle macchine in modo decisamente innovativo moltissime informazioni ed aprire nuove opzioni al loro sviluppo: al gigantesco sensore dell’epidermide umana, Vladimir Lumelsky del NASA Goddard Space Flight Center intende opporre un rivestimento cibernetico , capace per alcuni versi di simulare l’apparato tattile del corpo umano. La soffice e flessibilissima plastica di questa speciale membrana elettronica, tappezzata di piccoli rilevatori a raggi infrarossi , aprirà secondo i ricercatori nuove strade all’esplorazione spaziale:

“I robot devono essere in grado di reagire all’ambiente se verranno impiegati nelle missioni extraplanetarie”, sostiene Lumelsky. I preziosissimi feedback ambientali ottenuti attraverso il rivestimento sensoriale, daranno maggiore mobilità a qualsiasi macchina intelligente. L’obiettivo degli scienziati NASA è di utilizzare la pelle artificiale per rivestire completamente un robot, in modo da aumentarne le possibilità di sopravvivenza in situazioni critiche.

Inoltre Lumelsky sottolinea l’importanza della sicurezza in qualsiasi situazione dove macchine ed esseri umani lavorino fianco a fianco, proprio come accadrà nelle prossime missioni marziane : con un buon sistema sensoriale, i robot potranno muoversi agilmente in mezzo ai colleghi in carne ed ossa senza rischiare di urtarli.

Una pelle per amico Infatti questa nuova tecnologia, descritta come uno strumento destinato a rivoluzionare la scienza dell’automazione robotica, è stata testata in un contesto decisamente… “insolito”: un braccio robotico è riuscito ad accompagnare sul palco una ballerina – seguendone le mosse con destrezza e delicatezza (un video della performance è disponibile qui ).

I prossimi prototipi dell’invenzione di Lumelsky avranno un numero sempre maggiore di sensori che li renderà più precisi e performanti; molto dipenderà dal software. Gli scienziati della NASA dovranno poi testare approfonditamente la resistenza dell’ingegnoso dispositivo: i roboastronauti del futuro, prima di poter volare verso lo spazio profondo, dovranno superare indenni condizioni ambientali estremamente inospitali in simulazioni ad hoc.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 17 giu 2005
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