Perché Telecom fa pagare l'ADSL?

Perché Telecom fa pagare l'ADSL?

Perché non è gratis da subito? L'impressione è che i monopolisti di Telecom stiano rallentando per paura di perdere il mercato. Ecco la nostra tesi
Perché non è gratis da subito? L'impressione è che i monopolisti di Telecom stiano rallentando per paura di perdere il mercato. Ecco la nostra tesi


Roma – ADSL è una meraviglia. Moltissimi sarebbero disposti a sottoscrivere un abbonamento pur di essere online 24 ore su 24 ad un prezzo modico (tra gli 1,5 e i 2 milioni l’anno) che è già il doppio di quello proposto da France Telecom.

Ma il costo non è l’unico problema sul tappeto.

Primo fra tutti è infatti la banda disponibile, ovvero la velocità effettiva di connessione. L’attuale infrastruttura Internet in Italia non è in grado di supportare milioni di utenti che sfruttano la rete in modo intensivo.

Ma anche concedendo che si navighi non più veloce di quanto accade già oggi, per molti l’ADSL si tradurrebbe comunque in un notevole risparmio in termini di costi telefonici. Una soluzione che offrirebbe ai provider da subito alcune decine di migliaia di abbonati ADSL.

Sappiamo bene come si muove cinicamente, però, il mercato (si legga a proposito: Contrappunti.it/La trappola ADSL del 6/12/99). ADSL è un costo e deve essere quindi anche un business. Ecco allora che i problemi diventano innumerevoli e complessi. La diffusione dei “nuovi modem particolarmente veloci” che potevamo avere già da tempo e che ora sono in ritardo.. .

Come se non fosse abbastanza, mancano ancora solo sei mesi alla caduta definitiva del monopolio di Telecom Italia . Per quest’azienda è logicamente prioritario conservare il più a lungo possibile la maggiore quota di mercato, partendo dal 100 per cento!

Una situazione molto delicata sul piano strategico per tutti gli operatori coinvolti. Ecco allora uno scenario reale e uno probabile, per una riflessione più serena su un mercato esplosivo.


E ‘ ragionevole ritenere che i vertici di Telecom Italia siano molto preoccupati dello sviluppo e dell’accelerazione che sta vivendo in questi mesi l’intero settore delle telecomunicazioni. Sono molto preoccupati perché sanno che entro pochi mesi dovranno concedere anche il fatidico “ultimo miglio” alle compagnie interessate ad offrire servizi di telefonia fissa (si legga a proposito: Contrappunti.it/Buchi neri: ADSL del 29/11/99 e Urbane presto con Wind del 9/11/99).

Sono preoccupati anche perché Telecom Italia non sembra godere della simpatia dei suoi utenti, troppo spremuti in passato per vedere quest’azienda come “un partner” per i propri servizi di telefonia. Finché era l’unico era anche una via obbligata ma sappiamo che tanti non vedono l’ora di “cambiare” operatore e l’esperienza di Omnitel ha dimostrato che sono in tanti a non voler avere più a che fare con Telecom Italia.

Se torniamo indietro a rivedere quello che è accaduto da Video On Line in poi, risulta evidente come non sia stata certo Telecom a guidare il ribasso dei prezzi di connessione alla rete o a favorire l’applicazione degli sconti sulle tariffe e quindi la diffusione del più utile mezzo di comunicazione.

Telecom è sempre voluta arrivare seconda, studiando i risultati di nuove aziende pronte ad offrire servizi più competitivi e poi tuffandosi a corpo morto per riconquistare il mercato “ceduto” per cecità organizzativa. Come risultato, gli utenti hanno cominciato a credere ad altri operatori, altrettanto capaci di servizi di qualità ma decisamente meno esosi sul piano dei costi e più disponibili al rapporto con gli utenti.

Ecco allora che Telecom Italia, la più importante azienda italiana di telecomunicazioni, non è riconoscibile come una delle aziende impegnate nella soddisfazione delle esigenze degli utenti della rete (ma anche della semplice telefonia). Anzi, dopo le vicende delle FreeNet (cfr articolo di oggi su ClubNet) e quella attualissima dell’ADSL, si può facilmente riconoscere in Telecom un agente frenante alla diffusione di servizi internet, più o meno innovativi.

Dopo averci fatto pagare a suon di TUT il progettone Socrate, obsoleto prima della sua partenza, come già denunciammo su queste pagine, oggi Telecom cerca di “perdere tempo” con la complicità dell’Authority sulle comunicazioni composta da uomini tradizionalmente molto vicini all’ex monopolista. Lo ha fatto notare, tra gli altri, persino il sottosegretario Franco Bassanini (si legga a proposito: ADSL: Bassanini attacca l’Authority del 14/12/99) e lo hanno sospettato in molti. D’altra parte, come abbiamo sommariamente visto, Telecom ha buoni motivi industriali per comportarsi così.


Negli USA, in Inghilterra e in altri paesi del mondo, il mercato delle telecomunicazioni è già libero da un bel pezzo. Il risultato è quello di un mercato più evoluto di quello nostrano. In più ADSL è stato addirittura “consigliato” dalle Nazioni Unite (si legga: L’ONU vuole ADSL ovunque del 6/7/99 e IDC: è ADSL il nuovo motore del 3/12/99).

Seguendo le iniziative dei vari operatori telefonici stranieri ci si accorge di come il “servizio internet” stia sempre più trasformandosi in un gadget da offrire gratuitamente o quasi agli utenti che sottoscrivono un contratto di telefonia. Quest’atteggiamento è dato dalla necessità di prevalere sulla concorrenza nell’acquisizione delle fatidiche quote di mercato. In Italia, invece, siamo ancora in regime di monopolio e questi “gadget” non arriveranno salvo rivoluzioni prima di uno o due anni al massimo.

Ecco allora che si delinea uno scenario dannoso per la rete: Telecom vuole far vendere oggi ai vari provider (spesso già fuori gioco causa FreeNet) un servizio che presto diventerà gratuito. Il risultato è inevitabilmente ancora quello di una più lenta diffusione di Internet nelle case e negli uffici italiani. Oggi i provider “a pagamento” stanno contando sulle dita gli ultimi rintocchi del loro tempo e una “proroga” di qualche mese è vista come ossigeno per la sopravvivenza di attività che hanno richiesto ingenti investimenti negli anni passati e che oggi rischiano di volatilizzarsi.

ADSL potrebbe essere offerta gratuitamente da subito, perché no?

Ma cerchiamo di andare un po ‘ più a fondo. Di fatto oggi Telecom Italia (per via del monopolio) è l’unico operatore a poter offrire servizi ADSL. Però non può farlo da subito direttamente per un “warning” già emesso dall’Antitrust. Oggi Telecom Italia cerca un accordo con i provider che intendono offrire servizi ADSL (si legga a proposito: ADSL, trattative tra Telecom e operatori del 21/12/99) ma ha il terrore di rimanere “tagliata fuori” dal nuovo promettente mercato.

Telecom ha quindi proposto ai vari provider di offrire loro il servizio “in concessione” ma nonostante il sospirato via dell’Authority ancora non si è partiti.. . Ovviamente in Telecom sono ben coscienti che il servizio non manterrà le promesse di velocità e che anzi aumenterà la confusione di offerte tra cui gli utenti devono barcamenarsi. Una confusione che non fa altro che “il gioco al rallentamento dello sviluppo” di Telecom. Ad essere danneggiati, ancora una volta, sono quindi gli utenti finali.

Basti pensare che già oggi è complesso anche solo capire che la famosa “formula Internet” non è sempre conveniente e non concede lo sfruttamento di più operatori se si vuole avere lo sconto sulla connessione telefonica alla rete (ovviamente la legge nemmeno prevedeva il caso in cui un utente volesse approfittare di più provider; sarebbe ora di rivederla ma ricordiamo quanto è stato difficile arrivare agli sconti e ci ritroviamo quindi un po ‘ scoraggiati a portare avanti questo upgrade legislativo..).

Ecco quindi che si spiega il perché avremo solo tra due anni quello che potremmo avere oggi: nell’Italia delle telecomunicazioni contano ancora troppo gli interessi economici delle aziende rispetto alle esigenze di sviluppo dell’intera società.

Pagate le bollette gente, pagategli gli errori!

Andrea De Andreis

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Pubblicato il
24 dic 1999
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