Contrappunti/ La moltiplicazione delle Mele

Contrappunti/ La moltiplicazione delle Mele

di Massimo Mantellini - La scelta di Apple di infilare il podcasting in iTunes ha dato una forte accelerazione ai contenuti condivisi, quelli nati dalle pulsioni dei singoli e non dalle sfocate esigenze della massa
di Massimo Mantellini - La scelta di Apple di infilare il podcasting in iTunes ha dato una forte accelerazione ai contenuti condivisi, quelli nati dalle pulsioni dei singoli e non dalle sfocate esigenze della massa


Roma – Da qualche giorno iTunes supporta il podcasting. La novità, nota agli addetti ai lavori e molto meno al grande pubblico che con buona probabilità non ne ha mai sentito parlare, non è cosa di poco conto. Detto in estrema sintesi, attraverso i podcast, per la prima volta incorporati dentro un software a larghissima diffusione, si ridisegna la geometria delle trasmissioni radiofoniche su Internet.

Quello che rende il podcasting una tecnica interessante è, intanto, la possibilità di scorporare la trasmissione dei contenuti audio (ma in futuro anche video) dal fattore tempo, sostituendo allo streaming il downloading; poi il fatto che si tratti di una tecnologia “povera” che, per lo meno per “piccole trasmissioni”, non richiede investimenti significativi ed è quindi alla portata di chiunque. Ognuno di noi può produrre contenuti da rendere disponibili online utilizzando la modalità della sottoscrizione dei feed RSS. L’unico inconveniente che può capitarci (che è un po’ quello che è successo a moltissimi in questi giorni dopo il rilascio della versione 4.9 di iTunes e l’esplosione del podcasting in tutto il mondo) è che non ci sia abbastanza banda per trasmettere i nostri file a tutti coloro che li richiederanno.

Molti analisti sostengono che, dopo la sua inclusione dentro iTunes, il podcasting sia infine diventato adulto. Che da giochetto per pochi si sia trasformato in strumento di comunicazione a tutto tondo e come tale sottoposto all’attenzione del grande pubblico. In realtà la valenza fondamentale del podcast non è tanto quella di diventare mainstream quanto quella di consentire da un lato un filtro molto stringente sui contenuti ai quali l’utente potrà accedere, dall’altro di mantenere intatta la caratteristica bidirezionale della rete Internet. Nel caso del podcast, l’ascoltatore non solo decide quale tipo di contenuti scaricare, ma poiché essi sono tipicamente legati ad un feed RSS, può scegliere anche come e quando utilizzarli.

Avremo così i patiti dell’iPod che ogni mattina aggiungeranno i file audio di loro interesse alla playlist del loro amato lettore prima di uscire di casa; oppure ci saranno quanti useranno iTunes o uno degli altri software che gestiscono i flussi podcast come un aggregatore audio direttamente sul proprio PC; altri inizieranno a pensare di produrre podcast in proprio, esattamente come fino ad oggi abbiamo prodotto siti web, interventi su newsgroup, liste di discussione o blog.

Apple informa che nei primi due giorni di presenza in rete della nuova versione del suo software, attraverso iTunes sono stati scaricati un milione di podcast; qualche commentatore spericolato si è perfino lanciato in paragoni che, almeno nel nostro paese, suonano come molto improbabili: il podcast starebbe ad iTunes “come il cappuccino sta a Starbucks” ha scritto August Trometer, lo sviluppatore di iPodderx, uno dei primi software per podcast esistenti. Tromoter probabilmente è un ottimo programmatore ma non ha idea della distanza che intercorre fra un cappuccino decente ed uno di quelli della grande catena americana.

In Italia, gia da qualche mese, un manipolo di piccoli weblog ha iniziato a sperimentare il podcast, quando ancora i suoi ideatori, Adam Curry, Dave Winer e soci discutevano sulle potenzialità del mezzo. Anzi, con un briciolo di orgoglio mi va di ricordare che una delle primissime, se non la prima intervista in podcast sul web italiano è stata fatta proprio al sottoscritto dai ragazzi di Caymag nell’ottobre scorso: niente di più di una chiacchierata registrata via skype e poi resa disponibile online attraverso un feed ed un file audio sul loro sito web. Oggi moltissime radio in tutto il mondo trasmettono in podcasting i propri programmi, sulla scia della BBC che, prima fra le grandi radio, ha iniziato a sperimentare con convinzione tale sistema di trasmissione.

In Italia forse i primi ed i più attenti a questa tecnologia fra i “grandi comunicatori” sono stati quelli di Repubblica Radio . Ma, come si diceva, gli aspetti più interessanti del podcast sono legati alla parcellizzazione dei contenuti, al fatto che chiunque possa produrre i propri programmi: insieme a Caymag anche Qix.it e Da Capo al Fine , un weblog che si occupa di musica colta, ormai da molti mesi utilizzano ampiamente il podcasting in Italia per diffondere i loro contenuti.

La strada segnata della comunicazione di nicchia, della sempre più semplice disponibilità di contenuti che rispondano alle esigenze individuali di ciascuno di noi e non a quelle generiche e sfuocate della grande massa degli ascoltatori, ha oggi nel podcasting una delle sue concrete applicazioni.

Massimo Mantellini
Manteblog

I precedenti editoriali di M.M. sono disponibili qui

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Pubblicato il 4 lug 2005
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