Le redini di Internet rimarranno agli USA

Le redini di Internet rimarranno agli USA

Clamorosa presa di posizione dell'amministrazione Bush che fa infuriare europei ed asiatici: il Governo a stelle e strisce non vuole una gestione condivisa dei sistemi che reggono la Rete. E intende tenerseli stretti
Clamorosa presa di posizione dell'amministrazione Bush che fa infuriare europei ed asiatici: il Governo a stelle e strisce non vuole una gestione condivisa dei sistemi che reggono la Rete. E intende tenerseli stretti


Roma – L'”annessione di Internet”, l'”ennesima bravata di Bush”, una “posizione che non sorprende nessuno”, “una scelta unilaterale”: in molti modi in giro per il Mondo in queste ore viene commentata una rumorosa dichiarazione proveniente dai livelli più alti dell’amministrazione Bush e che riguarda direttamente le fondamenta delle tecnologie che fanno “girare” Internet.

L’ondata di rinnovata diffidenza verso la Casa Bianca è partita lo scorso venerdì, quando Michael D. Gallagher, vicesegretario della NTIA , ossia l’Agenzia americana per le telecomunicazioni e l’informazione, ha esposto la nuova dottrina Bush in materia di network globale.

“Il Governo degli Stati Uniti – ha dichiarato – intende garantire la sicurezza e la stabilità del sistema di indirizzamento dei domini Internet ( DNS , ndr.). Data l’importanza di Internet nell’economia mondiale – ha continuato – è essenziale che il DNS di Internet rimanga stabile e sicuro. Per questo, gli USA non intendono intraprendere alcuna azione che possa impattare negativamente sull’efficienza e l’efficacia del DNS e dunque intendono mantenere il loro storico ruolo ed autorizzare ogni cambio o modifica ai file di root”.

Con queste parole, dunque, la Casa Bianca ha reso chiaro a tutti quello che in molti temevano da tempo ed ha esplicitato che nel 2006, quando si concluderà il contratto che lega il Dipartimento del Commercio all’autorità internazionale sui domini ICANN , il controllo sui root server rimarrà agli USA.

Non solo: la posizione assunta dal Governo americano rappresenta uno schiaffo senza precedenti allo stesso ICANN, traballante agenzia internazionale che ha però il merito in questi ultimi anni di aver intrapreso una strada di “contaminazione” con uomini e mezzi non americani, aprendo la prospettiva di una vera e possibile gestione condivisa degli strumenti tecnici su cui si fonda Internet. Proprio sull’ICANN, Gallagher ha dichiarato che si tratta del “gestore appropriato” per i DNS e che gli USA “continueranno a supportare il lavoro di ICANN come gestore tecnico del DNS e delle operazioni collegate, riconoscendo i progressi fin qui svolti” – aggiungendo poi: “Gli USA continueranno a fornire supervisione in modo tale che l’ICANN mantenga il proprio focus e soddisfi la sua missione tecnica”. Qualcuno ha parlato, non a caso, di commissariamento dell’organizzazione internazionale.

Tutto questo ha scatenato una ridda di reazioni, perlopiù negative, che potrebbero portare ad una querelle internazionale anche in sede ONU. Di seguito i particolari.


Molte, come accennato, le reazioni alla presa di posizione americana. Si va da dichiarazioni forti, come quella del consulente John Strand in Danimarca , secondo cui “questa sembra un’estensione della sicurezza americana nel dopo 11 settembre; la gente si chiederà: ma gli americani controllano Internet?”, ad altre prese di posizione, come quella dell’autorità che gestisce i domini.se della Svezia , che ha definito lo statement americano come “piuttosto aggressivo”. E ha anche fatto rilevare che al di fuori degli USA esistono più esperti di rete di quanti Washington evidentemente pensa che vi siano. Il celebre esperto svedese Patrik Faltstrom ha bocciato la dichiarazione americana: “Non funzionerà sul lungo periodo se gli USA decidono tutto da soli”.

Molto più diplomatico il ministero degli Interni e delle Comunicazioni del Giappone che attraverso un funzionario ha rilasciato uno statement: “Dal momento che Internet viene sempre più utilizzata per scopi personali, da aziende e via dicendo, esiste un dibattito attorno ai benefici che possano derivare dal fatto che un solo paese gestisca tutto questo”.

Altri esperti intervistati a vario titolo in queste ore hanno anche messo in guardia su possibili derive, come la creazione di sistemi di DNS alternativi , basati su infrastrutture private, come reazione alla posizione americana. C’è persino chi teme che i paesi oggi più distanti dalle posizioni statunitensi possano lavorare a sistemi di routing autonomi. “Molti governi – ha dichiarato a questo proposito Robert Shaw della International Telecommunication Union di Ginevra – sono legittimamente preoccupati perché un altro paese ha fondamentalmente il controllo finale sulla propria infrastruttura di comunicazione”. Proprio la Union, per la sua affidabilità e per la localizzazione in Svizzera, è stata più volte indicata come un’organizzazione ideale per il mantenimento dei root server di Internet.

Non solo, gli esperti ONU che stanno lavorando sulla internet governance con ogni probabilità a fine anno indicheranno proprio nella ITU l’organismo migliore per la supervisione che ora il Governo americano avoca a sé. Non è un caso che i rappresentanti italiani al WSIS , il Summit internazionale sulla Società dell’informazione voluto dall’ONU, abbiano intenzione di chiedere una gestione partecipata della rete. C’è chi ritiene che la presa di posizione americana sia dovuta proprio al lavoro dell’ONU , tanto che nelle parole di Gallagher si trova anche una frase sorprendente, secondo cui “non ci sono vantaggi nell’affrontare la questione dell’internet governance nella sua interezza”.

Né sembra destinata a calmare gli animi quella parte della dichiarazione di Gallagher in cui si afferma che “i governi hanno un legittimo interesse nella gestione dei propri domini di primo livello ( ccTLD , come gli.it italiani, ndr.). Gli Stati Uniti riconoscono che (gli altri) governi hanno proprie policy e propri diritti nella gestione dei ccTLD”.

Una voce a favore degli americani è quella del CENTR , organizzazione che raccoglie i registri nazionali di molti paesi europei, secondo cui ICANN deve comunque focalizzarsi solo sul proprio “limitato mandato” e sulle sue “funzioni di base”. Il CENTR ha anche sottolineato la necessità di garantire sicurezza al DNS e che la posizione americana “depoliticizza il ruolo dei server di root e dà maggiore potere ai registry internet locali”. La sostanza è che il CENTR ritiene che non sia importante chi gestisce le fondamenta di Internet: l’unica cosa che conta è che ciò venga fatto in modo neutrale e focalizzandosi solo sugli aspetti tecnici.

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Pubblicato il
5 lug 2005
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