Bonsaikitten, bufala che non muore mai

Bonsaikitten, bufala che non muore mai

di Gilberto Mondi. La pubblicazione dell'ennesimo articolo terrorizzato per il sito sui mici in bottiglia dimostra come la stampa cartacea segni il passo. Il suo retaggio ottocentesco non le consente di smentire le bufale che produce
di Gilberto Mondi. La pubblicazione dell'ennesimo articolo terrorizzato per il sito sui mici in bottiglia dimostra come la stampa cartacea segni il passo. Il suo retaggio ottocentesco non le consente di smentire le bufale che produce


Roma – In Italia tutto iniziò esattamente un anno fa con un lungo articolo scandalizzato de “IlMessaggero”, che denunciava l’esistenza di un’azienda dedita a propagandare sistemi per far crescere gatti in bottiglia, servendosi del sito bonsaikitten.com. Da lì fu il caos: la bufala contagiò in pochi giorni moltissimi organi di informazione prima che emergesse che quel sito era in realtà uno scherzo, solo una bufala di cattivo gusto. Bastava qualche clic per verificarlo, ma ci volle del tempo prima che qualcuno della stampa cartacea quel clic lo facesse.

Ieri, ad un anno di distanza, è apparso su uno dei principali quotidiani nazionali un nuovo articolo “scandalizzato” per l’esistenza di mostri capaci di imbottigliare i gatti e trasformarli in bonsai felini. E di fare del tutto un lucroso business.

“Andando a vedere le immagini e le descrizioni che pubblicizzano il prodotto – si legge nell’articolo corredato persino da foto tratte dal celebre sito – però, c´è da rabbrividire. Una vetrina dell´orrore. Per bloccarne la crescita, i cuccioli vengono rinchiusi per quattro mesi dentro un contenitore dove non hanno lo spazio per muovere un muscolo” . E continua: “Bisogna cominciare subito, perché dopo una settimana l´ossatura del gatto diventa rigida – spiega con voce vellutata uno degli autori di questi “capolavori”. Anche la “voce vellutata” (ma su quell’orrendo sito ci sono file audio?).

Tra l’articolo de IlMessaggero e quello pubblicato ieri ci sono dodici mesi, nei quali dentro e fuori dalla rete si è parlato della bufala in tutte le salse, si è commentato il sito gattibonsai.it (una fotocopia dell’originale, ma in italiano), capace persino di essere denunciato e fatto chiudere da una lanciatissima Licia Colò.

Se è vero che il giornalista che ha scritto questo pezzo ha sbagliato, se è vero che nessuno al suo giornale si è accorto dell’errore macroscopico, è vero anche che di quando in quando sbagliano tutti coloro che ogni giorno producono informazione. Rimane il fatto che da qualche ora si aggirano molti nuovi crociati pronti a emulare la Licia nazionale: chi spiegherà loro la cantonata? Chi salverà le nostre orecchie da tonnellate di triti luoghi comuni sulla rete? Chi fermerà nuove inutili e costose denunce?

L’informazione di carta segna il passo. Perché quanto è scritto sulla carta e comprato a peso d’euro dai fruitori di quell’informazione, rimane così com’è, scolpito nell’immaginario collettivo. E in casi come quello di queste ore si produce un allarmismo senza senso, pura invenzione, rumore che non si vorrebbe più sentire.

Sono tantissimi anni che la stampa cartacea soffre della propria auto-referenzialità e oggi il “media carta” si dimostra vecchio perché assolutamente incapace di essere dinamico. Al contrario del mondo digitale, nel quale l’informazione può essere smentita in poche ore, discussa, corretta, rivista e ripubblicata.

Una rivoluzione.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il 19 feb 2002
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