Detenuti per riciclare vecchi PC

Detenuti per riciclare vecchi PC

Un nuovo carcere USA impiegherà circa 350 detenuti per gestire vecchi computer e altri device hi-tech affinché possano essere riciclati o smaltiti correttamente
Un nuovo carcere USA impiegherà circa 350 detenuti per gestire vecchi computer e altri device hi-tech affinché possano essere riciclati o smaltiti correttamente


Roma – Quello dello smaltimento dei computer, dei monitor e degli altri device hi-tech che compongono le dotazioni di imprese e privati in mezzo mondo è un problema di enorme dimensioni, visto l’alto impatto ambientale dei componenti smaltiti in modo non appropriato.

Una buona idea per contribuire al riciclaggio di quanto possibile e allo smaltimento ecocompatibile di questi sistemi arriva dalla Unicor , società del Dipartimento della Giustizia statunitense che gestisce le industrie delle prigioni federali.

L’idea è di sfruttare il lavoro volontario di circa 350 detenuti che a breve saranno ospitati nel nuovo penitenziario di Atwater, in California. Alla struttura, in corso di allestimento, arriveranno computer e altri sistemi provenienti da agenzie federali e imprese private.

Larry Novicky, direttore generale del riciclaggio dei componenti elettronici alla Unicor, ha spiegato che i detenuti collauderanno i prodotti mano a mano che saranno trasportati al penitenziario e decideranno quale debba essere il loro destino. Una possibilità è che vengano rimessi in funzione e rivenduti o donati, l’altra è che siano smontati per il riutilizzo di tutti i materiali, soprattutto metalli, che contengono.

Novicky è realista e ha sottolineato che la “missione” di Atwater è solo quella di dare una mano ed è ben lungi dal risolvere un problema tanto annoso quanto grave. “Riteniamo – ha infatti dichiarato – di essere solo parte di una soluzione per il problema dei rifiuti elettronici in questo paese. Il nostro scopo è fornire lavoro a basso costo per gestire prodotti giunti al termine del loro impiego”.

Il futuro della Unicor, che già può contare su una rete di rapporti con agenzie pubbliche e private nel settore del riciclaggio e dello smaltimento, è quello di realizzare partnership con i grandi produttori di hardware con i quali sono già in corso trattative. Solo alcuni di essi, infatti, come IBM o HP, prevedono programmi di smaltimento dei rifiuti hi-tech.

Quanto guadagnato dalla struttura di Atwater andrà in un fondo per i detenuti che contribuirà a coprire le spese per il sostegno familiare e quello giudiziario nonché per offrire alcuni benefit ai detenuti quando questi escono dal carcere.

Non tutti sono però d’accordo. Secondo il gruppo di pressione SVTC Silicon Valley Toxics Coalition vengono a crearsi problemi che vanno dallo sfruttamento dei detenuti perché pagati meno di quanto accada al di fuori del carcere, alla concorrenza sleale verso ditte private che si occupano di questo settore. Non solo, a rischio sarebbe anche la salute dei detenuti, vista la pericolosità di alcuni dei materiali. “Atwater – sostiene Ted Smith, direttore esecutivo della SVTC – è solo l’ultimo e, probabilmente, peggior esempio. E’ chiaro che questo modo di sfruttare un ridotto costo del lavoro per gestire i rifiuti elettronici costituisce una sorta di inconsapevole schiavitù. Credo sia scandaloso”.

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Pubblicato il
20 feb 2002
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