Apple tra oggi e domani

Apple tra oggi e domani

di Domenico Galimberti - Le vendite di computer Apple superano in questi mesi quelle di qualsiasi altro produttore. Cosa cambierà con l'arrivo dei Mactel? Il quadro e qualche ipotesi
di Domenico Galimberti - Le vendite di computer Apple superano in questi mesi quelle di qualsiasi altro produttore. Cosa cambierà con l'arrivo dei Mactel? Il quadro e qualche ipotesi


Roma – A metà Luglio la società di Cupertino ha reso pubblici i risultati del terzo trimestre fiscale conclusosi il 25 giugno 2005, annunciando il fatturato e l’utile più alto nella storia dell’azienda. In questo periodo Apple ha realizzato un utile netto di 320 milioni di dollari (pari a 0,37 dollari per azione) e un fatturato di 3,52 miliardi di dollari. Questi risultati rappresentano una crescita del 75% nel fatturato e del 425% nell’utile netto. Passando a numeri più concreti per i normali utenti, nel periodo in esame Apple ha venduto 1.182.000 computer Macintosh e 6.155.000 iPod, dati che rappresentano una crescita del 35% nella vendita di Mac e del 616% per quanto riguarda gli iPod. Per il quarto trimestre dell’anno fiscale 2005, sono attesi dei risultati molto simili, con un fatturato di 3,5 miliardi e un utile per azione di circa 0.32 dollari. La reazione in borsa non poteva che essere positiva: dopo qualche mese di assestamento in cui le azioni AAPL si erano collocate intorno ai 38-39 dollari, i nuovi dati hanno riportato il valore del titolo sui livelli record di inizio anno, tra i 43 e i 44 dollari.

Tutti questi dati assumono maggior significato se confrontati con il resto del mercato: nello stesso periodo le vendite di PC a livello mondiale hanno superato ogni previsione ottenendo un ragguardevole +16,6%. In questo contesto, considerando le vendite sul suolo americano, Apple si colloca al quarto posto nella classifica dei produttori, dietro a colossi quali Dell e HP, e a breve distanza da Gateway (marchio molto affermato negli USA). La società di Cupertino è di gran lunga il produttore che ha avuto il maggior tasso di crescita, segnando un +37%, ovvero più del doppio rispetto alla media e ben al di sopra del +26% di Gateway o del +23% di Dell. Complessivamente, sempre per quanto riguarda il mercato americano, Apple ha raggiunto una quota del 4,5% contro il 3,7% dello scorso anno (2,5% a livello mondiale), ulteriore dato che conferma la crescita della società.

L’ annunciato cambio di architettura sembra quindi non aver scalfito minimamente la crescita di Apple, almeno per ora. Dopotutto se alcuni utenti erano inizialmente perplessi (e magari lo sono ancora), molti altri si sono dichiarati felici di questo passaggio, e altri ancora considerano la cosa ininfluente: dopotutto l’importante è continuare ad utilizzare MacOSX, che giri su processore PPC o processore Intel poco importa.

Dobbiamo poi aggiungere tutti gli utenti PC-Win che vedono di buon occhio la possibilità di avere una macchina che possa far girare sia MacOSX, che le loro applicazioni Windows. In realtà non è ancora certo che sui Macintel (come sono stai ormai battezzati) sarà possibile installare Windows senza problemi: Apple ha dichiarato che non farà nulla per impedirlo, ma il suo compito sarà quello di realizzare una macchina che faccia girare al meglio MacOSX, e non quello di assicurare la piena compatibilità del suo hardware con il sistema operativo di casa Microsoft. Sui Developer Kit attualmente distribuiti pare che non ci siano particolari vincoli, ma non è dato sapere quanto queste macchine saranno fedeli ai futuri Macintel che verranno venduti a partire dal prossimo anno.

Nell’ipotesi in cui Apple dovesse subire un rallentamento delle vendite nei prossimi mesi, si tratterebbe comunque di una diminuzione dovuta all’attesa delle nuove macchine, con probabile impennata delle vendite nel periodo immediatamente successivo al rilascio dei Macintel. La situazione non è molto dissimile da quello che è appena successo con gli iBook. Il trimestre appena concluso, pur registrando un segno positivo anche nel settore dei portatili, ha visto un calo di vendite degli iBook, calo in parte fisiologico (dopo una lunga serie di trimestri fortemente positivi) e in parte dovuto all’attesa di nuove macchine che andassero a sostituire i “vecchi” iBook presenti sul mercato da ormai molto tempo. I nuovi iBook presentati nei giorni scorsi hanno sicuramente smosso il mercato, ed è facile prevedere un nuovo trimestre positivo per i piccoli portatili di casa Apple.

A proposito dei nuovi iBook, a fronte delle migliorie introdotte (RAM e HD, ma anche connettività wireless di serie e, soprattutto, una scheda grafica in grado di supportare Core Image) dobbiamo registrare un inconsueto, anche se limitato, aumento di prezzo del modello base. Nel complesso le nuove macchine sono decisamente più convenienti delle precedenti, anche perché sono dotate di tante altre migliorie già adottate dai “fratelli maggiori” della linea PowerBook, come il “Sudden Motion Sensor” (che previene i danni causati all’HD da cadute accidentali), o il trackpad che permette di effettuare lo scrolling a due dita in tutte le direzioni. Nonostante ciò, un piccolo sforzo (parliamo di soli 50 euro) per mantenere il modello base sotto la soglia psicologia dei 1000 euro sarebbe stato ben apprezzato dal mercato. Non possiamo comunque non notare che il prezzo USA è rimasto invariato, a testimonianza del fatto che l’aumento sia dovuto ad un adeguamento del cambio euro/dollaro (passato recentemente da 1,30 a 1,20); inoltre il modello da 14″ ha registrato un calo di prezzo di 150 euro.

Giusto per evitare le solite diatribe sulle differenze tra i prezzi USA e quelli europei, precisiamo da subito (per chi ancora non lo sapesse) che il prezzo americano è un prezzo “tasse escluse”, e che facendo la dovuta conversione, aggiungendo l’IVA e le altre tasse italiane (per esempio quelle richiesta dalla SIAE per masterizzatore e supporto magnetico) si arriva sostanzialmente all’effettivo prezzo proposto sullo store italiano.


Anche per quanto riguarda gli update dei Mac mini (presentati insieme ai nuovi iBook) la filosofia seguita è la stessa: aumento di RAM e HD, connettività Wireless integrata sulle versioni da 1,42 GHz (Bluetooth 2.0 e Airport 802.11g), e l’introduzione di un modello che offre il Superdrive di serie. Anche in questo caso, in Europa, il prezzo base aumenta di 40 euro, e in questo caso l’aumento può sembrare ancora meno opportuno, soprattutto su una macchina del genere destinata a conquistare il maggior numero di utenti. A conti fatti, il modello intermedio dei nuovi Mac mini è quello che sembra offrire il miglior rapporto prezzo/dotazioni, anche in relazione alle versioni precedenti. Unica nota dolente la scheda grafica, che rimane la Radeon 9200, una scheda che non permette di usufruire delle possibilità offerte da Core Image.

Al di là dei discorsi sulla necessità di differenziare le proprie macchine, si potrebbe immaginare che Apple voglia tenere in serbo un nuovo aggiornamento del Mac mini (magari a gennaio 2006) prima dell’introduzione dei Macintel (e il Mac mini potrebbe essere uno dei primi candidati alla migrazione).

E’ assolutamente plausibile che Apple, durante questo delicato periodo di transizione, voglia rilasciare le novità col contagocce: anche se dal punto di vista dell’utente potrebbe non essere la soluzione migliore, giocarsi subito tutte le carte significherebbe rischiare di restare senza novità per lunghi periodi, proprio in un momento in cui il marchio della mela morsicata gode di grande visibilità e non può permettersi di fare mosse false.

Prendiamo come esempio il cellulare sviluppato da Motorola in collaborazione con Apple (una sorta di incrocio tra iPod e cellulare, oppure un cellulare con una versione pocket di iTunes); il suo lancio era previsto per questa estate e in molti pensavano all’evento dei giorni scorsi in cui Motorola ha presentato al pubblico tutte le proprie novità del settore. In realtà l’unica cosa certa del Mactorola (com’è stato battezzato da alcuni utenti) è che uscirà nel giro di un paio di mesi, o comunque non prima della fine di agosto: la sensazione è che Apple, forte della propria posizione nel mondo dei riproduttori digitali e della musica online, voglia condurre i giochi, distanziando la presentazione del nuovo gadget dal lancio dei nuovi Mac, avvicinandola piuttosto all’Apple Expo europeo.

Proprio in quell’occasione, se non dovessero esserci grosse novità per quanto riguarda le CPU, Apple potrebbe spostare l’attenzione sull’universo iTunes, presentando il cellulare Motorola e magari un iPod video, altro gadget del quale si parla ormai da molto tempo.

Dopotutto quello della musica digitale è diventato un grosso business per Apple, che in concomitanza con l’annuncio dei risultati fiscali ha superato il mezzo miliardo di canzoni vendute sull’iTunes Music Store, un risultato ben al di sopra delle previsioni iniziali e di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altro concorrente… e che l’effetto volano tra iTMS, iPod, e vendita di Macintosh (in particolare di Mac mini) sia reale e sempre crescente, è stato riconosciuto anche da Will Poole responsabile della divisione Windows di Microsoft.


Altre novità che potrebbero arrivare più o meno “razionate” da qui all’uscita dei primi Macintel (e per tutto il periodo di transizione) riguardano sicuramente i nuovi G4 e G5 presentati rispettivamente da Freescale e IBM qualche tempo fa.

Si parla di processori dual core e di versioni a basso consumo del G5. Quest’ultimo in particolare lascia ancora qualche speranza di veder realizzato un PowerBook G5, anche se i dubbi in merito sono molto elevati. Prima di tutto, se IBM rispettasse le tempistiche (cosa che finora non è avvenuta), i G5 a basso consumo potrebbero essere disponibili nella primavera del prossimo anno, ovvero alle soglie dell’uscita dei primi Macintel.

Proprio nello stesso periodo sarà disponibile anche il primo candidato Intel destinato ad equipaggiare macchine Apple, ovvero Yonah. Senza disturbare il clock (anche se il G5 a basso consumo, a differenza di quanto avviene col G4, girerà a frequenze pari alla metà delle corrispettive versioni desktop) parliamo di un single core contro un dual core di nuova concezione.

Certo, Apple farà i dovuti test e le dovute strategia di vendita, e io stesso ammetto che un PowerBook-G5 mi farebbe gola; se però Yonah fosse superiore, sarebbe sicuramente preferibile da subito un PowerBook “Intel inside”.

In realtà c’è anche da dire che Apple prevedeva di introdurre i processori Intel inizialmente nelle macchine consumer, quindi con l’arrivo contemporaneo di questi processori, la situazione potrebbe essere ancora più delicata (e complicata) di quanto non previsto. In ogni caso, quando usciranno i primi Macintel sarà molto interessante osservare il comportamento di MacOSX su due diverse architetture, anche se il comportamento potrebbe essere falsato in base ai diversi gradi di ottimizzazione dei vari software; sarà interessante anche osservare eventuali cambiamenti nelle strategie di vendita di Apple, che potrebbe trovarsi tra le mani nuovi processori e nuove soluzioni di architettura in tempi molto più rapidi di quanto non avviene oggi con la piattaforma PPC.

Sono portato a pensare che Apple continuerà ad offrire aggiornamenti delle proprie macchine ben definiti e ben scadenzati (magari con maggior frequenza), anche se non mi dispiacerebbe un’opzione in BTO per poter scegliere il processore da montare sul mio prossimo Mac. Ma per tutto questo c’è ancora molto tempo, quasi un anno, e prima di allora credo che Jobs tirerà fuori molte altre novità, soprattutto per quanto riguarda il mondo iTunes/iPod.

Domenico Galimberti

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Pubblicato il
3 ago 2005
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