Alice Flat è sperimentale

Alice Flat è sperimentale

Ma agli utenti non è stato detto. Stupore da parte dei provider, che l'hanno scoperto in audizione con il Garante: la sua approvazione è in realtà temporanea, vale per 90 giorni. Futuro incerto per l'offerta
Ma agli utenti non è stato detto. Stupore da parte dei provider, che l'hanno scoperto in audizione con il Garante: la sua approvazione è in realtà temporanea, vale per 90 giorni. Futuro incerto per l'offerta


Roma – Alice Flat , l’offerta che a luglio ha scosso il mercato ADSL, ha aspettative di vita che sono certe soltanto fino a metà ottobre. Già, non è stato definitivo il via libera dato dal Garante delle Telecomunicazioni a Telecom Italia.

Si scopre adesso che la sua è stata un’approvazione “a carattere sperimentale”, “a termine”: valida per 90 giorni dal lancio commerciale (avvenuto il 17 luglio). L’ha spiegato, con questi termini, il Garante stesso durante un’audizione tenuta con i provider, la settimana scorsa.

Nel corso dei 90 giorni di prova il Garante si riserva di analizzare l’offerta e il mercato di riferimento, per poi decidere se dare l’ok definitivo o intervenire. In questo secondo caso, obbligherebbe Telecom a correggere il tiro, per venire incontro alle richieste dei concorrenti. Sorpresa: agli utenti nessuno aveva detto che Alice Flat, a differenza delle altre offerte, vive all’interno dei confini di una sperimentazione. Almeno, così la vede il Garante delle Telecomunicazioni.

Stupore anche da parte dei provider, durante l’audizione, come racconta a Punto Informatico Stefano Quintarelli, presidente dell’ AIIP , l’associazione dei principali provider italiani. “Sono convenuti all’audizione 27 portavoce dei provider: eravamo insomma ben rappresentati. Siamo rimasti sbigottiti quando abbiamo sentito di questa approvazione con riserva”. Non è stata una riunione tra amici. “Abbiamo protestato con forza e polemizzato tutto il tempo con il Garante, perché ci ha messo in una brutta situazione”. Il punto, sostengono i provider (tutti, eccetto Telecom) è che Alice Flat non sia replicabile.

La relativa offerta all’ingrosso, creata per permettere alla concorrenza di replicare Alice Flat, “ci dà appena il 6 per cento di margine, dal quale dobbiamo sottrarre anche i costi di trasporto urbano e interurbano, oltre a quelli commerciali”, ha detto a Punto Informatico Patrizio Pizzetti, product manager di Tiscali. Ma le stesse cose le dicono, in coro, anche gli altri: Wind, Tele2 e i provider minori. Anche Fastweb si lamenta, perché dubita che Alice Flat sia replicabile nei circuiti in unbundling (com’è noto, Fastweb non compra all’ingrosso da Telecom).

Secondo le regole, Telecom per commercializzare una nuova offerta Alice deve prima pubblicare un’adeguata controparte “all’ingrosso”. Sta al Garante stabilire se adeguata lo è davvero, ossia se permette ai provider di replicare Alice. Il Garante in questo caso ha lasciato correre l’offerta all’ingrosso e quindi, indirettamente, ha dato il via libera ad Alice Flat. “Il fatto che sia un’approvazione a termine non cambia la sostanza, anzi aggiunge al danno la beffa. Saranno almeno 90 giorni in cui Telecom potrà fare da padrone nel mercato flat”. Due dei principali provider italiani, Wind e Tele2 , in questi giorni di chiaro scuro hanno provato una prima, temporanea reazione. Hanno lanciato due promozioni per rispondere ad Alice Flat e non darle troppo vantaggio in partenza. Promozioni, appunto; non offerte ufficiali. Non se le possono permettere, dicono entrambi a Punto Informatico, finché non migliora il listino all’ingrosso di Telecom.

C’è quindi adesso polemica per questa cosiddetta “sperimentazione” decisa dal Garante. “Una sperimentazione, come si legge nel Codice delle Telecomunicazioni”, afferma Quintarelli, “non dovrebbe avere il valore di offerta commerciale; dovrebbe essere presentata a un numero chiuso di utenti, consapevoli che si tratta di una sperimentazione. Niente di questo sta avvenendo con Alice Flat, che al contrario si presenta al pubblico come offerta a tutti gli effetti”.

Tele2 allora ha chiesto al Garante che sia ritirata Alice Flat, finché non ci sia un’offerta all’ingrosso che permetta di replicarla. Altri provider, durante l’audizione, hanno chiesto che cosa sarà degli utenti di Alice Flat, se l’intervento del Garante, al termine dei 90 giorni, dovesse avere un impatto sull’offerta finale. Sono domande rimaste senza risposta.

“Se ne discuterà ancora, nelle prossime audizioni. Da settembre, credo”, dice Quintarelli. La posizione del Garante è che Alice Flat risulterebbe replicabile, in base ai dati analizzati durante l’istruttoria fatta prima di approvarla con riserva. Ma su quali dati si è basato il Garante? Su quelli fornitigli da Telecom, secondo i quali il margine per i provider che replicano Alice Flat sarebbe del 20-30 per cento. “Il Garante non ci ha consultati, prima di decidere. Ha chiesto all’oste se il vino era buono e l’oste ha risposto come da proverbio”, dice Quintarelli. “Avevamo chiesto l’accesso agli atti, durante l’istruttoria, ma il Garante non ce l’ha concesso. Ci avrebbe permesso di capire in anticipo quali fossero i dati presentati da Telecom a supporto della propria offerta e quindi di organizzare per tempo la protesta”.


Il margine che resta in mano ai provider è materia di dibattito in questo caso, poiché l’offerta all’ingrosso di Telecom è a metà flat e a metà a consumo, come già spiegato . Il prezzo pagato dal provider a Telecom cresce in misura della quantità di dati trasferiti dall’utente, fino a un massimale che è di appena 1,1 euro inferiore al canone di Alice Flat. 1,1 euro è pari al 6 per cento di margine di cui parlano i provider. Nel calcolo del margine, si ipotizza che le loro offerte costino al pubblico quanto Alice Flat. Il massimale è raggiunto se l’utente trasferisce più di 450 MB circa al mese.

Secondo i provider, quasi tutti gli utenti flat scaricherebbero tanto da rendere il margine di profitto troppo basso. Il 20-30 per cento di margine (previsto da Telecom) corrisponde invece a un consumo medio pari a 300-170 MB al mese. È quanto risulta a fronte delle condizioni standard di questa offerta all’ingrosso, chiamata “A consumo-Opzione a canone”.

Si prospetta un’impresa non facile, quindi, per il Garante: per decidere se l’offerta è replicabile, deve valutare quale sia il consumo medio fatto da un utente flat a 640. Anche per questo motivo, ha detto il Garante in audizione, sono stati fissati questi 90 giorni sperimentali: per vedere qual è la quantità di dati consumati da un utente in media in un mese.

“Ma non sarebbe stato più facile chiedere a Telecom di pubblicare un’offerta all’ingrosso tutta flat, visto che si tratta di replicare Alice Flat?”, dice Quintarelli. C’è una ragione di fondo secondo i più critici: la volontà politica era di fare ponti d’oro ad Alice Flat, non ritardarne l’uscita. Ulteriori verifiche ed eventuali correttivi dell’offerta all’ingrosso andavano quindi rinviati a un secondo momento.

Come spiegano dal Garante, infatti, la priorità è far scendere i prezzi dell’ADSL, per venire incontro alle richieste del pubblico. E il canone di Alice Flat andava proprio in questa direzione. Ne deriva che il Garante, per soddisfare l’umore del pubblico, secondo gli operatori ha esposto il mercato a un azzardo. E se i provider avessero ragione? Se i dati di Telecom fossero sbagliati e quindi il Garante avesse fatto male a fidarsi? Il risultato è che avrebbe concesso 90 giorni di felice spensieratezza a Telecom. Ne conseguirebbero danni alla concorrenza e quindi, nel lungo periodo, alla salute del mercato.

Se l’ipotesi è vera, in questi 90 giorni Alice Flat farà a pugni contro un avversario che ha le mani legate dietro la schiena. La domanda da porsi è: valeva la pena rischiare, pur di consegnare subito al mercato e al pubblico i vantaggi di una flat economica? Non è una domanda retorica: è una questione cui solo il tempo, forse, darà risposta. Certo è che il Garante è consapevole dei rischi; sa bene che Telecom, come gli altri provider del resto, fa i propri interessi. Per questo motivo sarebbero necessari i pareri di tutte le parti in causa per giudicare la bontà di un’offerta all’ingrosso. Soprattutto se l’offerta è complessa e ibrida, come appunto quella denominata “A consumo-Opzione a canone”.

“Noi già pensiamo di chiedere un rimborso, per i danni subiti in questi mesi di franchigia concessi a Telecom. Siamo disposti anche ad andare al Tar contro il Garante”, dice Quintarelli. Il punto è che i provider si stanno giocando una fetta importante di mercato: è la flat il futuro dell’ADSL italiana. Sono in declino i tempi dell’ADSL a consumo, che è servita ai grandi operatori a introdurre con gradualità i neofiti nel mondo della banda larga.

La flat già domina, ormai, tra il parco abbonati di Wind e Tiscali. Anche la stessa Telecom riconosce che è qui il futuro; l’ha dimostrato, per la prima volta a forza di numeri, pochi giorni fa, durante la presentazione del bilancio semestrale. A giugno 2005, il 44 per cento degli utenti Alice era flat; contro il 17 per cento di gennaio. Una migrazione è in atto, insomma. Per catturarne la corrente in piena, saranno cruciali le offerta flat economiche, in questa fase di passaggio, di declino del modello “senza canone”. E Telecom – temono gli operatori – proprio in questo momento delicato, si sarebbe aggiudicata 90 giorni buoni per fare man bassa di clienti, indisturbata.

Alessandro Longo

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Pubblicato il
4 ago 2005
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