Blizzard schiaccia l'anti-BattleNet

Blizzard schiaccia l'anti-BattleNet

Vittoria legale per i produttori di multiplayer: giocare online con servizi alternativi al servizio ufficiale di Blizzard viola il DMCA. Partono le polemiche: decisione contro il fair use
Vittoria legale per i produttori di multiplayer: giocare online con servizi alternativi al servizio ufficiale di Blizzard viola il DMCA. Partono le polemiche: decisione contro il fair use


Saint Louis (USA) – I tempi in cui gli appassionati di titoli come Diablo e Warcraft potevano permettersi di scegliere tra Battle.net ed il suo emulo open-source, Bnetd , sono finiti. Al termine di una vicenda legale durata qualche anno, un pool di giudici federali degli Stati Uniti ha decretato l’ illegalità di qualsiasi alternativa autoprodotta: l’uso online dei prodotti Blizzard , al di fuori dai confini dell’ universo digitale ufficiale, entra in conflitto con le dure norme del DMCA .

Stando al verdetto dei giudici , i programmatori Ross Combs e Robert Crittenden hanno creato Bnetd attraverso un’operazione di reverse engineering , esplicitamente proibita dalla licenza d’uso proposta da Blizzard. Un contratto dal perfetto valore legale, ricordano i giudici federali, che prende effetto dal momento in cui viene accettato con un colpo di mouse.

Inoltre l’esperienza di gioco online sui server Bnetd, oltre ad essere più veloce e generalmente più ricca di funzioni, ha delle significative differenze rispetto a quella del network ufficiale: gli universi paralleli creati con Bnetd sono accessibili a tutti . Questo significa che persino i giocatori “non paganti”, in possesso di copie pirata, possono facilmente concedersi una partita in multiplayer. Una possibilità assolutamente contraria alla politica di Vivendi , gigante dell’industria multimediale e proprietario del team che ha sviluppato il fortunatissimo Starcraft. Combs e Crittenden hanno quindi infranto il DMCA , poiché Bnetd permette di aggirare le protezioni antipirateria integrate nel servizio multiplayer ufficiale.

In una lettera alla redazione di Salon , pubblicazione online dalle posizioni progressiste, il presidente di Blizzard sostiene che “alcuni membri del progetto open source chiamato Bnetd hanno chiaramente copiato illegalmente alcune parti del nostro software, in modo da aggirare completamente il meccanismo di protezione anti-copia. Software di questo tipo promuovono la nascita di paradisi per i pirati: la nostra azienda continuerà, come ha sempre fatto, a difendere i diritti d’autore”. World of Warcraft, il titolo più giocato su Battle.net, è una gallina dalle uova d’oro: circa 4 milioni di giocatori pagano mensilmente un canone di 15 dollari per accedere ai servizi multiplayer.

La conclusione della vicenda, oltre ad avere complicato la vita dei due programmatori di Bnetd, ha scatenato una valanga di polemiche da parte di Electronic Frontier Foundation , la potente organizzazione di difesa delle libertà digitali: Jason Schultz, legale dell’associazione, sostiene che questo episodio “sbarra la strada all’innovazione ed alla creatività, poiché elimina la possibilità di creare add-on a valore aggiunto per software acquistati legittimamente”.

Le possibilità di creare liberamente software retrocompatibile ad alta interoperabilità con programmi commerciali, ottima opportunità per informatici e consumatori, pare allontanarsi sempre più dall’orizzonte del controverso mercato americano: secondo Schultz si tratta di una contravvenzione alla regola del fair use , che non permetterebbe di sfruttare a pieno un software acquistato legalmente : “Il DMCA è stato utilizzato per togliere l’innovazione del piatto di consumatori e competitori”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
5 set 2005
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