Due corpi estranei in Internet2

Due corpi estranei in Internet2

di Saverio Manfredini - RIAA e MPAA fanno il loro ingresso nel consorzio del supernetwork: una claudicante industria rischia di compromettere le prospettive di sviluppo della ricerca avanzata. E da subito ne azzoppa gli entusiasmi
di Saverio Manfredini - RIAA e MPAA fanno il loro ingresso nel consorzio del supernetwork: una claudicante industria rischia di compromettere le prospettive di sviluppo della ricerca avanzata. E da subito ne azzoppa gli entusiasmi


Roma – Ci sono alcune notizie sullo sviluppo di nuove tecnologie di networking che anziché aumentare l’entusiasmo dei tecnofili per le grandi prospettive delle ricerca ne comprimono la fantasia e le emozioni : una di queste è l’arrivo in grande stile nel consorzio di Internet2 di due vecchie conoscenze, il gatto e la volpe dell’industria dei contenuti americana, i discografici della RIAA e gli studios di Hollywood della MPAA .

Internet2 è prima di tutto una grande avventura. Come sanno i sempre più numerosi ricercatori italiani coinvolti dai progetti che scaturiscono dalla superrete della ricerca GARR , un supernetwork capace di trasportare dati a velocità notevolissime, nell’ordine delle decine di gigabit al secondo, trasforma le attività di ricerca , dà nuovo impulso alla collaborazione tra scienziati, accelera lo sviluppo di quei filoni di esplorazione che sembrano offrire maggiori potenzialità: nei fatti aumenta esponenzialmente la possibilità di raggiungere risultati utili per tutti. Una dimensione nuova che solleva entusiasmi nel popolo filotecnologico. Ma su tutto questo, dalla scorsa settimana, pesano le mosse di RIAA e MPAA.

Le due lobby a stelle e strisce, infatti, sono entrate nel Consorzio di Internet2 come Corporate Members , ruolo nel quale collaboreranno, tra l’altro, per “studiare lo sviluppo di sistemi di distribuzione di contenuti e di digital right management”. Tutto questo è perfettamente in linea con gli indicibili sforzi profusi dalle due association per combattere la pirateria dei contenuti digitali nell’era di Internet, sforzi fin qui tanto grandi quanto vani .

Qualcuno ha storto il naso quando alle accademie ed ai laboratori si aggiunsero in Internet2 le prime società commerciali, considerate appunto partner per la ricerca, ma sono obiezioni frantumate dall’attualità del legame tra ricerca e sbocco produttivo , e finalizzazione economica della stessa. E membri di Internet2 sono divenute società che possono dare molto ai labs, non solo americani, che sfruttano le grid della ricerca. In questo quadro, però, RIAA ed MPAA sono dei pericolosi corpi estranei .

Ad aziende davvero innovative, che legano il proprio futuro alla ricerca più che in qualsiasi altro settore, si affiancano ora due organismi che negli anni hanno fatto di tutto per dimostrare la propria incapacità di gestire la rivoluzione tecnologica.

Ben lungi dall’innovare, studios e discografici sempre più diffondono le proprie produzioni immerse in un mondo di DRM , quel digital right management che ha lo scopo di traghettare nell’era della rete le medesime capacità di controllo su musica, film e dintorni che per decenni hanno permesso a quell’industria di portarsi a casa profitti totalmente slegati dalla realtà. Non sto parlando dei DVD a 32 euro o degli album musicali a 40, quanto invece della capacità di conoscenza dei clienti: quanti hanno comprato un album dopo aver sentito un singolo di successo? E quanto spesso hanno capito di aver pagato dieci tracce per averne solo una di valore? E questo vale per tutto: se c’è una cosa che Internet mette in mano all’utenza, anche attraverso il P2P, è la conoscenza, non solo la capacità di valutare cosa davvero sia di proprio interesse, consentendogli così di sostenere ciò che vale con i propri acquisti , ma anche di parlare con chiunque altro sia interessato agli stessi contenuti, per valutarli insieme, approvarli, contestarli e, perché no?, comprarli.

Se dovessimo guardare ai fatti, dunque, in Internet2 sono entrati ora due relitti del mondo che fu il cui compito non può che essere quello di ostacolare il più possibile la grande rivoluzione della comunicazione e della conoscenza, perché condivisione del sapere per queste entità si traduce in compressione dei profitti e, soprattutto, perdita di controllo sulla distribuzione e sulla fruizione. Non è un caso se all’inizio di quest’anno proprio RIAA abbia denunciato circa 400 utenti di Internet2 , perché, come aveva dichiarato all’epoca Cary Sharman, chairman dell’associazione, “non possiamo lasciare che questa rete ad alta velocità divenga una zona franca dove le norme del mondo reale non si applicano”. Uno scopo nobile, simile a quello che ha trascinato nei guai 15mila utenti americani del P2P in questi anni, un periodo di tempo nel quale l’uso dei sistemi di file sharing ha raggiunto i massimi storici.

E se dobbiamo sperare che MPAA e RIAA rivelino nei prossimi anni un basso grado di tossicità per l’ecosistema della ricerca avanzata, di certo un pezzettino di fantasia e di entusiasmo attorno ai supernetwork della ricerca ci è stato sottratto. A suon di dollari e di avvocati.

Saverio Manfredini

Gli interventi di S.M. sono disponibili qui

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Pubblicato il 15 set 2005
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