Il WiMax contro Katrina e i suoi parenti

Il WiMax contro Katrina e i suoi parenti

Il disastroso uragano ha alimentato un acceso dibattito sui limiti degli attuali sistemi di telecomunicazione. Cittadini, politici ed industrie concordano: è arrivato il momento della convergenza totale senza fili
Il disastroso uragano ha alimentato un acceso dibattito sui limiti degli attuali sistemi di telecomunicazione. Cittadini, politici ed industrie concordano: è arrivato il momento della convergenza totale senza fili


Roma – Le ferite provocate negli Stati Uniti dal terribile uragano Katrina stanno lentamente rimarginandosi. La sfera pubblica cerca adesso motivazioni razionali per spiegare la clamorosa inefficienza dei servizi di protezione civile. Ma nonostante il mea culpa recentemente pronunciato da George W. Bush, i ritardi nelle operazioni di soccorso potrebbero avere una causa ben più grossolana ed invisibile: la FCC , Commissione Federale sulle Comunicazioni, ha avviato un’indagine per fare luce sulle carenze strutturali delle infrastrutture di telecomunicazione , accusate di aver vanificato buona parte dei primissimi aiuti.

“E’ l’ora di adottare un nuovo sistema unificato per le comunicazioni vocali e la trasmissione di dati”, sostiene Mohammad Shakouri del consorzio WiMax Forum . Una richiesta accolta da osservatori, esperti e politici. “Anche se non è una panacea”, sostiene Charles Golvin dell’istituto Forrester Research , “la connettività a banda larga e senza fili è una soluzione per molte situazioni d’emergenza nazionale”. La senatrice Debbie Stabenow ha colto l’occasione per richiedere cinque miliardi di dollari da destinare alla nascita di un network interoperabile che unisca le comunicazioni delle varie forze dell’ordine, finora basate su tecnologie antiquate e poco affidabili.

Ed appare quasi tragicomico che lo Stato più tecnologicamente avanzato, produttore ed esportatore di numerosi prodigi elettronici, debba fare i conti con i limiti delle reti telefoniche tradizionali . Tutto pare pronto per la nascita di una nuova soluzione, un’unica rete a convergenza totale , svincolata da problemi di cablaggio, ricezione, interoperabilità. E quando si parla di interoperabilità il pensiero salta immediatamente ad Internet: l’uragano Katrina ha svegliato gli americani con fatale puntualità. Un tragico scherzo del destino? “Non dobbiamo aspettare un’altra tragedia nazionale”, incalza la Stabenow, “per capire che adesso abbiamo bisogno dell’interoperabilità”.

Già, la parola d’ordine più osannata ed abusata per annunciare il verbo della convergenza totale è proprio ” interoperabilità “. Un nome sconosciuto, secondo un’indagine di News.com , agli apparati di sicurezza pubblica degli Stati Uniti: ciascun corpo di forze dell’ordine, in almeno due terzi delle città americane, non è in grado di comunicare in maniera coordinata e sinergica. Questo, naturalmente, perché si affidano a reti comunicative basate su piattaforme differenti ed inconciliabili, come radio e telefono.

Ma le cose stanno probabilmente per cambiare, in un mutamento che potrà aprire nuovi spiragli per il futuro di molti altri paesi avanzati ed indicare nuovi sviluppi per il mercato delle TLC. Tanto che la FCC , il garante delle TLC statunitense, ha deciso di dedicare una consultazione pubblica proprio al futuro della connettività: verranno interpellati rappresentanti delle amministrazioni locali, forze dell’ordine e soprattutto operatori telefonici. Sono proprio i carrier e gli ISP statunitensi ad essere i veri protagonisti invisibili delle operazioni di soccorso a New Orleans: solo l’uso di tecnologie wireless , basate su standard Wi-Fi e WiMax, ha permesso di coordinare gli aiuti e salvare molte vite umane.

E così si è sollevata negli ultimi giorni un’unica onda d’entusiasmo, che va dai sostenitori più accaniti della dottrina unwired , come Verizon Wireless , fino ai fedeli seguaci del paradigma wired , come BellSouth . Tutti i giganti delle telecomunicazioni sembrano d’accordo: è arrivato il momento di una svolta.

Intel , per completare il quadro della situazione, ha inondato il governo USA di apparecchiature WiMax: laptop, ricevitori ed antenne – naturalmente prodotti in casa. Un’accorta e rapacissima azione di marketing selvaggio? Può darsi: con le linee telefoniche ed i cavi in fibra ottica completamente dilaniati dal fango e dalle piogge torrenziali, “il governo non aveva più alcun tipo di connessione ad Internet”, dichiara Nigel Ballard, amministratore di Intel, in un’intervista rilasciata al Los Angeles Times . “La possibilità di poter ricostruire il tessuto delle telecomunicazioni”, secondo i portavoce di Verizon Wireless , “ci consente di creare un network ancora più efficiente e veloce”.

L’uragano è stata una sorta di chiamata alle armi per i sostenitori della connettività wireless? Senza dubbio. Il passaggio di Katrina si è inoltre rivelato un ottimo banco di prova per dimostrare sia le potenzialità di WiMax sia della telefonia VoIP : aziende del calibro di Cisco ed Avaya si sono gettate sul luogo della tragedia come aquile su lepri zoppe per declamare i vantaggi di una infrastruttura comunicativa che non necessita di cavi. L’incredibile interesse di queste grandi aziende, sinonimo di innovative soluzioni informatiche, non può che far riflettere: nella ricostruzione delle zone colpite non c’è solo in gioco una lungimirante speculazione economica, ma anche la ridefinizione di regole nuove nel modo di comunicare. Il futuro previsto dagli ultimi sviluppi dell’industria IT bussa già alle porte, ed arriverà via etere.

Tommaso Lombardi

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
16 set 2005
Link copiato negli appunti