Lituania: altolà al terrorismo sul web

Lituania: altolà al terrorismo sul web

La corte costituzionale del paese baltico approva la censura immediata e l'oscuramento dei siti a carattere sovversivo. Nel mirino un noto notiziario ceceno ospitato su server lituani, accusato dalla Russia di appoggiare il terrorismo internazionale
La corte costituzionale del paese baltico approva la censura immediata e l'oscuramento dei siti a carattere sovversivo. Nel mirino un noto notiziario ceceno ospitato su server lituani, accusato dalla Russia di appoggiare il terrorismo internazionale


Vilnius (Lituania) – Anche la Lituania, neomembro dell’Unione Europea e ex repubblica sovietica, abbraccia la strategia politica comunitaria per contrastare la proliferazione dei cosiddetti siti dell’odio , ricettacoli telematici che aggregano individui talvolta legati al fenomeno del terrorismo . Le forze dell’ordine potranno d’ora in poi chiudere preventivamente qualsiasi pubblicazione online accusata di essere vicina agli ambienti sovversivi.

“Queste azioni di polizia, volte alla sicurezza nazionale, non interferiscono in alcun modo con i diritti costituzionali che tutelano la libertà d’espressione”: la corte costituzionale lituana ha stabilito il suo verdetto su questa delicatissima questione dopo l’esame di un caso ormai celebre, l’odissea telematica di Kavkaz Center , notiziario ceceno molto vicino alle posizioni dei fondamentalisti islamici. Costretto a migrare da un paese all’altro, il sito è stato ospitato per anni da un ISP lituano: nel 2003 la polizia di Vilnius ne confiscò i server, agendo in maniera arbitraria “per difendere il paese”.

Dopo la sua recente riapertura in territorio finlandese, le autorità lituane ne hanno approfittato per legittimare le azioni censorie e lanciare un messaggio preciso alla Comunità Europea. Il sito, in definitiva, è pericoloso : una notizia che ha fatto saltare dalla gioia gli organi stampa russa, da anni sulle tracce di Kavkaz Center. L’amministrazione Putin accusa Kavkaz di dare voce ai violenti ribelli ceceni, su cui da tempo il Cremlino vede, o dichiara di vedere, l’ombra di Al Qaeda.

La macchia più evidente sui trascorsi di Kavkaz Center è l’aver pubblicato un messaggio di Shamil Basayev, ideatore della terribile strage d’innocenti nella scuola di Beslan, in Ossezia, nel 2004. Tuttavia le pubblicazioni e le attività della testata cecena continuano ad essere seguite: le pagine incriminate vengono spostate da un server all’altro , con incredibile destrezza, per evitare di volta in volta il morso della censura governativa.

Il primo paese ad indicare questa strategia di lotta alla sovversione online è stata la Gran Bretagna, all’indomani degli attentati di Londra nello scorso luglio. La tattica si basa sul rafforzamento e sull’autonomia d’azione dei corpi di polizia telematica: adottata anche in Italia, ed adesso persino in Lituania, questa “ricetta antiterrorismo” sembra favorire la mobilità e l’ invisibilità dei soggetti nel mirino, aiutati dalla struttura sovranazionale di Internet.

Così come gli agenti riescono ad oscurare un sito in poche ore, senza bisogno di pirotecniche piroette burocratiche ed amministrative, gli stessi perseguitati dimostrano la stessa alacrità nel costruire una, dieci, cento nuove pagine web. Purtroppo, come dimostra il caso specifico di Kavkaz Center, questo processo di autoreplicazione va di pari passo con l’aumento degli attriti tra “noi” e “loro”, dentro o fuori dell’Unione Europea.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
22 set 2005
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