Washington: guerra totale alla pirateria

Washington: guerra totale alla pirateria

L'amministrazione Bush vara un imponente piano per contrastare l'attività dei pirati multimediali: dagli USA partirà un esercito d'esperti per le zone calde della pirateria. Una sola tattica: difesa aggressiva della proprietà intellettuale
L'amministrazione Bush vara un imponente piano per contrastare l'attività dei pirati multimediali: dagli USA partirà un esercito d'esperti per le zone calde della pirateria. Una sola tattica: difesa aggressiva della proprietà intellettuale


Washington (USA) – Il governo federale degli Stati Uniti apre il fuoco contro il fenomeno della pirateria multimediale e vara una grande operazione transnazionale per schiacciarlo. È stata dichiarata guerra totale al fenomeno: niente bombe intelligenti, niente soldati – i pirati verranno combattuti da un esercito d’esperti, in stretta collaborazione con l’industria del settore. L’obiettivo segue da vicino gli interessi definiti dai grandi gruppi dell’industria multimediale : difendere la proprietà intellettuale ad ogni latitudine del globo.

I tre pilastri su cui si articolerà la strategia di Washington sono prevenzione , supporto e formazione . L’iniziativa degli Stati Uniti prevede la creazione di veri e propri “uffici antipirateria” nei punti caldi della contraffazione digitale, quali Russia, Brasile e Cina. L’azione preventiva degli USA si concentrerà soprattutto in quei paesi dove la diffusione illecita di prodotti digitali tocca percentuali da record .

Questi particolari uffici esteri ospiteranno giuristi e tecnici ben preparati, capaci di gestire con abilità qualsiasi tipo di controversia. Il loro compito sarà di dialogare con le istituzioni locali: i “poliziotti” del copyright assisteranno così le aziende statunitensi all’estero, nella speranza di ottenere la tutela della proprietà intellettuale in linea con gli accordi della WTO . Realizzare questo passo è di primaria importanza per Washington, data l’altissima quantità di aziende USA operanti oltreconfine.

Gli esperti antipirateria svolgeranno anche mansioni investigative e contribuiranno attivamente alla cattura dei cosiddetti “ladri di idee”. Infatti il casus belli di questa insolita guerra, come stabiliscono le analisi condotte dall’amministrazione Bush, è determinato dagli enormi danni causati dai pirati. Le perdite per l’economia USA, secondo le stime ufficiali, ammontano ad una cifra da capogiro: si parla di oltre 250 miliardi di dollari all’anno . Il piano di contromisure governative è stato immediatamente accolto con entusiasmo nella cerchia delle major, BSA , RIAA ed MPAA in testa.

Verrà inoltre istituita la Global Intellectual Property Rights Academy , una scuola di formazione per sensibilizzare ed istruire i giudici di tutto il mondo sulla crucialità della lotta alla pirateria. Il governo USA rimborserà completamente le spese di tutti gli esperti stranieri che parteciperanno ai corsi previsti.

Il segretario al commercio degli Stati Uniti, Carlos Gutierrez, dichiara che “la difesa della proprietà intellettuale è d’importanza vitale per la nostra economia”. La guerra alla pirateria avrebbe persino un importante valore geopolitico: “Le nostre azioni rientrano nell’intenzione di rafforzare la sicurezza e la stabilità a livello internazionale”, conclude Gutierrez, promotore e creatore del primo avamposto antipirateria all’estero.

Gutierrez ha riservato le sue critiche più aspre alla Cina: “Ambiscono al ruolo di superpotenza economica al passo coi tempi”, insinua l’alto funzionario statunitense, “ma di sicuro non potranno mai esserlo, almeno fino a quando si limitano a scrivere leggi sui loro codici senza sforzarsi di applicarle”. Il riferimento, più che esplicito, fa pensare immediatamente agli ostacoli recentemente incontrati da EMI per tutelare il copyright in terra cinese.

La lotta contro la pirateria, spesso alleata delle popolazioni più povere del pianeta, apre durissime sfide per gli Stati Uniti. La questione richiede estrema cautela: l’industria digitale riuscirà a far valere i suoi diritti senza causare gravissime incrinazioni nei rapporti diplomatici ? Si accettano scommesse.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 23 set 2005
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