Contrappunti/ La tivù sul Web

Contrappunti/ La tivù sul Web

di Massimo Mantellini - L'ultima iniziativa è quella del Corriere, che spera di poter presto dar vita ad un vero e proprio palinsesto tivù a portata di mouse. Non ci vuol molto a capire che quei denari potrebbero essere meglio spesi
di Massimo Mantellini - L'ultima iniziativa è quella del Corriere, che spera di poter presto dar vita ad un vero e proprio palinsesto tivù a portata di mouse. Non ci vuol molto a capire che quei denari potrebbero essere meglio spesi


Roma – Ultimo di una lunga serie di tentativi di adattare la Tv a Internet (o internet alla TV) il sito web del Corriere della Sera ha presentato in questi giorni il suo Mediacenter . Un contenitore web di informazione televisiva con due edizioni giornaliere di TG e Meteo. Il progetto dovrebbe, nelle intenzioni del suo editore, ampliarsi successivamente fino alla creazione di un vero e proprio palinsesto televisivo sul web. Alla iniziativa non è poi estraneo un accordo che si dice già siglato con “La 7” per la fornitura da parte di RCS di contenuti TV. La chiamano, un po’ prosaicamente, televisione “on demand”, una offerta televisiva standard adattata alla “asincronicità” della rete Internet. E non si tratta in fondo nemmeno di una novità assoluta: molti telegiornali delle reti TV sono infatti ormai da tempo fruibili online in differita, almeno per ciò che attiene alle ultime edizioni disponibili. Nel caso in questioni si tratterà invece di contenuti originali creati appositamente per la rete.

Quello che propone oggi RCS è, almeno in parte, se vogliamo osservarla solo nelle sue propaggini Internet, la medesima operazione che tentò a suo tempo Ilnuovo.it quando presentò il suo progetto di nuova editoria sul web con annesso TG: una discesa in campo forse un po’ pretenziosa su di un terreno minato, quello della informazione televisiva fatta con altri mezzi.

Resta in ogni modo impressionante notare come si continuino ad immaginare utilizzi simil-televisivi della rete Internet, quando ormai decine di esperimenti passati indicano con chiarezza che idee del genere attraggono poco o nulla gli utenti della rete.

Sarà che i contenuti video ci sono stati fino ad oggi venduti (letteralmente) nella loro essenza di “media ricchi”. Pensate al crollo delle Torri Gemelle: quali parole o quali immagini fisse avrebbero potuto eguagliare l’impatto informativo di quelle scene terribili? E tuttavia non sempre è così. Accade anzi che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’informazione televisiva, nel momento in cui viene sradicata dal suo ambito naturale ed immessa nella rete Internet, perda molta della sua originale attrattiva. Svaluta insomma la propria presunta ricchezza. Le ragioni di questo downgrading sono in parte legate forzosamente alla architettura del media (sappiamo tutti cosa sia stato fino ad ora sul web in termini di qualità ed immediatezza uno streaming audio-video) ma in maggior misura appaiono legate al tipo di offerta proposta. Pensate solo ai tempi fisici di un TG: per quale ragione dovrei attendere la scaletta del telegiornale (o anche solo i dieci secondi introduttivi dello speaker nel caso di notizie già confezionate) o la sigla delle previsioni meteo quando il cuore, la sintesi della stessa informazione è, già da prima, pronta in forma testuale su decine di siti web ad un click di distanza da me? A meno che non ci interessi il colore della cravatta del giornalista, oggi non ci sono grosse ragioni per preferire la confezione TV alla navigazione sul web.

Questa è stata, in generale, la scelta fino ad ora attuata dagli utenti dei servizi informativi online. Detto in maniera più cruda: alle persone interessa molto e sempre di più l’essenza informativa (e tutti gli studi indicano di come su Internet ci sia un interesse crescente verso i siti web informativi), assai meno la sua più o meno elegante infiocchettatura.

Ma non si tratta solo di questo: l’efficacia del messaggio informativo è cosa importante e la sua diluizione in video è in grado di allontanare velocemente moltissimi utenti, ma ciò che in misura sempre maggiore accade è che il bacino degli ascoltatori vada incontro ad una progressiva ed inevitabile frammentazione. In rete un TG, anche se superbamente confezionato, è “per tutti”, mentre gli utenti di Internet si sono ormai felicemente abituati a trovare l’informazione adatta “a se stessi”. La TV on demand, residuo della idea ormai arrugginita della televisione interattiva, è una scelta certamente congrua alla segmentazione dei contenuti ma è ugualmente pochissima cosa se paragonata al panorama della offerta informativa disponibile su Internet.

Se insomma la TV desidera continuare ad uscire con le ossa rotte dal confronto impari con Internet deve continuare ad immaginarsi esperimenti come quelli della webTv del Corriere. Predisporre notiziari trasportati pari pari dall’etere alla rete (o crearne di originali con le medesime modalità) è una ottima maniera per vedersi largamente ignorati da un pubblico abituato ogni giorno di più a rifuggire ogni forma di broadcasting.

Questo ovviamente non significa affatto che qualsiasi contenuto audiovideo nasca con la tara genetica di non poter funzionare in rete. E’ anzi vero il contrario: l’aumento della larghezza di banda permette oggi di immaginare utilizzi nuovi ed innovativi dei contenuti audio-video a patto che si abbia la cognizione del tipo di media nel quale vengono immessi. Non è un caso che sia Google che altri soggetti stiano immaginando ambiti nei quali alla comunicazione testuale sia possibile aggiungere o sostituire contenuti video. E non è un caso che simili utilizzi siano di fatto e sempre basati su forme di comunicazione non gerarchica, nella quale il contributo del singolo crea il valore e non viceversa. come è stato fino ad oggi. Non è nemmeno un caso che il magnate della televisione mondiale, Rupert Murdoch, l’anziano principe australiano del broadcasting, fulminato sulla via di Damasco, abbia giusto in questi giorni sposato la causa della comunicazione distribuita della rete Internet affermando (magari con qualche esagerazione) che i media tradizionali sono destinati a scomparire nel breve periodo.

Si va, di pari passo con l’aumento di banda, verso una integrazione di contenuti differenti in rete: fra essi quelli video avranno sempre maggiore importanza, ma probabilmente non nella forma che molti editori continuano ad immaginare. Mentre alcune società innovative come Six Aparts iniziano ad immaginare aggregatori di differenti formati come il Comet Project che sarà attivo nel 2006, consci del fatto che la vita di relazione di ciascuno di noi sarà sempre di più legata alla rete Internet, non passa giorno che qualcuno ci illustri la propria “nuova” idea di un telegiornale online o quella, altrettanto formidabile, di un bel set top box che metta Internet dentro il nostro amato televisore. Non serve un mago per dire: “Risparmiate i vostri soldi, non funzionerà”.

Massimo Mantellini
Manteblog

I precedenti editoriali di M.M. sono qui

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Pubblicato il
26 set 2005
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