WSIS, meglio andare in Tunisia

WSIS, meglio andare in Tunisia

di Saverio Manfredini - Se la società civile soccomberà all'indignazione e non parteciperà appieno al WSIS di Tunisi allora avrà consegnato un'importante ribalta internazionale a regimi come Iran e Cina. Ci vuole responsabilità
di Saverio Manfredini - Se la società civile soccomberà all'indignazione e non parteciperà appieno al WSIS di Tunisi allora avrà consegnato un'importante ribalta internazionale a regimi come Iran e Cina. Ci vuole responsabilità


Roma – Se c’è una cosa che gli italiani sanno della Tunisia è che è un posto caldo, con belle, anzi bellissime spiagge, perlopiù estraneo alle angosciose routine internazionali di stragi e vendette. Quello che ricordano di meno sono le aggressioni ai pescherecci italiani che sconfinano (dimenticate grazie ad un trattatello bilaterale) o la sistematica violazione dei diritti umani in quel paese. Logico quindi che chi invece se lo ricorda sia quantomeno perplesso all’idea che proprio Tunisi ospiti la seconda sessione dell’importante Summit ONU sulla Società dell’informazione , il WSIS .

Mancano ormai pochi giorni a questo evento e tante associazioni internazionali per i diritti umani e civili hanno ancora una volta scritto al segretario generale dell’ONU Kofi Annan ricordando che la Tunisia sul fronte delle libertà è ormai in caduta libera , esattamente il contrario di quanto lo stesso Annan nel dicembre del 2003, alla chiusura della prima sessione del WSIS di Ginevra, auspicò che accadesse. Che abbiano ragione è evidente, basti guardare alle torture e alle irragionevoli condanne cui sono stati più volte sottoposti gli utenti Internet negli ultimi due anni.

La preoccupazione della cosiddetta società civile per un Summit che possa “avallare” le politiche di Tunisi è tanto comprensibile quanto preoccupante, visto che dal 16 novembre, che lo si voglia o meno, quel meeting globale si terrà e si terrà in quella sede. Nell’appello ad Annan si afferma infatti che Tunisi non è il posto adatto a tenere il WSIS e che accettare quella sede significherebbe accettare le politiche repressive del governo tunisino. Una dichiarazione tanto forte che, tra le righe, lascia intuire come quasi un centinaio di importanti associazioni e gruppi non profit potrebbero scegliere di non partecipare .

Sarebbe un grave errore . Se il WSIS di Tunisi sarà privato della presenza dell’ala più riformatrice della società civile, se non saranno presenti ai lavori del più importante congresso internazionale su Internet fin qui realizzato, allora la loro assenza darà spazio alle ali radicali della censura di Stato , darà fiato alle trombe di paesi come l’ Iran o la Cina , nei quali la conservazione del potere nell’era della rete passa attraverso la manipolazione dell’informazione e la censura di Stato.

Proprio perché il Summit si terrà a Tunisi, si potrà sfruttare un’inedita ribalta per raccontare quanto avviene in quel paese, per avvertire di quanto sta accadendo in mondi a maglie strette come Arabia Saudita, Vietnam o Singapore, ma soprattutto per denunciare come gli interessi occidentali già oggi avallino gli abusi di regimi di mezzo mondo. Invece di scandalizzarsi per la scelta di una sede che è il frutto insipido delle poche armi a disposizione della diplomazia, è urgente sfruttare l’inevitabile per imprimere una sterzata al WSIS ed impedire che le sue risultanze siano esclusiva dei network finanziari e politici che prosperano attorno e grazie ai regimi di paesi a libertà limitata .

Saverio Manfredini

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Pubblicato il
11 ott 2005
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