E-gratis/ Fuga dall'email

E-gratis/ Fuga dall'email

AltaVista, Bigfoot e ora Mail.com: la strada dell'email gratuita online sembra sempre più in salita. La redditività ridefinisce i contorni della rete. Le alternative non mancano. Ma il futuro appare quantomai incerto
AltaVista, Bigfoot e ora Mail.com: la strada dell'email gratuita online sembra sempre più in salita. La redditività ridefinisce i contorni della rete. Le alternative non mancano. Ma il futuro appare quantomai incerto


Roma – La web-email e i servizi di email gratuita online sono a rischio? Viene da pensarlo, visto che sono tra i primi servizi ad essere colpiti dall’assenza di una vera redditività, dalla presenza di costi non indifferenti di gestione e, dunque, i primi ad essere coinvolti nei piani di ristrutturazione delle net-companies, a caccia di nuove fonti di reddito.

L’ultima azienda a dover trasformare la propria offerta è un altro dei nomi celebri tra i sistemi pensati per garantire caselle email gratuite: Mail.com . In questi giorni, infatti, il sito ha cambiato volto inserendo i cosiddetti “Premium Service”, servizi a pagamento che inglobano anche servizi che precedentemente erano gratuiti.

La scelta di Mail.com fa sì che gli utenti che intendano ancora utilizzare un indirizzo preso in quella sede come semplice forwarding di posta elettronica su un altro proprio indirizzo, debbano pagare quasi 10 dollari l’anno. Ben di più, invece, pagheranno quegli utenti di Mail.com che intendano utilizzare la propria mailbox su Mail.com non da web ma da client di posta elettronica con accesso via POP3. In quel caso la tariffa arriva a 39,95 dollari all’anno. Se poi si vuole una mailbox da 30 megabyte di spazio anziché i canonici 10, allora si devono versare 29,95 dollari all’anno.

Una trasformazione del genere rappresenta senz’altro una scommessa, visto che non si può escludere ed è anzi molto probabile che molti utenti preferiranno ricorrere a servizi concorrenti, a cambiare indirizzo e a lasciare Mail.com piuttosto che pagare. Quelli che rimarranno, pagheranno e forse consentiranno all’azienda di prosperare.

Della cosa si parla su Usenet e in alcune mail giunte alla redazione di Punto Informatico, soprattutto perché arriva dopo un anno durante il quale si è assistito ad una vera e propria morìa dei servizi gratuiti, o comunque a ristrutturazioni che vanno tutte nella direzione di sistemi a pagamento.

Fece rumore, molti mesi fa, la scelta di Net@ddress di modificare l’impostazione dei suoi celeberrimi indirizzi su usa.net , tra i pionieri dell’email gratuita online. Una scelta dettata dalla necessità, che anche in questo caso ha visto l’arrivo di tariffe per l’utilizzo dei servizi.

Ma a doversi ristruttuare è stato anche Bigfoot , “l’indirizzo per la vita”, “storico” sistema di forwarding utilizzato da milioni di utenti internet. Nei mesi scorsi la decisione di far pagare i servizi Premium e limitare a 25 il numero massimo di email inoltrate quotidianamente per chi non paga il servizio. Il tutto condito da una pressante richiesta alla profilazione derivante dalla necessità di trasformare l’attività in un business redditizio…

Ancora più clamorosa, probabilmente, la recente scelta di AltaVista.com di chiudere entro la fine di questo mese i propri servizi di webemail gratuita. Una scelta che ha fatto rumore non tanto per il fatto in sé, probabilmente inevitabile a fronte delle spese e dell’assenza di profitti, quanto perché AltaVista è stato uno dei primi grandi portali della rete ad offrire quel tipo di servizio. Un “apripista” che ora si trova in palese difficoltà, quantomeno su questo fronte.

Difficile dire cosa riserverà il futuro. Di certo quanto sta accadendo sul fronte della posta elettronica gratuita deve far riflettere sulle opportunità in mano alle net-companies e sulla trasformazione dell’offerta di servizi in rete, dove il concetto di “gratis” – laddove nulla lo è mai veramente stato – è sempre più raro e stride sempre di più palesemente con la realtà, vista l’assenza di altre fonti di reddito per chi quei servizi gestisce.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
5 mar 2002
Link copiato negli appunti