Copyzero, come tutelarsi senza SIAE

Copyzero, come tutelarsi senza SIAE

Sfrutta la firma digitale per dare certezze agli autori di opere che non vogliano legarsi alla SIAE. Un metodo semplice ed economico per associare legalmente il proprio nome a quanto si produce. PI intervista i promotori del progetto
Sfrutta la firma digitale per dare certezze agli autori di opere che non vogliano legarsi alla SIAE. Un metodo semplice ed economico per associare legalmente il proprio nome a quanto si produce. PI intervista i promotori del progetto


Roma – Garantire la tutela degli autori che non possono o non vogliono sobbarcarsi grandi spese per tutelare le proprie opere e sfruttare invece la firma digitale in ambito copyleft affinché sostenga coloro che faticano a far riconoscere la paternità della propria opera dell’ingegno. Nasce con questi motivi Copyzero , un sistema che permette di convertire l’opera (letteraria, musicale, figurativa e così via) in formato digitale, per poi apporre su questo documento la firma digitale e la marca temporale. Il tutto a prezzi contenuti (0,36 euro). Un’idea made in Italy , visto che è stata concepita dal movimento milanese Costozero per poi diffondersi rapidamente nel mondo Web.

La risposta del mercato
Che accoglienza ha fin qui ricevuto Copyzero dal mercato? Alla sola parola “mercato” i responsabili del movimento Costozero rizzano le antenne ricordando che loro “non offrono servizi a pagamento, ma si limitano a elaborare idee socialmente utili”. In ogni caso, assicurano, questa forma di tutela si sta diffondendo rapidamente “tra gli autori fuori dal mercato e dunque non interessati ad iscriversi alla Siae”. Per loro, infatti, c’è la possibilità di risparmiare i 110 euro richiesti per ogni deposito, da rinnovare ogni 5 anni.

I problemi in campo
Come detto, l’obiettivo principale del Copyzero è la tutela del diritto d’autore , presupposto indispensabile per poter beneficiare delle garanzie della legge 22 aprile 1941, n. 633. “Siamo partiti dalla constatazione ? spiega a Punto Informatico Nicola Alcide Grossi , presidente del movimento ? che molte persone non possono permettersi di versare somme importanti per la tutela del copyright o non possono permettersi versamenti frequenti”.

Un obiettivo che fino ad ora poteva essere raggiunto dall’autore, peraltro senza ottenere con questo garanzie definitive, solo inviando a se stesso un plico sigillato (contenente l’opera) per mezzo di una raccomandata con ricevuta di ritorno. “Come chiarito anche nello studio 3154/2000, approvato dalla Commissione Studi del Consiglio Nazionale del Notariato ? prosegue Grossi – la giurisprudenza che si è copiosamente occupata del timbro postale, ha elaborato il principio che questa impronta può attribuire garanzia di anteriorità della datazione del documento, solo ove lo scritto faccia un corpo unico con il foglio sul quale il timbro è stato apposto. Una soluzione utilizzata da alcuni autori ? prosegue – è di far coincidere contenuto e contenente, piegando il foglio in quattro parti e sigillandone i margini: il timbro, dunque, verrà apposto direttamente sul foglio. Ma questo metodo può essere utile, visto i rischi di falsificazione del timbro (ma non della marca temporale), solo per alcune tipologie di opere, come gli scritti brevi”.

Il meccanismo di Copyzero
Copyzero risolve alla radice il problema, assicurando tutela a tutti gli autori che non possono (o non vogliono) acquistare la smart card (presso un ente certificatore) e il relativo lettore. Scaricando l’apposito modulo via Internet, infatti, si può apporre la firma digitale qualificata e la marca temporale (time stamping), ottenendo la prova della creazione di una determinata opera dell’ingegno da parte di un determinato autore (o di determinati coautori) e dell’esistenza di un’opera ad una data certa .

Tre i passaggi richiesti all’autore per vedere valorizzata la propria opera dell’ingegno: innanzitutto bisogna scaricare il modulo on-line fornito sul sito del movimento e convertire l’opera in formato digitale; quindi va apposta la firma digitale e la marca temporale sui documenti informatici, indicando nome dell’autore, anno e titolo dell’opera; infine è necessario apporre la firma e la marca su un file archivio. Se si tratta di più opere o di più file, è sufficiente inserirli in un file archivio (esempio: *.zip, *.tar) e firmare e marcare quest’ultimo. Il tutto a patto che i documenti non pesino più di 20 Mb.

Copyzero e la normativa di settore
A questo punto viene naturale chiedersi se il meccanismo Copyzero sia compatibile con la normativa italiana sul diritto d’autore, oggetto di numerose modifiche negli ultimi tempi. “Nessun problema ? precisa Grossi ? sfruttiamo le potenzialità offerte dalla firma digitale. L’Italia è stato il primo Paese al mondo ad avere una legislazione in materia. Ci sono tutti i presupposti economici, normativi e tecnologici per una sua diffusione; esiste, invece, un limite materiale alla sua diffusione: la carenza di informazione. Questo è in parte dovuto alla scarsa conoscenza della firma digitale qualificata, detta anche firma digitale forte (da non confondere con la firma digitale debole, cosiddetta Pgp, per intenderci) e della marca temporale (la cui apposizione non avviene
in locale, ma attraverso collegamento telematico)”. Del resto Copyzero non può aspettarsi di ricevere pubblicità da chi ha interesse a fare commercio delle opere d’ingegno. “La libertà ? conclude Grossi – riguarda dal nostro punto di vista soprattutto la possibilità di far circolare le proprie opere, senza temere di trovarsi poi nell’impossibilità di far valere i propri diritti”.

Per concludere, resta da soddisfare un’altra curiosità: il meccanismo di sostentamento del movimento Costozero. Ebbene, il servizio è aperto ai soli sostenitori, quelli disposti a donare 1 euro per ciascun utilizzo.

Luigi dell’Olio

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Pubblicato il 21 ott 2005
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