Roma – Censura e Internet, un tema tanto rilevante quanto poco centrale al WSIS , il Summit internazionale sulla Società dell’Informazione voluto dall’ONU la cui seconda sessione si terrà il mese prossimo a Tunisi. Le contraddizioni sono infinite: si parla di accessibilità alle risorse informatiche e lo si fa parlando di disabili, magari solo di disabili… Punto Informatico ha parlato di questo scenario con Paolo Pietrosanti , storico esponente radicale e tra i fondatori del Partito Radicale Transnazionale .
Punto Informatico: Tra meno di un mese si terrà il WSIS e in ballo ci sono i diritti di libero accesso alla rete. Si stanno mobilitando in molti, la società civile è in fermento, c’è chi chiede il boicottaggio dell’evento perché si tiene in un paese dove la censura è di casa e c’è invece chi ritiene che proprio per questo sia utile andarci . Che ne pensi?
Paolo Pietrosanti: Tutto questo è stucchevole in sé, è chiaro e lo è doppiamente per chi come me è disabile grave, cieco, per esempio. Basti pensare a quello che fa l’Unione Europea, che si occupa a vari livelli dell’accessibilità della rete e delle risorse informatiche per i disabili (e di questioni in ballo ce ne sono parecchie) ma non considera il problema che l’accesso alla rete viene condizionato e filtrato ai danni di intere generazioni. E non parlo da disabile, perché per favore, un disabile non è solo disabile. E’ anche molte altre cose, ha delle idee, delle speranze, i capelli di un certo colore, alcuni gusti musicali o gastronomici. Non è, in definitiva, soltanto un disabile.
PI: Parliamo di censura in rete?
PP: Il mio e nostro problema è che clienti cinesi di Yahoo vengono sottoposti a censura e l’azienda americana fa la spia a Pechino . Il mio e nostro problema è che i motori di Google e Yahoo censurano i loro clienti , non fanno trovare quel che si cerca, per il solo fatto che quei clienti hanno muso giallo e occhi a mandorla.
PI: Politiche diciamo di.. accesso filtrato..?
PP: Ritengo che il problema della accessibilità della rete e delle risorse informatiche non riguardi i disabili soltanto, ma soprattutto riguardi i non disabili. E che noialtri disabili si debba in primo luogo occuparci della accessibilità per i non-disabili alla rete. Perché in fondo, in fondo, poi non è che si sia sempre e solo e soltanto disabili. Sebben che siamo ciechi, il mio e nostro problema è che a Tunisi chiudono da anni i siti non graditi al regime e sbattono dentro chi li fa .
PI: C’è una soluzione possibile per tutto questo?
PP: Ho colto con soddisfazione il fatto che da parte di alcune testate italiane sia stata ripresa la mia proposta di alcuni giorni fa : per la rete occorre un Tribunale Internazionale cui chi subisce un torto possa rivolgersi, come avvenne per il diritto della navigazione. E intanto almeno questo ruolo di corte di giustizia possono svolgerlo, devono e dovrebbero, anzi, le Corti federali americane, per la medesima ragione per cui il diritto della navigazione, valido anche in acque internazionali, nacque dalla competenza “necessaria” delle Corti inglesi.
PI: Al WSIS si parlerà più di internet governance che di censure però…
PP: Tra meno di un mese anche il Governo italiano andrà al Summit mondiale di Tunisi. Io pongo soltanto una domanda: un cinese qualsiasi, bello, sano, non malato, che ci vede e ci sente bene, che ha buone gambe… un cinese “normale” ha o non ha lo stesso “diritto” che, si afferma, ho io rispetto alla accessibilità della rete?
Oppure deve essere sbattuto in galera magari sulla spiata di una azienda americana?