P2P, MPAA copia gli errori di RIAA

P2P, MPAA copia gli errori di RIAA

Denunciato un 67enne che avrebbe scaricato quattro film illegalmente: ma non lo ha fatto, il cinema non gli piace. Chiesti 600mila dollari di danni
Denunciato un 67enne che avrebbe scaricato quattro film illegalmente: ma non lo ha fatto, il cinema non gli piace. Chiesti 600mila dollari di danni


Roma – Ci risiamo: le denunce delle major di Hollywood contro utenti dei sistemi peer-to-peer non solo non si fermano, ma inciampano negli stessi clamorosi errori commessi dai “colleghi” della discografia. Nelle scorse ore si è infatti saputo che gli studios della MPAA hanno intenzione di chiedere 600mila dollari di danni per il download illegale di quattro film.

Ma non è solo l’enorme cifra a sollevare attenzione: l’utente preso di mira è un 67enne di Milwaukee, negli Stati Uniti, che si è rifiutato di conciliare in via extragiudiziale e di versare 4mila dollari per chiudere la vicenda, un uomo che nega di aver effettuato qualsiasi download .

Fred Lawrence ai giornalisti ha rivelato di ritenere che i quattro film siano stati scaricati dal nipote , che già possedeva su DVD tre di quei titoli, utente che avrebbe peraltro cancellato quei file dal proprio hard disk poco dopo averli scaricati. Ma il software di monitoraggio delle reti utilizzato dalla MPAA ha comunque individuato il suo IP, o meglio l’IP del computer del nonno, e da lì alla denuncia formale il passo è stato breve.

La vicenda, che ricorda da vicino quanto accaduto nel 2003 alla malcapitata 12 enne Brianna , caso che sollevò notevole indignazione contro i discografici della RIAA , non finirà in una bolla di sapone. Rifiutando il compromesso stragiudiziale, infatti, le major portano ora l’uomo in tribunale e dovranno dimostrare che è stato lui a scaricare quei film. Come poi questo download temporaneo si possa tradurre in 600mila dollari di danni, o anche in 4mila, rimane tutto da stabilire.

Da parte sua Lawrence, che sostiene di non amare il cinema, ha spiegato: “Non l’ho fatto, e non l’avrei fatto. Ma non credo che sia stato nulla di diverso da un errore innocente commesso da mio nipote”. Il “delinquente” all’epoca, vale a dire un anno fa circa, aveva 12 anni .

“Posso capire – ha spiegato il denunciato – che non vogliano che accadano queste cose, ma chiedermi 4mila dollari… Non ho quei soldi, non sono mai stato e mai sarò un benestante”.

Ma MPAA non ha alcuna intenzione di fermarsi: uno dei suoi dirigenti, Kori Bernards, ha infatti spiegato ai giornalisti che il messaggio che deve passare è che la pirateria è un problema grave che porta conseguenze serie a chi ne è responsabile. E che condividere un film su una rete di file sharing significa darlo in pasto potenzialmente a molte migliaia di utenti internet senza autorizzazione. “In sostanza – ha dichiarato Bernards – quello che si fa quando si usa software P2P è offrire i prodotti di qualcun altro a migliaia di altre persone gratuitamente, e questo non è giusto”.

Ora starà al giudice spiegarlo al 12enne e alla sua famiglia, sul cui capo pende una richiesta danni fin qui inaudita. E il processo sarà anche l’occasione per “collaudare” le tecniche di individuazione e denuncia degli utenti praticate dalla MPAA e spesso criticate sia dagli operatori internet che dai sostenitori della privacy.

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Pubblicato il
3 nov 2005
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