Il robot pensante muove i primi passi

Il robot pensante muove i primi passi

Ha l'intelligenza di un bambino di 18 mesi: l'avanzatissimo robot si chiama Darwin VII, è nato in California e dispone di un cervello elettronico composto da 20mila neuroni artificiali
Ha l'intelligenza di un bambino di 18 mesi: l'avanzatissimo robot si chiama Darwin VII, è nato in California e dispone di un cervello elettronico composto da 20mila neuroni artificiali


La Jolla (USA) – Un bambino di 18 mesi, è risaputo, ha un istinto quasi innato per l’ esplorazione : giocherella, osserva con circospezione l’ambiente, inizia a guardare al mondo con occhi interessati. Gli scienziati del Neurosciences Institute di La Jolla, in California, si sono domandati se un robot potesse avere la curiosità di un cucciolo di homo sapiens : la risposta si chiama Darwin VII.

L’automa sviluppato dai ricercatori statunitensi è il primissimo tipo di macchina dotata di un cervello elettronico lontanamente simile a quello umano. Composto da circa 20mila neuroni artificiali, il robottino col cervello in silicio permetterà agli scienziati di scoprire nuovi segreti riguardo al funzionamento di questo importantissimo organo, comune a molti esseri viventi del pianeta terra e pilastro che regge l’unicità della nostra specie.

Darwin, a cui New Scientist ha dedicato l’ultima copertina, è in grado di apprendere e di elaborare esperienze. La mente di Darwin, sebbene spartana e sicuramente migliorabile, dà modo al robot di selezionare oggetti, “assaggiarli” ed eventualmente scoprirne le qualità.

Jeff Krichmar, direttore del progetto, spiega che “l’automa riesce ad associare stimoli ed impulsi ad una gamma di oggetti”. Attraverso l’esplorazione, Darwin dopo poco tempo è in grado di riconoscere gli oggetti che “danno un feedback positivo” da quelli che “ne producono uno negativo”. Il meccanismo, grossomodo, è lo stesso che porta un bimbo a capire che tirare la coda al cane può essere pericoloso, o che un biberon è riempito di gradevole latte.

Alla base di Darwin c’è un sistema chiamato SAIL, Self-Organising Autonomous Incremental Learner , un programma che utilizza hardware d’ultima generazione per sfruttare al massimo la potenza di calcolo di una rete di neuroni elettronici . “Solo ricostruendo il funzionamento di un cervello reale”, sottolinea Krichmar, “è possibile osservare la nascita di comportamenti interessanti”.

Una macchina di questo tipo, in grado di imparare dall’esperienza, potrà raggiungere l’ autocoscienza ? Il rapido progresso tecnologico ed i grandi passi in avanti nella realizzazione di calcolatori sempre più veloci, secondo alcuni esperti del DARPA , saranno la chiave dell’imminente successo di organismi artificiali basati sui principi dell’intelligenza SAIL.

I membri del Neurosciences Institute prevedono che ci vorranno ancora 20 anni prima di avere risultati abbastanza soddisfacenti nella realizzazione di intelligenze artificiali completamente operative ed autosussistenti. Il problema, ovviamente, sarà poi dare un corpo adatto a queste macchine pensanti.

Nel frattempo qualche eccentrico studente di robotica si prepara già al peggiore degli scenari temuti da molti neoluddisti. Daniel Wilson, ricercatore del dipartimento di robotica della Carnegie Mellon University , ha scritto un libro dove fornisce consigli su come scongiurare la minaccia delle macchine pensanti : si intitola “Come sopravvivere all’avvento delle macchine – consigli pratici per difendersi dalla prossima rivoluzione”.

“Il problema non è costituito solo da robot antropomorfi in grado di apprendere”, insinua con arguzia Wilson, “ma persino da qualsiasi elettrodomestico di ultima generazione: anche questi innocui apparecchi intelligenti possono ribellarsi, alla pari di un qualsiasi Terminator”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 4 nov 2005
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