Dossier Portali Italiani./0.3-0.4

Dossier Portali Italiani./0.3-0.4

di Marco D'Aromando. Continua il viaggio tra i portali italiani. Alla volta di Jumpy e Kataweb
di Marco D'Aromando. Continua il viaggio tra i portali italiani. Alla volta di Jumpy e Kataweb


Web – JUMPY ( VEDI TABELLA DESCRITTIVA )
Nel momento d’oro dell’investimento sulla Rete, cioè a cavallo tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000, quasi tutti i grandi gruppi societari italiani hanno realizzato propri portali. Non poteva mancare all’appello il Gruppo Fininvest, che si è lanciato sulla Rete con Jumpy, un portale creato per offrire uno sbocco su Internet alle enormi risorse editoriali del gruppo milanese. Inizialmente Jumpy offriva solo l’accesso gratuito alla Rete, poi, dall’Aprile del 2000, è cresciuto ed è divenuto un vero portale, con sezioni, servizi di comunicazione e directory di siti.

Il portale della Rana ha un’architettura grafica (curata per la maggior parte da Kora Multimedia) decisamente avveniristica, con flash ed animazioni che, se da una lato impressionano chi visita il sito per la prima volta, dall’altro rallentano moltissimo la navigazione, finendo così con il causare frustrazione tra i navigatori dal mouse particolarmente nervoso.

Il sito è stato realizzato con l’obiettivo di fidelizzare il più possibile gli utenti, evitando di spaventare quelli che iniziano a muovere i primi passi sulla Rete, tant’è che sulla Home Page sono ridotti al minimo i termini stranieri, ed è ben in vista un link che offre aiuto ai navigatori. I contenuti vengono forniti per la maggior parte da imprese del Gruppo; Medusa ad esempio offre i trailer dei film, Mondadori informa sulle ultime uscite nelle librerie e fornisce news sull’informatica tramite MyTech, Albacom è il partner che cura l’accesso alla Rete al costo di una telefonata urbana, e così via.

La parte del leone nel portale la fa sicuramente Mediaset, che sfrutta i contatti con Jumpy per realizzare sinergie tra la televisione e la Rete. Quella più riuscita è stata sicuramente la distribuzione su Jumpy delle immagini relative al format “Il Grande Fratello”. Dopo i primi 15 giorni di reclusione, i dieci ospiti della casa hanno fatto fare alla Rana un grande balzo nella classifica dei siti più visitati, il traffico poi si è notevolmente ridimensionato una volta terminata la trasmissione.

Proprio il Grande Fratello ha messo in luce quello che potrebbe essere il tallone d’Achille del portale: la sua debolezza tecnologica. Per un portale che dispone di molte risorse a livello televisivo, la velocità di connessione dovrebbe essere fondamentale. Invece, per tutta la durata del Grande Fratello, non solo la fruizione delle immagini era difficoltosa (il che è stato sottolineato, non senza qualche aspra critica, anche da De Mol, inventore del format del programma), ma spesso risultava impossibile anche il semplice accesso al sito, con la forzata rinuncia da parte degli utenti a consultare la propria mail-box. Questi problemi non saranno sfuggiti al management del portale, che infatti ha realizzato un’intesa con Netsystem, per sviluppare progetti nel campo della banda larga, intesa interessante, come si può facilmente comprendere, per il portale targato Fininvest.

Quando determinati contenuti non sono presenti all’interno del gruppo di riferimento, il portale stringe partnership con operatori specializzati. E ‘ il caso della sezione Aste, curata da iBazar, o di quella dedicata allo Sport, realizzata in collaborazione con Sportal e Datasport. Nonostante l’autorevolezza dei partner, questo tipo di intese fornisce al portale contenuti reperibili anche su altri siti concorrenti e dunque poco originali.


L’obiettivo per cui è stato realizzato Jumpy, cioè la diffusione sulla Rete dei contenuti, soprattutto televisivi, interni al Gruppo Fininvest, fa sì che il portale sia una creatura ibrida, una forma di comunicazione a metà tra la tradizione e l’innovazione. Tutto ciò crea un portale molto forte nel campo dell’intrattenimento, con un rilevante ascendente sugli utenti che vedono in Internet un passatempo alternativo alla televisione, ma molto meno valido per quanto riguarda i servizi di comunicazione ed i contenuti informatici.

Questo tipo di immagine è confermata dalle critiche fatte al portale da parte dei navigatori più smaliziati, dediti più al web-surfing che al web-ferrying, mentre gli utenti alle prime armi non disdegnano di usufruire dei servizi e contenuti del portale della Fininvest.

Attualmente Jumpy sta vivendo un momento di transizione, dai proclami lanciati in estate che parlavano di quotazione del portale presso il Nuovo Mercato entro il 2000, si è passati a ricercare una forma di convivenza non cruenta con l’altra creatura sul web di Fininvest: il sito Mediasetonline, che contiene i siti ufficiali di Canale 5, Italia 1 e Rete 4.

Navigando per il portale della Rana, non si ha precisamente la sensazione di attraversare una porta che conduce alle meraviglie della Rete, anzi, flash ed animazioni fanno di tutto per trattenere il navigatore all’interno delle pagine del sito, contraddicendo totalmente lo scopo e la funzione di un portale. Per questo motivo, una struttura di Jumpy che privilegi i contenuti televisivi ed editoriali, quelli in cui il Gruppo Fininvest vanta maggiori risorse, e ridimensioni gli spazi dedicati a servizi di ricerca e comunicazione, che vengono inevitabilmente danneggiati dalla lentezza della navigazione, potrebbe servire a dare al sito un’impostazione più chiara. Si eviterebbe così una dispersione di risorse dannosa per tutti. Inoltre, una scelta di questo tipo, creerebbe un’offerta dedicata ad un target ben definito, anticipando quella verticalizzazione dei portali che da più parti gli addetti ai lavori vanno prefigurando per quei soggetti che non riusciranno a sopravvivere alla cruenta “Guerra dei Portali”. Jumpy sembrerebbe proprio uno di questi ultimi.


KATAWEB ( VEDI TABELLA DESCRITTIVA ) – A differenza degli altri gruppi italiani che sulla Rete hanno sposato la strategia del “tutto e subito”, il Gruppo L’Espresso si è mosso secondo la politica dei piccoli passi, investendo gradualmente. In questo modo, dal sito de La Repubblica, uno dei primi quotidiani a far sentire la propria presenza sul web, si sono sviluppate tutta una serie di iniziative, che hanno condotto anche alla creazione di Kataweb, vero collettore di tutte le esperienze Internet del Gruppo.

La genesi del portale della fragola incide inevitabilmente sulla sua struttura. Infatti Kataweb, a differenza degli altri siti suoi concorrenti, non contiene al proprio interno tutte le risorse presenti nel gruppo di riferimento, ma devia gli utenti verso altri siti, i quali trattano ciascuno uno specifico argomento. Così il portale è una vera e propria vetrina, guardando la quale ogni utente può scegliere gli argomenti di maggiore interesse, e quindi andarli ad approfondire in siti monotematici, veri e propri portali verticali.

I siti appartenenti al network di Kataweb sono veramente numerosi: si va dal sito dedicato al turismo (eViaggi) a quello che si occupa della vendita di Cd e libri (Zivago, una sorta di Amazon all’italiana), dal portale verticale relativo alla cucina (KwCucina) a quello preferito dai maniaci del telefonino (Cellularmania).

In ognuno di questi siti vengono create sinergie con le risorse editoriali presenti nel Gruppo L’Espresso, sfruttando l’autorevolezza e l’esperienza di chi si occupa di informazione da parecchi decenni. Proprio l’informazione è il punto centrale della proposta targata Kataweb, informazione presente non solo nei siti ad essa specificamente dedicati (tra cui spicca le versione italiana del sito della CNN), ma anche in tutte le altre realtà del network.

Ad esempio,le offerte dei pacchetti turistici sono accompagnate da guide e la vendita dei libri è sostenuta da recensioni sia professionali che amatoriali, predicando quello che Vittorio Zambardino, responsabile dei progetti multimediali di Kataweb, chiama Infocommerce, cioè un e-commerce che informi dettagliatamente gli utenti circa i prodotti offerti.

Ma Kataweb non consta solo di siti web; fanno parte della Internet company anche importanti aziende che si occupano di web design e di fornitura di servizi, come Uhuru Digital Design, agenzia che progetta e gestisce siti web e Web Bridges, società impegnata nella realizzazione di infrastrutture per il WAP. Queste presenze, nella società Internet del Gruppo di De Benedetti, testimoniano come al management sia ben chiaro che senza un adeguato supporto tecnologico
risulti difficile affermare i propri contenuti sulla Rete.


Come tutti i portali che offrono agli utenti un’enorme mole di contenuti, anche Kataweb non eccelle dal lato dei servizi di comunicazione, offrendo il minimo indispensabile, cioè connessione al costo di una telefonata urbana (grazie alla partnership con Albacom, stesso provider di Jumpy), un numero illimitato di mail-box ed un messenger realizzato in collaborazione con Odigo, azienda leader nella creazione di questo tipo di software (collabora tra l’altro anche con SuperEva).

Anche Kataweb, come Jumpy, aveva annunciato la sua quotazione presso il Nuovo Mercato entro il 2000, la delibera con i dettagli dell’operazione era già stata approvata dal CdA alla fine di Settembre e prevedeva opzioni per i dipendenti delle società del Gruppo L’Espresso e l’entrata nella compagine azionaria, come investitore istituzionale, di Unicredito. Lo sbarco a Piazza Affari, però, non è andato a buon fine, in parte per le turbolenze del mercato, ma soprattutto per la difficoltà di valutare l’azienda Kataweb, non essendo presenti realtà omologhe né in un contesto nazionale, nè in quello internazionale (le grandi company americane, come Yahoo! o AOL, gestiscono un business globale e non locale).

Per dirla in soldoni, la quotazione della fragola è scesa da 8.000 miliardi, tanto valeva secondo gli analisti in estate, a 4.000, valore proposto negli ultimi mesi del millennio, trascinandosi dietro anche il titolo de L’Espresso, abbastanza altalenante in Borsa negli ultimi tempi. Infatti, nonostante la buona presenza sulla Rete, il network della fragola è in rosso di un centinaio di miliardi, con dubbi degli investitori circa la possibilità di fare utili in tempi brevi.

A seguito di questi eventi, indiscrezioni di mercato hanno parlato addirittura di una cessione delle attività Internet del Gruppo L’Espresso, operazione curata dall’Ingegnere in persona. L’acquirente? Nientemeno che Terra-Lycos, colosso Internet nato dalla fusione della spagnola Terra Network con Lycos (gli Spagnoli peraltro sono in trattativa per acquisire una partecipazione rilevante in Ciaoweb, il portale orizzontale di FIAT e IFIL).

I vertici del Gruppo si sono affrettati a smentire, mentre le cronache si sono riempite di timori del personale circa presunte riduzioni dell’organico di Kataweb ed hanno parlato anche di una vera e propria “emorragia” di manager. In questo vortice di indiscrezioni è forse meglio pensare a ciò che è e non a ciò che sarà o potrebbe essere. Kataweb è sicuramente un portale ed un network di tutto rispetto, la scelta di creare dei portali verticali evita sovraffollamenti e cautela l’azienda da future perdite di interesse verso i portali orizzontali. Una sua vendita potrebbe essere un affare più per l’acquirente che per il venditore. Chi acquistasse, infatti, si ritroverebbe tra le mani un marchio abbastanza forte, insieme a realtà molto affermate tra i navigatori italiani, mentre L’Espresso vanificherebbe tutti gli sforzi profusi in questi anni per creare uno dei network più importanti d’Italia.

Probabilmente il numero di portali verticali sta diventando veramente numeroso, e ciò non solo richiede sforzi finanziari e creativi sempre più grandi, ma ingenera negli utenti ragionevoli dubbi circa la possibilità che un gruppo, da solo, tratti con la stessa cura argomenti che vanno dal Fantacalcio all’arte passando per il turismo e la cucina. Le roccaforti del network sono i siti dedicati all’informazione ed alcune iniziative veramente originali, quali EasyTicket, Esperya o Zivago. Non era forse il caso di arricchire quanto di buono è già presente nel network piuttosto che estendere ancora il numero di siti?

Marco D’Aromando

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Pubblicato il
27 gen 2001
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