Telecom Italia addenta Internet

Telecom Italia addenta Internet

Sfoggia risultati eccellenti nella presentazione dell'8 novembre. Corre la banda larga. È stato proprio ottobre il mese d'oro per Telecom, e quello più critico per gli avversari. Da cui giungono critiche e denunce
Sfoggia risultati eccellenti nella presentazione dell'8 novembre. Corre la banda larga. È stato proprio ottobre il mese d'oro per Telecom, e quello più critico per gli avversari. Da cui giungono critiche e denunce


Roma – Sono arrivati gli ultimi risultati finanziari di Telecom Italia. Sono la prova che gli sforzi fatti da Telecom negli ultimi tre mesi, a colpi di offerte spiazzanti , stanno dando i primi frutti evidenti. I dati disegnano uno scenario in cui il gigante cresce, mentre i piccoli provider sono messi alle corde. Il tutto, man mano che Telecom sposta sempre più la propria attenzione al business di Internet, che si dimostra, anche con questi ultimi dati, più promettente di quello dei servizi voce.

Telecom sta riuscendo a far fruttare la fusione con TIM. L’utile netto nel periodo giugno-settembre è stato di 850 milioni, contro i 698 milioni del terzo trimestre 2004. Crescono anche i ricavi, ora a quota 7 miliardi e 430 milioni di euro. Risultati che sciolgono i timori dei giorni scorsi, maturati a causa di alcuni indizi negativi nel mercato. Da una parte, la crisi dei profitti accusata da France Telecom e dall’olandese KPN. Dall’altra, la spada di Damocle dei debiti, che Telecom si è attirata sulle spalle per comprare TIM: 44 miliardi di euro (prima della fusione erano 29,5 miliardi di euro).

Ora, secondo i dati appena pubblicati, i debiti sono scesi a 42 miliardi e quindi sembra raggiungibile l’obiettivo, promesso da Telecom, di arrivare a quota 40 miliardi per fine 2005. Telecom fa capo a equilibri troppo delicati, per il sistema economico nazionale; nel bene o nel male tocca tifare un po’ per la sua buona salute. Da un altro punto di vista, però, sarebbe pericoloso per l’economia, soprattutto nel lungo periodo, se questa buona salute Telecom riuscisse a ottenerla a scapito della concorrenza. Il che è proprio l’accusa formulata dagli operatori alternativi. Che infatti, negli ultimi mesi, ad ogni nuova offerta di Telecom hanno risposto con proteste, interpellanze all’Authority TLC o addirittura ( come nel caso di Tele2 e di Tiscali) con denunce al tribunale.

Nel mirino delle accuse ci sono soprattutto le offerte ADSL e VoIP, dove Telecom si è mostrata particolarmente aggressiva; non a caso, è anche il mercato che rappresenta, in prospettiva, la torta più ghiotta da addentare. Le entrate per i servizi voce continuano a scendere: Telecom riporta un calo del 3,5 per cento nell’ultimo anno, da settembre 2004 a settembre 2005. È ancora la fetta più grossa dei ricavi (7.817 milioni), ma Internet guadagna posizioni: +18,8 per cento, nelle entrate Telecom, toccando quota 883 milioni di euro a settembre. Ormai le entrate banda larga schiacciano quelle dial-up: sono il 71,3 per cento del totale, contro il 58 per cento di settembre 2004.

Gli utenti banda larga di Telecom, a ottobre 2005, erano 4,348 milioni: una crescita di 937 mila unità rispetto a dicembre 2004. Anche quando si tratta di servizi voce, Telecom sempre più mira a svecchiarli a colpi di Internet e di innovazione. Ha venduto 765 mila video telefoni, nei primi nove mesi dell’anno. Due milioni e 400 mila sono gli altri terminali innovativi di rete fissa venduti, in grado, per esempio, di inviare Sms o e-mail. La crescita delle vendite è stata del 18,7 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2004.

Un’altra pedina di questa strategia è il VoIP, con cui Telecom risponde ai servizi innovativi lanciati dalla concorrenza. Il 15 ottobre ha chiuso il cerchio, presentando l’offerta VoIP per le aziende, Alice Business Voice . Con tariffe, anche verso l’estero, che niente hanno da invidiare a quelle degli operatori VoIP tradizionali. In due settimane, Alice Business Voce ha guadagnato 7.500 clienti, si legge negli ultimi dati.

Successo anche per Teleconomy No Problem, flat voce su rete tradizionale: 83 mila utenti registrati a un mese dal lancio. È una delle tante offerte, lanciate da Telecom di recente, che sono state dichiarate anticoncorrenziali dagli operatori alternativi. Teleconomy No Problem, come confermano ora i dati del suo successo, è infatti una rottura rispetto al passato. Segna un forte ribasso dei prezzi delle flat voce: 15 euro al mese per chiamate illimitate verso numeri Telecom. Ma secondo i concorrenti sarebbe un ribasso reso possibile da uno strappo alle regole, secondo le quali Telecom dovrebbe presentare solo offerte che siano replicabili dagli altri operatori.


“A ottobre abbiamo raggiunto il culmine delle offerte non replicabili, lanciate da Telecom”, dice a Punto Informatico Antonio Converti, direttore marketing di Libero, “e la prova è proprio in questi risultati presentati l’8 novembre”.

In effetti, nella slide 14 , ottobre viene indicato come il mese dei record per la banda larga Telecom: 309 mila nuovi utenti, più della somma (249 mila) di quelli ottenuti a gennaio, febbraio e marzo. “Ottobre è anche il record negativo dei contratti wholesale”, dice Converti, ossia di quelli che gli operatori stipulano con Telecom per vendere le proprie ADSL: sono stati 28 mila. Secondo Wind è segno che i concorrenti non riescono a tenere il passo.

“Alice Free e Alice Flat a 640 sono le offerte più contestate, per le quali i provider stanno protestando presso l’Authority TLC o in altre sedi”, dice Converti. Ma c’è malcontento anche riguardo ad Alice Mega e alla relativa offerta all’ingrosso, che, secondo i provider, non permetterebbe di fare offerte 4 Mbps di qualità. Sono nodi che stanno venendo in pettine in questi giorni. Tele2 ha presentato ricorso alla Corte di Appello di Milano (con procedura di urgenza, ai sensi dell’articolo 700 cpc) contro Telecom per le condizioni di vendita all’ingrosso di Alice Free. Il 28 settembre la Corte di Appello ha emesso un’ordinanza a suo favore, accertando la condotta abusiva di Telecom Italia (articolo 3 della legge 187 del 1990 in materia di Antitrust). Telecom ha già impugnato l’ordinanza presentando un reclamo, ma Tele2 ha fatto richiesta per risarcimento danni, poiché l’ordinanza della Corte è immediatamente esecutiva. Altre procedure analoghe sono in corso e verranno alla luce nelle prossime settimane, tutte accomunate dall’essere centrate sui problemi della concorrenza e dall’essere gestite dai tribunali con procedura d’urgenza (articolo 700), che si attua ogni volta che la parte lesa riesce a dimostrare di strare subendo un grande danno economico dalla situazione. Di norma, sarebbe compito dell’Authority TLC dirimere i conflitti tra i concorrenti. Se adesso si va nei tribunali, è innegabile che qualche problema ci sia. Che i provider e Telecom siano ormai ai ferri conti è evidente, del resto, da molti indizi.

Il chairman di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, non ha usato mezzi termini per descrivere i provider concorrenti. “Ci ha chiamati parassiti, al convegno ThinkTel di ottobre”, racconta Paolo Nuti, vicepresidente di AIIP (l’associazione dei principali provider italiani). Parassiti perché vendono l’ADSL acquistandola all’ingrosso da Telecom, investendo poco o nulla in infrastrutture proprie. “Il suo obiettivo è smantellare l’offerta wholesale, tramite mosse anticoncorrenziali. Gli ultimi dati pubblicati potrebbero dimostrare che ci sta riuscendo”. Indebolendosi il mercato wholesale, si ridurrebbe il numero di piccoli operatori che adesso vanno avanti grazie all’offerta all’ingrosso di Telecom. “In questo scenario desiderato da Telecom, resterebbero forti solo gli operatori che fanno unbundling: pochi e di grosse dimensioni. Telecom si libererebbe dal peso degli obblighi regolamentari che ha con una miriade di piccoli provider”.

Ma come si spiega tanta aggressività, tanta pervicacia a voler mangiare le fette di mercato dei concorrenti, piccoli o grandi che siano? Secondo alcuni esperti, la cui analisi è condivisa da AIIP, Telecom deve farsi bella per un appuntamento molto importante. Quello con gli azionisti e con le banche. Il cumulo di debiti di Telecom inquieta le banche e i mercati; non a caso il titolo ha perso più del 10 per cento in un mese. Tronchetti ha promesso di portare a 32 miliardi il debito entro il 2007. È un appuntamento cui non può mancare o perderà la fiducia del mercato. Come fare? Può ridurre gli investimenti nella rete, ma li ha già portati a livelli di guardia: 2,3 miliardi nel 2002 contro i 4,3 miliardi del 1998 (per gli ultimi tre anni non ci sono dati completi). Oltre è difficile andare, perché Telecom per restare a cavallo deve continuare a investire: nel triple play, nell’Umts (la rete TIM è tutta da costruire), settori in cui non può permettersi di essere debole, soprattutto a fronte del calo delle entrate dei servizi voce. Infatti gli investimenti industriali quest’anno, a settembre 2005, sono stati pari a 3,202 miliardi di euro.

Telecom ridurrà i costi aziendali: di 200 milioni, l’anno prossimo, come promesso. Forse alleggerirà la forza lavoro, ma anche qui i margini sono ridotti: ha 82 mila dipendenti, contro i 244 mila di Deutsche Telekom e i 197 mila di France Telecom; e non può rischiare di andare alla guerra con i sindacati. Per andare serena all’appuntamento del 2007, Telecom deve ampliare la propria quota di mercato, la quale però è già al limite, in Italia: è al 73 per cento, sulla banda larga. Secondo il rapporto COCOM (Communications Committee) della Comunità Europea, di quest’anno, è un record di cui non bisogna andare fieri: soltanto la Germania ha un incumbent con una quota di mercato più ampia. Quella di British Telecom è il 25 per cento. Allora, se già adesso Telecom ha una quota eccezionalmente alta, per rosicchiare ulteriori posizioni deve tentare ogni mezzo. Anche lavorando ai fianchi la concorrenza, spesso trovandosi in zone di confine in cui l’Authority non vorrebbe che si trovasse, come nel caso dell’ override o di Teleconomy Internet .

Alessandro Longo

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Pubblicato il
10 nov 2005
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